CONTI CHE NON TORNANO/2 – QUANDO L’INFLAZIONE O LA RIPRESA ECONOMICA FERMERANNO IL “QUANTITATIVE EASING” DI DRAGHI CI RESTERÀ UN DEBITO PUBBLICO STRABORDANTE – SERVIREBBERO RIFORME E TAGLI VERI, INVECE GIOCHICCHIAMO CON IL TESORETTO (PRESUNTO)

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draghi merkel renzi hollandedraghi merkel renzi hollande

 

Come un consumato venditore di pentole Il premier promette un fondo antiaderente alla crisi senza averlo mai sperimentato. Il “Sole 24 Ore” di oggi, con un articolo del suo vicedirettore Forquet,  lo mette in guardia: un debito pubblico che sale e un’economia che stenta non lascia tranquillo nessuno. Renzi galleggia sulla marea di liquidità regalata al sistema finanziario dalla BCE. I tassi negativi sui titoli pubblici di mezza Europa spingono naturalmente gli acquisti di BTP determinando il paradosso di un debito pubblico al massimo storico e tassi debitori dell’Italia al minimo storico.

 

Draghi RenziDraghi Renzi

Un non sense finanziario, una situazione forzata dalla BCE che non potrà durare all’infinito e certamente non durerà fino al 2018.  Così cosa resterà agli italiani del Governo del più giovane Presidente del Consiglio della storia della Repubblica? Un vago ricordo di riformine inutili, un debito pubblico monstre e una situazione finanziaria da pre-default.

 

Inutile dire a Renzi cosa dovrebbe fare. Ci ha pensato per la prima volta Confindustria che sembra aver abbandonato l’ottimismo di facciata e aver recuperato finalmente il senso del pericolo di una situazione economica che rischia di avvitarsi in una spirale velocissima quando la liquidità scomparirà dal sistema. Gli industriali chiedono a Renzi un intervento strutturale sulla spesa pubblica e riforme economiche più incisive, tutti strumenti che dovrebbero portare a un graduale allentamento della pressione fiscale mentre il Documento di Economia e Finanza (DEF) sembra andare esattamente dal lato opposto, con un aumento considerevole delle tasse nei prossimi tre anni.

padoan, ministro dell'economia (d), con il presidente della bce mario draghi padoan, ministro dell'economia (d), con il presidente della bce mario draghi

 

E qual è il senso del pericolo di Renzi? A giudicare dalle sue esternazioni e dai provvedimenti concreti, nessuno. L’ex sindaco di Firenze pensa di essere ancora candidato alle primarie e continua a coniare slogan, battutine e provvedimenti vacui, in un continuum di campagna elettorale che serve a mantenere facili consensi e consolidare il suo potere su una base parlamentare la cui unica paura è di non essere inserita nelle prossime liste elettorali che saranno formate ad uso e consumo del premier.

 

draghi padoandraghi padoan

E dov’è l’Italia in tutto questo? Sempre lì, immobile, con spettacoli da Terzo mondo come quello degli avvocati di Napoli che sfondano le barriere dei controlli improvvisati al tribunale, un tetto di una scuola che cade e una galleria stradale che prima o poi cadrà.

 

Il nuovismo rottamatore di Renzi esisterà fino a quando inflazione o ripresa economica non convinceranno la BCE a sospendere gli acquisti di BTP. A quel punto la sua eredità sarà drammatica, senza sbocchi, senza prospettive. Dovremo ripagare il debito stringendo  la cinghia come mai prima. E mentre la tempesta perfetta è in corso di costruzione per mano dello stesso governo, il premier si attribuisce per decreto un gruzzolo di 1,6 miliardi di euro da spendere a suo piacimento. I soldi deriverebbero da una crescita “stimata” superiore alle “stime” precedenti. Più che un provvedimento economico un capolavoro linguistico.  Come potevano reagire gli imprenditori italiani, abituati a fare i conti con la realtà a un tale non sense economico? Prendendo le distanze da un possibile disastro. Un disastro annunciato.

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