ULTIME DAL MONTE DEI PACCHI – LA BANCA APPROVA UN AUMENTO DI CAPITALE DA 2,5 MILIARDI, CON UN’OPERAZIONE PIÙ ROBUSTA DI QUANTO CHIEDEVA LA BCE – I SOCI STRANIERI DI AXA, FINTECH E BTG PACTUAL FARANNO LA LORO PARTE

Ugo Bertone per "Libero Quotidiano"

 

monte paschi mps monte paschi mps

Provaci ancora Monte. Il consiglio di amministrazione della banca più antica (e più martoriata, di questi tempi) del pianeta ha varato ieri sera l’annunciato aumento di capitale che permetterà a Mps di entrare a pieno titolo e senza scheletri nell’armadio nel club delle banche europee. Anzi, si tratta di un’operazione più robusta di quel che chiedeva Francoforte, che si sarebbe accontentata di 2,1 miliardi. Al contrario, il cda ha deciso di aumentare in maniera sensibile la posta.

 

In sintesi: 1) L’aumento di capitale sarà di 2,5 miliardi per giunta già assistito da un “accordo di pre-garanzia” sottoscritto con un pool di banche e finanziarie di prima grandezza, le stesse che hanno assistito l’aumento dello scorso giugno: il global coordinator sarà Ubs, affiancata da Citi, Goldman Sachs, e Mediobanca come Co-Global Coordinators. Ma avranno un ruolo anche Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, Deutsche Bank e Société Générale.

 

2)Inoltre la banca di Siena metterà sul mercato beni e partecipazioni per 220 milioni.

 

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

3)Infine, Siena confida di poter contare sulla “mitigazione del deficit“. Ovvero, in parole povere, di poter disporre di uno sconto sullo scenario più negativo previsto dagli stress test per 390 milioni, giustificato dal miglior profilo patrimoniale dell’impresa. La decisione, però, è a piena discrezione delle autorità di Francoforte.

 

Una volta completate le operazioni nella prima parte del 2015, Mps disporrà di una potenza di fuoco, tra aumenti e vendite di nuovi mezzi freschi per 2,7-2,8 miliardi di euro. Nel frattempo il fabbisogno richiesto dalla Bce per essere in regola potrebbe ridursi a poco più di 1,7 miliardi.

 

Alessandro Profumo Fabrizio ViolaAlessandro Profumo Fabrizio Viola

I conti, insomma, sembrano tornare, come ha già intuito la Borsa che negli ultimi giorni ha premiato il rimbalzo di Mps (ieri +5,35%). Si sa che parteciperanno all’operazione la compagnia francese Axa, forte del 3,75%, intenzionata a non disperdere il suo più importante investimento assicurativo in terra italiana. Non si tireranno indietro Fintech e Btg Pactual, i due gruppi finanziari latino americano che affiancano la Fondazione nel cda, “obbligati“ a tentare la strada del recupero di parte dei capitali andati in fumo da giugno in poi: di fronte ai 5 miliardi di mezzi freschi raccolti in estate, infatti, c’è oggi una capitalizzazione di poco superiore ai 3,2 miliardi. Insomma, la fotografia di gruppo del Monte è popolata, una volta tanto, di volti almeno all’apparenza sorridenti.

 

GUIDO 
ROSA
GUIDO ROSA

Ma quel che conta, però, è la trama del film che si reciterà nel prossimo futuro attorno alla banca che ha abituato il mercato alle emozioni forti, ultima in ordine di tempo l’offerta misteriosa pervenuta in banca lunedì sera da parte della Nit di Hong Kong che si è detta in grado di investire fino a 10 miliardi nella banca senza aggiungere un solo particolare in più. «La corrispondenza inoltrata per conto di Nit Holding Limited ... non è caratterizzata da sufficienti elementi di chiarezza che ne consentano alcuna valutazione da parte del cda», ha fatto sapere Mps.

 

Ma, al di là dei colpi di scena, c’è da chiedersi se con l’aumento approvato ieri ci saranno mezzi finanziari sufficienti per mettersi definitivamente alle spalle il passato. Gli ottimisti, pensano che in vista della futura stagione di fusioni e di aggregazioni, il nuovo Monte Paschi, più robusto, potrà avere un ruolo attivo nella scelta del partner. I più pessimisti, invece, pensano che per la banca senese la strada resta in salita. Di sicuro, in questi giorni, di possibili mariti se ne sono visti pochi. In campo internazionale hanno declinato l’invito Santander e Bnp Paribas. In Italia, Ubi ed Unicredit. Anche Banca Intesa si è tirata indietro.

 

 

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