alberto bianchi e maria elena boschi

CONSIP, IL GRANAIO DEGLI AMICI - NELL’INTRECCIO TRA L’AZIENDA E IL “GIGLIO TRAGICO” SPICCA IL DOPPIO RUOLO DELL’AVVOCATO ALBERTO BIANCHI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE OPEN CIOE’ LA CASSAFORTE DI RENZI - NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI, HA LAVORATO COME CONSULENTE LEGALE PER CONSIP, RICEVENDO INCARICHI PER CIRCA 290 MILA EURO

Emiliano Fittipaldi per “la Repubblica”

 

«Se il Giglio Magico appassisce, Matteo rischia di crollare. Ha spadroneggiato affidandosi ai suoi fedelissimi per tre anni, e fuori dal cerchio dei compari ha coltivato solo nemici.

LUIGI MARRONILUIGI MARRONI

Ora rischia di pagare le conseguenze di scelte scellerate». A Palazzo Chigi i renziani sono preoccupati perché hanno capito che l' affaire della Consip, al di là delle accuse penali tutte ancora da dimostrare, è innanzitutto uno scandalo politico.

 

E che può travolgere l' intero sistema di potere "made in Toscana" che l' ex boy scout ha esportato nell' avventura di governo, piazzando nell' esecutivo e nei posti chiave della pubblica amministrazione amici di famiglia, consiglieri di vecchia data, collaboratori storici e leopoldini, a discapito troppo spesso del merito, dell' esperienza e delle capacità.

angelino alfano saluta luigi marroni della consipangelino alfano saluta luigi marroni della consip

 

L'inchiesta Consip, soprattutto, mette in evidenza - e non per la prima volta - un groviglio armonioso tra interessi pubblici e vicende privatissime, una gestione del potere a volte opaca e un' eccesso di spregiudicatezza che ha caratterizzato il modus operandi di alcuni pezzi da novanta del Giglio Magico.

 

«Siamo persone per bene», si difende ora Luca Lotti, che sa bene che ad oggi la posizione più scomoda è proprio la sua. Ministro dello Sport del governo Gentiloni e fino a qualche mese plenipotenziario di Matteo a Palazzi Chigi, è indagato per favoreggiamento e divulgazione di segreto perché nel luglio 2016 secondo il suo (ex?) amico Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, lo avrebbe messo in guardia sull' esistenza dell'inchiesta della magistratura sulla stazione appaltante.

LUCA LOTTILUCA LOTTI

 

Specificando addirittura come i magistrati napoletani stessero usando intercettazioni telefoniche e microspie, poi effettivamente trovate da Marroni. Una presunta soffiata che ha danneggiato un'indagine giudiziaria delicatissima, la cui origine è stata confermata anche da un altro renziano doc come il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni. Che ha dichiarato, in un interrogatorio con i pm successivo a quello di Marroni, «che fu Luca Lotti a dirmi che c'era una indagine su Consip».

 

Marroni ha parlato con i pm anche di Tiziano Renzi, altro petalo del Giglio, e non in termini propriamente benevoli: ha detto ai pm di Napoli che in un incontro gli presentò il presunto faccendiere Carlo Russo, e in un altro faccia a faccia gli chiese espressamente di "assecondare" le volontà dell'amico. «Russo mi ricattava dicendo che Tiziano Renzi e Verdini erano arbitri del mio destino professionale».

 

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

Non sappiamo se il papà di Matteo e l'ex macellaio Denis abbiano davvero concertato un gruppo di pressione per spingere il loro vecchio sodale Marroni a condizionare un appalto da 2,7 miliardi di euro. È un fatto che i due toscani si conoscano da oltre dieci anni, e che abbiano anche lavorato insieme: Verdini, quando editava il Giornale della Toscana, decise di affidarsi alla Chil Post, società di distribuzione al tempo controllata da Tiziano Renzi. Proprio per presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici per il suo giornale (oltre che per la bancarotta fraudolenta della banca Credito cooperativo), due giorni fa il coordinatore di Ala è stato condannato in primo grado a 9 anni di carcere.

 

RENZI VERDINIRENZI VERDINI

È in quel periodo che i rapporti tra Matteo, giovane presidente della provincia di Firenze della Margherita, e il macellaio forzista diventano sempre più stretti. Spesso mediati dal «gemello diverso» di Matteo, Luca Lotti.

 

Se qualcuno sostiene, senza prove, che nel 2009 al ballottaggio per il Comune di Firenze Verdini sostenne il trionfo renziano non aiutando a dovere il candidato di Forza Italia Giovanni Galli («A sostenermi non è venuto nessuno» disse l'ex portiere azzurro «Avrei perso lo stesso, ma oggi mi faccio molte domande») Denis si è sempre messo a disposizione del giovane Renzi: è stato lui garante indiscusso del patto del Nazareno, per poi diventare stampella del governo nel 2015 quando Berlusconi, con una giravolta, si tira indietro facendo mancare il suo appoggio all'uomo di Rignano sull' Arno.

ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHIALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI

 

Se l'affare Consip sembra mostrare come il legame sempre sussurrato tra Verdini e l'entourage di Renzi sia ancora più intenso di quanto si immaginava, restano fortissimi i sospetti di conflitti di interesse di un altro esponente fondamentale del Giglio Magico.

 

Ossia Alberto Bianchi, avvocato di fiducia dei renziani e presidente della fondazione Open, la cassaforte di Renzi nel cui consiglio ristretto siedono anche Maria Elena Boschi, Lotti e l'imprenditore e "fratello minore" di Matteo Marco Carrai, già travolto dalle polemiche un anno fa per la possibilità, ventilata da membri del governo, che potesse diventare - senza alcuna esperienza - il capo della cybersecurity di Palazzo Chigi.

 

alberto  bianchi maria elena boschialberto bianchi maria elena boschi

Bianchi, negli ultimi quattro anni, ha lavorato come consulente legale proprio per Consip, ricevendo incarichi per circa 290 mila euro. E se Marroni è un vecchio amico di Verdini e Tiziano Renzi, è certo che conosce bene anche l' avvocato a cui Matteo chiede spesso consiglio per scelte politiche e nomine strategiche, e che pure siede nel cda dell' Enel: qualcuno a Firenze ricorda bene quando entrambi sedevano - nel lontano 28 febbraio 2004 - al tavolo d' onore di un convegno della Margherita. Una riunione organizzata per lanciare la candidatura di una giovane promessa del partito alla presidenza della provincia: Matteo Renzi.

 

ALBERTO BIANCHI ALBERTO BIANCHI

«Sono uno dei legali esterni di Consip da quattro anni, ben prima che Marroni diventasse ad» precisa a Repubblica Bianchi «ho incassato 290 mila euro al netto dell' Iva, e ciò a fronte di 39 incarichi di difesa di Consip davanti ai Tar e al Consiglio di Stato. Conflitto di interesse vi sarebbe se fosse dimostrabile che ho ottenuto tali incarichi per essere presidente di Open, perché altrimenti ho semplicemente svolto il mio mestiere di amministrativista. I finanziamenti avuti da Alfredo Romeo? Circa 60 mila euro, solo quelli.

Del tutto legittimi».

 

alberto   bianchi  maria elena boschialberto bianchi maria elena boschi

La fondazione, per la cronaca, è stata finanziata anche da imprenditori toscani poi diventati addirittura manager pubblici: come Gabriele Beni, imprenditore del settore calzaturiero e proprietario del marchio D' Aquasparta, scarpe talvolta usate dall' ex premier in occasioni pubbliche, ha girato ad Open 25 mila euro: Beni, dopo qualche mese, è stato nominato vicepresidente di Ismea, un ente agricolo controllato dal ministero dell' Agricoltura. Alla faccia del merito.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…