SIGNOR GIUDICE, DACCI OGGI IL NOSTRO RIABILITATO QUOTIDIANO - IERI MONS. PAGLIA, OGGI L'AVV. BRIAMONTE: SCUSATE, NON AVETE FATTO NULLA. SI ARCHIVI - MA BRIAMONTE E' STATO CACCIATO PER SEMPRE DA MPS (E DA PROFUMO CHE NON ASPETTAVA ALTRO PERCHÉ QUELLO GLI FACEVA LE PULCI IN CONSIGLIO). DOMANI A CHI TOCCA?

1. «NON FU INSIDER TRADING», ARCHIVIAZIONE PER BRIAMONTE

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Da il “Corriere della Sera

 

Finisce con un’archiviazione l’inchiesta della procura di Firenze relativa alla rivelazione della decisione di Mps di avviare una causa per danni nei confronti di Deutsche Bank e Nomura per i derivati Santorini e Alexandria, avvenuta il 1 marzo 2013. Una notizia che avrebbe dovuto restare segreta per evitare che Nomura potesse incardinare a Londra un’analoga causa civile contro Mps privando Siena del vantaggio di mantenere la giurisdizione sul caso in Italia.

 

MICHELE BRIAMONTE FOTO LAPRESSE MICHELE BRIAMONTE FOTO LAPRESSE

Per quella storia l’avvocato torinese Michele Briamonte, allora consigliere di amministrazione di Mps, venne indagato per insider trading dalla procura di Firenze, sospeso dall’incarico nel board e poi sostituito nel consiglio allora presieduto da Alessandro Profumo. Alla fine dell’indagine è stata la stessa procura di Firenze a chiedere al gip l’archiviazione per Briamonte, concessa lo scorso 5 settembre.

 

Per il pm Luca Turco già da gennaio 2013 — è scritto nella richiesta di archiviazione — era nota la volontà di Mps di fare causa alle due banche internazionali. Inoltre la stessa Consob «mette in dubbio la price sensitivity della notizia» considerata «l’alea di incertezza che caratterizza in generale le azioni civili» e «la possibilità di un basso tasso di recupero» rispetto alle richieste della banca (1,2 miliardi totali). L’informazione quindi, per il pm «è dubbio che possa dirsi privilegiata» e dunque tale da configurare l ’insider trading. 

 

 

2. MPS CHIUDE LE VECCHIE PENDENZE

Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera

 

fabrizio violafabrizio viola

Mps chiude «l’ultimo contenzioso della passata gestione», come l’ha definito il ceo Fabrizio Viola, raggiungendo una transazione con la banca giapponese Nomura sul derivato Alexandria. Si chiude così una mega esposizione da oltre 3 miliardi messa in piedi nel 2009 per coprire i buchi patrimoniali legati all’acquisto di Antonveneta e che era arrivata a pesare più di un quarto dell’intero patrimonio di Mps. Con la transazione vengono anche ritirate le cause civili in corso a Firenze e a Londra.

 

La Borsa ha festeggiato all’annuncio arrivato nella notte con un +4,4% a 1,54 euro che compensa parzialmente il crollo dell’8,6% del giorno prima dopo il neopresidente Massimo Tononi ha spostato al 2016 la prospettiva dell’aggregazione. 


L’accordo è stato fortemente voluto dalla vigilanza europea: «La Bce lo vede come una nota positiva», aveva detto Tononi. Anche Nomura nella sua nota ha sottolineato «di aver preso in considerazione le visioni di rilevanti autorità finanziarie europee e i pareri di esperti esterni» per decidersi a transare, pur non accettando accuse o ammettendo condotte illecite. Per i giapponesi l’impatto sui conti è negativo per 287 milioni di dollari. 

MASSIMO TONONI MASSIMO TONONI


«Sono soddisfatto», ha detto Viola. «L’accordo mi rende fiducioso sulla capacità della banca di continuare a soddisfare le richieste della Bce sul capitale» e rappresenta anche «un buon punto di partenza per andare a vedere anche i prossimi risultati dello Srep», cioè la valutazione della Bce su redditività e profili dei rischi delle banche. Mps registrerà un «miglioramento della posizione di liquidità, un miglioramento del margine d’interesse e del profilo di rischio consentendoci di andare avanti nell’implementazione del piano industriale concordato con la Bce». E rende più facile avere numeri certi anche in prospettiva della fusione richiesta dalla Bce. 

NOMURA NOMURA


Ad agevolare la transazione è stato anche il «recente contesto di riduzione degli spread» che ha «minimizzato l’impatto negativo una tantum» per la banca, ha spiegato Viola. La transazione, tecnicamente complessa, comporta per il Monte un esborso di 359 milioni, inferiore di 440 milioni rispetto al valore di mercato della chiusura delle transazione, con un impatto one-off a conto economico negativo per 130 milioni (88 al netto delle imposte). Ma «ad oggi non cambia l’obiettivo dell’utile a fine 2015», ha spiegato il cfo Bernardo Mingrone. E migliora il patrimonio (+56 punti base) all’11,4% come common equity. 
 

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