setta satanica

“ERO SCHIAVO DELLA SETTA: AVEVANO LE MASCHERE E CON PAPÀ MI FACEVANO BERE SANGUE IN CANTINA” - LA STORIA DI UN IMPRENDITORE DI 57 ANNI CHE HA SUBITO ABUSI RITUALI DA BAMBINO PRIMA DAL PADRE, POI DAI SUOI AMICI E POI DA UNA SETTA - L’INCREDIBILE VICENDA DEI DUE FRATELLINI VITTIMA DE NONNI E DELLO ZIO

1 - I BIMBI INASCOLTATI ABUSATI IN FAMIGLIA E DA SETTE SATANICHE

Andrea Malaguti per “la Stampa”

 

Questa storia comincia molte volte per non finire mai, perché è costruita su un orrore che va avanti da secoli e si fonda sugli istinti più feroci e bassi degli esseri umani.

abusi sessuali su 12enne

È una storia che si ripete quotidianamente e sconvolge le vite di intere famiglie, segnando per sempre l' esistenza di bambini con un' età compresa tra i quattro e i dodici anni. A volte anche più piccoli. Bambini abusati sessualmente da pedofili che, nell' 85% dei casi, vivono in famiglia.

 

Bambin i sfruttati e fotografati per il mercato nero di internet. Bambini utilizzati come marionette sacrificali nelle notti delle messe nere e dei riti satanici. Riti che la coscienza popolare tende a negare, che la giustizia fatica a perseguire e a condannare, che un esercito internazionale di Orchi vorrebbe normalizzare.

ABUSI SESSUALI

 

Secondo il dottor Luigi Corvaglia, membro della Federazione Europea dei Centri di ricerca e informazione sul settarismo, sono almeno dieci le sette sataniche («strutturate e organizzate») presenti in Italia. «Ciascuna con almeno cento adepti». Ed è impossibile calcolare il numero delle sette fai da te. «Gruppi che spesso sono responsabili di fatti di sangue, mutilazioni di animali e atti vandalici».

 

Famiglia-modello Per capire di che cosa parliamo, partiamo da un caso che somma pedofilia, abuso familiare e abuso rituale. Un caso aperto, che potremmo intitolare: distruzione di una famiglia modello. Ci sono volute settimane per trovare le persone giuste ed è stato necessario dare molte garanzie, a cominciare da quella dell' anonimato. Poi il dottor Claudio Foti, psicoterapeuta che dirige il centro Hansel e Gretel di Torino, ha telefonato: «D'accordo, andiamo».

 

MESSE NERE E SATANISMO A CERVETERI

Partiamo per il Veneto. Il treno si ferma in un paese collinare, in una stazione piccola, vicina a un capoluogo di provincia. Arriva a prenderci una macchina azzurra. L'uomo al volante si chiama Marco, ha poco più di quarant'anni, un bell’aspetto, anche se i capelli sono diventati precocemente bianchi. È un piccolo imprenditore.

 

Ha una moglie, Anna, e due bambini che potrebbero stare nello spot televisivo di una marca di biscotti. Fino a quattro anni fa la sua vita era perfetta. Un fratello ingegnere a cui è legato visceralmente, un padre e una madre, imprenditori a loro volta, presenti, amorevoli e collaborativi. Una famiglia benestante e piuttosto nota. Una famiglia unita. Anzi, d'acciaio. Di quelle che si pranza insieme la domenica e non si fa niente senza dirlo agli altri. Una meraviglia. E invece è un bluff. Peggio è un inferno.

SETTA SATANICA

 

Le prime crepe Luca, il figlio più grande di Marco, ha otto anni, è nervoso e nessuno capisce perché. Urla, si ribella, insulta i genitori quando lo lasciano a casa dei nonni, o dello zio, li chiama «bastardi». Da qualche settimana si tocca i genitali e fa gesti dal contenuto esplicitamente sessuale. Eppure va bene a scuola, ha il cervello rapido e in casa è amato come raramente succede.

 

Solo che un giorno, arrivando dai genitori di Anna, salta addosso alla nonna e le infila una mano sotto la gonna, poi schizza sul divano dove è seduto il nonno, e gli mette una mano tra i pantaloni. Marco, suo padre, sbianca. Lo porta in bagno e gli grida: «Adesso basta, dimmi che cos' hai». Luca diventa rosso, abbassa la testa e poi, inciampando sulle parole, dice: «Non te lo posso raccontare, è un segreto tra me e zio Gabriele». Marco non capisce bene. Lo accarezza sulla testa: «Luca, non ci sono segreti tra me e te, tu mi puoi dire tutto».

 

SETTA SATANICA

Luca parla: «Zio fa delle cose che non vuole che ti racconti». A Marco si gela il cuore.

Quali cose? «Il gioco che mi fa strusciare il pisello». Prende l' asciugamano, lo arrotola e comincia ad accarezzarlo. Marco mantiene la calma: «Ma tu lo vuoi fare?». «No». «E allora perché lo fai?». «Perché zio dice che poi mi dimentico tutto. Ma io non mi dimentico niente». Nella testa di Marco si accendono mille lampadine. Collega una serie di episodi apparentemente secondari che diventano la sua nuova mappa della verità. Capisce che Luca non mente. «Dillo anche a mamma».

 

Luca sembra sgretolarsi, si prende la testa tra le mani, grida: «Nooo, basta». Il cervello di Marco si annebbia. La rabbia sale. Carica in macchina due taniche di benzina e una spranga per andare ad ammazzare il fratello. La moglie lo ferma. Abbraccia Luca davanti a lui. Marco allora corre dal padre a raccontargli ogni cosa. Il nonno non lo lascia finire. Si butta a terra come se gli avessero sparato. Piange. È sconvolto. E allora Marco lo tranquillizza, mentre suo padre lo implora: «Non dire niente a mamma, non lo sopporterebbe». Tornando a casa Marco cerca di ricordare quante volte ha lasciato soli i bambini con lo zio. Un sacco di volte.

SETTA SATANICA

 

Gli torna in mente una mattina. Anna non c'era e i bambini erano nel lettone a dormire.

Gabriele suona alla porta, sale, lui gli dice: «Vado a spostare la macchina e a fare colazione, bada tu a Luca e Gianni». Tornando senta delle urla. Sale di corsa e trova Luca con il pannolino abbassato. Piange come un disperato. «Che succede Gabriele?». Lo zio risponde: «Niente, si è svegliato di colpo e invece di vedere te ha visto me. Si è spaventato. Capita».

 

SETTA SATANICA

Capita. Marco gli crede. Ovvio che gli crede. Adesso vede quell' episodio sotto una luce diversa. Vuole denunciare il fratello, ma il padre gli chiede di non farlo. Lui lo fa lo stesso. In casa la tensione si alza, perché Luca racconta che anche Gianni ha subito abusi dallo zio. Gianni ha solo tre anni. I segni dell' orrore Luca peggiora ogni giorno. Lecca i muri, si barrica in camera, dice e fa cose oscene. È come se dovesse spurgarsi dallo schifo. Fa anche dei disegni.

 

Uno più spesso degli altri. Una casa nera con le finestre che sanguinano. E dentro la casa uno zombie verde. Quello zombie è lo zio. È un orrore. Ma non è ancora tutto l'orrore.

A tre giorni dalla prima udienza contro lo zio, Luca aggiunge al disegno anche una strega. Marco gli chiede: «Chi è la strega Luca?» e Luca dice: «La nonna».

 

Si può scendere più in basso di così? Si può. Perché Luca ha un'altra domanda da fare a suo padre: «Tu lo sai chi è il più cattivo di tutti, papà?». Marco traballa. «Lo zio?». «No, il nonno». Cioè il padre di Marco. Cioè l' uomo al quale Marco si è appoggiato fin da bambino. «In quell' istante ho dubitato della sanità mentale di mio figlio», dice Marco.

«Mi ha convinto con tre particolari che non poteva inventare. Il mio mondo è crollato».

SETTA SATANICA

 

Luca e Gianni violentati. Dallo zio. Dalla nonna. Dal nonno. Tutta la sua famiglia. Altre lampadine che si accendono. Altri episodi che tornano alla mente. «Ricordo una sera. Arrivo dai miei per riprendere i ragazzi. Era una giornata felice perché mi era andato bene un lavoro. Sento Luca urlare. Corro in camera. E lui è lì con mio padre.

 

Che mi aggredisce: "Tu non sai educare i tuoi figli, piangono sempre, urlano sempre". Esco dalla camera e vedo mia madre che si picchia sul viso e dice: "non lo sopporto più, non lo sopporto più". Una scena assurda. Che ora mi spiego benissimo».

 

L'avvocato di Marco e Anna suggerisce di non coinvolgere i nonni per il momento. Il processo è troppo vicino. Bisognerebbe rifare tutto da capo. I piccoli testi non sarebbero ritenuti attendibili. Ai bambini è difficile credere in generale. Figurarsi in un caso come questo.

SETTA SATANICA

 

Marco e Anna accettano. Forse sbagliano. Forse. Ma sono devastati e di qualcuno si devono pure fidare, persino di questo avvocato mezza tacca. Gli abusi dell' infanzia Ogni volta che si addormenta Luca piange, da sveglio non lo fa mai. I suoi occhi si riempiono di lacrime. I suoi sogni sono pieni di sofferenza. Ma i suoi racconti non terminano. Anzi, si moltiplicano. E diventano sempre più duri. I dettagli sono schifosi ed è inutile raccontarli, il contesto è un abisso di sporcizia e di cattiveria.

 

Luca racconta di essere stato portato assieme a Gianni in un canile. Di essere stato chiuso in una gabbia. Racconta dei cani, forse morti, buttati sul suo corpo. Di uomini con le maschere. Di calici riempiti di urina e sperma che è obbligato a bere. Disegna anche il profilo di un uomo, identico al capo di suo zio. Sono abusi rituali, quelli di cui gli avvocati non si vogliono occupare, perché quasi impossibili da dimostrare a giudizio.

 

I bambini sono vittime perfette. Per i carnefici. Imperfette. Per la giustizia. Pochi riscontri. Molti pensieri confusi. Contraddizioni. In più c' è il trauma. Che li porta alla dissociazione.

SETTA SATANICA

Alla necessità di far sparire dalla testa questa valanga di fango. Paura. Dolore. Incapacità di capire. Sono dilaniati. Anna e Marco scopriranno che le violenze su Gianni e Luca andavano avanti da anni.

 

Scopriranno che anche Gabriele era stato abusato da bambino dal padre. E Marco si chiede ancora adesso perché lui no e suo fratello sì. «Forse mi usava da alibi».

Anna e Marco scopriranno anche che i vecchi amici di fronte a storie come questa spariscono e che alla giustizia servono anni prima di arrivare a un giudizio. Non alla verità. A un giudizio.

 

Scopriranno anche che l'elaborazione dei traumi è lenta e straziante, che ti costringe a vedere tuo figlio che si fa del male, che si stacca a morsi sette unghie su dieci senza che il suo corpo reagisca al dolore perché ormai è anestetizzato a tutto. E scopriranno anche una nuova realtà del loro matrimonio.

PEDOFILIA

 

Una realtà fatta di sensi di colpa. Di tensione. Di angoscia. Eppure si va avanti. Per Luca e per Gianni. Col terrore che possano diventare come il nonno. È quasi impossibile non credere al racconto di Marco e di Anna, perché non hanno un solo motivo per distruggere la famiglia. La storia è coerente, piena di dettagli e di sofferenza. O sono dei romanzieri da Nobel o dicono la verità, anche se alla giustizia potrebbe non bastare.

 

Il dottor Foti aggiunge dei particolari. «Quando Anna e Marco raccontano che Luca ha fatto esplodere il suo malessere in modo plateale dopo la confessione, confermano un dato che la letteratura scientifica conosce bene e che loro non possono maneggiare. Quando un bambino inizia un sofferto processo di rivelazione, manifesta subito una grande fioritura di sintomi.

 

Io stesso ho fatto con Luca e Gianni un percorso di terapia e i sintomi hanno cominciato a sparire quando i loro racconti e i loro sentimenti sono stati ascoltati e presi sul serio. E per esperienza so una cosa: un mitomane si gonfia come una rana e aggiunge dettagli incredibili. Una vittima invece piano piano si sgonfia, perché è come se si liberasse».

pedofilia

 

Basta per la giustizia? No. Per questo Foti dice che «i bambini sono testimoni sconvolti, fragilissimi, facilmente non credibili e quindi indifendibili: l' impunità dei colpevoli è assicurata. In sintesi, sappiamo che il fenomeno c' è, ne abbiamo le prove documentali e ne vediamo i danni nell' attività clinica. Eppure ciò che è inimmaginabile vince sulla realtà e il riconoscimento sociale è per ora impensabile». Per ora è impensabile.

 

Indifesi contro gli orchi La psicoterapeuta bolognese Maria Rosa Dominici la pensa allo stesso modo. «I bambini abusati difficilmente vengono creduti e spesso portano incisa nella memoria corporea una ferita che continuerà a sanguinare. Per loro non è prevista nessuna pietà».

 

Mentre lo Stato resta a guardare, nei tribunali italiani trovano ancora accoglienza teorie respinte dalla comunità scientifica internazionale come la Sindrome da Alienazione Parentale, che attribuisce le denunce dei bambini a una manipolazione operata su di loro dai genitori nella guerra per divorziare.

 

pedofilia

I bambini sarebbero dunque usati e non abusati. «Ma noi sappiamo perfettamente che su cento casi di abusi denunciati, sono al massimo cinque quelli in cui i genitori manipolano i ricordi dei piccoli», dice l' avvocato Andrea Coffari, presidente del Movimento per l' Infanzia e autore di un libro in uscita sul potere delle lobby pedofile.

 

Ogni giorno il numero verde anti sette (800-228866), voluto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, e diventato ben presto strumento prezioso per le forze dell' ordine, riceve quindici telefonate di vittime. Oltre cinquemila l' anno. Molti sono genitori di bambini abusati, che davanti alla legge non riusciranno mai ad ottenere giustizia.

 

2 - "ERO SCHIAVO DEL GRUPPO AVEVANO LE MASCHERE E CON PAPÀ MI FACEVANO BERE SANGUE IN CANTINA"

Andrea Malaguti per “la Stampa”

 

Nella stanza dell' associazione Hansel e Gretel di Moncalieri, Massimo tossisce piano, come se un grumo di polvere gli fosse entrato in gola. «Mi succede tutte le volte». Tutte le volte quando, Massimo? «Quando parlo della mia storia». Solleva la manica della maglia. «Mi viene anche la pelle d' oca. Non posso farci niente».

Pedofilia

 

È teso, come se andasse continuamente a sbattere contro gli spigoli di un oggetto che non riesce a vedere. Ha 57 anni ed è un imprenditore di successo. Guadagna bene. E tra poche settimane si sposa. Per la seconda volta. «Mia moglie l'ho conosciuta qui al centro».

 

E finalmente si sente padrone della sua vita. L'associazione Hansel e Gretel gli ha ridato un baricentro. Lo aveva perso da bambino. Violentato dai quattro ai dodici anni. Prima dal padre. Poi dagli amici del padre. Poi da una setta. Abusi rituali. E adesso che lo dice sa bene che non potrà mai avere giustizia. I tribunali fanno fatica a credere a quelli come lui.

 

Ma a Massimo basta avere un po' di pace. Accettare quello che è successo. Convincersi che non è stata colpa sua. «Ho rimosso ogni cosa fino ai diciotto anni. Cancellato. Come se non esistesse. Credevo di avere avuto una vita normale. Solo che non riuscivo a entrare in contatto con le mie emozioni. E anche il mio corpo aveva delle reazioni strane. Al dolore, per esempio, era come se non lo sentisse. All' improvviso i ricordi hanno ricominciato ad affiorare. È stata dura». Anche adesso il suo corpo reagisce in modo strano al dolore. Nel maggio scorso, durante una grigliata con amici, del grasso bollente gli era finito su una mano. Non se n' è accorto. Finché non gli hanno detto: Massimo, sei tutto gonfio. «Il dolore è arrivato solo quattro giorni dopo».

stop pedofilia x

 

Il primo ricordo a ripresentarsi è stato quello del pavimento di una chiesa. In marmo.

«Ero sdraiato, con la faccia in giù, e un prete vestito di verde mi stava sopra». È stato come aprire un rubinetto. I ricordi hanno cominciato a inseguirsi con cattiveria.

Gli è tornato in mente il padre, che lo chiamava in cantina e abusava di lui. Faceva l' operaio. E qualche volta portava un amico.

 

Poi sono ritornate anche le immagini di un tunnel polveroso - quello che ancora oggi gli fa sentire l' amaro in bocca - e le maschere degli uomini che si approfittavano di lui. Calici pieni di sangue e di sperma. Animali sgozzati. E lui che chiude gli occhi. Che cerca di non vedere. «Adesso mi è tutto chiaro». Come gli è chiara la volta in cui l' hanno portato all' ospedale dopo che due pedofili l' avevano sbattuto in macchina per abusare di lui. «Avevo dodici anni e nel quartiere quella gente mi considerava un giocattolo».

 

Dal primo matrimonio ha avuto due figli. Li ha sempre trattati con distacco ma senza aggressività. Un giorno, in bagno, ha avuto però l' impulso di affogare il più piccolo.

«Stavo andando verso di lui per ucciderlo, ma nello specchio ho visto un' immagine che non ero io. Era mio padre. Ho capito che mi dovevo fermare». Ci sono voluti anni di terapia per riuscire a guardare il mostro negli occhi, per riprendersi la vita in mano, per accettare che sono sempre i legami forti a essere traditi. E che noi non siamo quello che ci fanno.

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO