"A SARAJEVO HO VISTO MOLTI 'TURISTI CECCHINI'" - IL POMPIERE AMERICANO JOHN JORDAN, CHE TRA IL 1993 E IL 1995 PARTI' VOLONTARIO PER AIUTARE I CIVILI DELLA CAPITALE DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA, CONFERMA LA PRESENZA DEI "CACCIATORI DI UOMINI" - TRA LORO CI SAREBBERO CINQUE ITALIANI, PARTITI PER PARTECIPARE ALL'ASSEDIO DI SARAJEVO...PER DIVERTIMENTO (PAGAVANO I SERBI PER POTER SPARARE SU CIVILI INERMI DALLE COLLINE INTORNO ALLA CITTÀ) - JORDAN RICORDA: "LI VEDEVI CON IN MANO UN'ARMA PIÙ ADATTA ALLA CACCIA AL CINGHIALE CHE AL COMBATTIMENTO URBANO. I TIRATORI SI SCAGLIAVANO SUI PIÙ GIOVANI" - LA PROCURA DI MILANO APRE UN'INDAGINE SUI "SAFARI" ORGANIZZATI: ALL'EPOCA IL "SISMI", IL SERVIZIO SEGRETO MILITARE ITALIANO, SAREBBE STATO A CONOSCENZA DI...
Estratto dell'articolo di I. Car. per “la Repubblica”
«Ho visto in più di un'occasione persone che non mi sembravano del posto. Per com'erano vestite, le armi che portavano, il modo in cui venivano trattati: erano gestiti, guidati dai locali. Ho visto questo a Sarajevo. Altri membri del mio personale lo avevano visto anche nell'area di Mostar».
È il 3 maggio del 2007 e già allora, più di 18 anni fa, il pompiere americano John Jordan attesta, davanti al Tribunale penale dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, la presenza di civili stranieri, che andavano nella capitale bosniaca assediata per sparare sulla popolazione. Dei «turisti tiratori» parlò lui stesso, in modo esplicito, per primo.
Ora la procura di Milano ha chiesto di acquisire la sua testimonianza, come le altre agli atti della corte internazionale, nel fascicolo aperto con l'accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai motivi abietti per rintracciare chi fossero i cecchini italiani, aiutati da parti conniventi e corrotte dell'esercito serbo, che sparavano dalle colline di Sarajevo.
Jordan era un pompiere partito volontario per aiutare la popolazione colpita. Anche lui venne ferito durante un soccorso. Alla domanda se «effettivamente lei aveva stabilito una distinzione visiva tra i locali e gli stranieri a Sarajevo» lui già allora, davanti al giudice Patrick Robinson, risponde che «sì, sono un osservatore addestrato e in grado di riconoscere quando una persona — chiaramente non familiare con un'area — viene letteralmente condotta per mano da persone che invece la conoscono bene».
E, incalzato su «come erano vestiti questi "turisti tiratori"», lui ricorda: «In abiti misti, civili e militari, ma ciò che li distingueva era soprattutto l'arma. Chiunque può andare in un negozio militare e vestirsi come un soldato di qualsiasi esercito. Ma i locali avevano armi specifiche: quando vedevi qualcuno con un'arma che sembrava più adatta alla caccia al cinghiale nella Foresta Nera che al combattimento urbano nei Balcani, e quando si capiva che era impacciato nel muoversi tra le macerie, era evidente». Evidente che fosse fuori contesto. Un forestiero. E non solo.
Jordan aggiunge già allora altri dettagli. Parla di una certa «selezione» di «bersagli» precisi. «Quale motivo poteva esserci per colpire un pompiere che stava cercando di spegnere un incendio in un una casa?» dice alla corte. Specifica meglio quanto ha vissuto:
«La cosa che ho notato in certi attacchi è che i tiratori si scagliavano sul più giovane della famiglia. Se un adulto e un bambino camminavano insieme, il bambino veniva colpito. Se una famiglia camminava, veniva colpito il più giovane. In una folla di ragazze, si pensava che la più attraente sarebbe stata colpita». [...]
La procura di Milano, con il pm Alessandro Gobbis, punta ora ad acquisire i documenti del Sismi, l'ex servizio segreto italiano (ora Aisi) che all'epoca, stando alla testimonianza di uno 007 bosniaco in servizio in quegli anni, avrebbe saputo di quei viaggi di connazionali oltre confine e sarebbe intervenuto per bloccarli.
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