anestesista alcol

SBRONZI IN SALA OPERATORIA - CAMPARI E LEXOTAN SUBITO PRIMA DI OPERARE: LE STORIE DI MEDICI E INFERMIERI STRESSATI DA TURNI DI LAVORO MASSACRANTI E DALLA PAURA DI SBAGLIARE - 1 OPERATORE SANITARIO SU 10 PRESENTA UNA PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOL O DROGHE

Camilla Conti per "Vanity Fair" pubblicato da “Il Foglio del lunedì”

sala operatoriasala operatoria

 

Cominci con un aperitivo. Poi i Campari diventano due, anche tre, dai. E, perché no, ci aggiungi un po' di Lexotan. Serve a sopportare lo stress. Tutta quella stanchezza di una settimana senza sonno.

 

Serve a sopportare il dolore di un ragazzo che ha appena perso il papà. La frustrazione per quel paziente che hai preso in fin di vita e che avete fatto di tutto per salvarlo. Ma era tardi. E la colpa è tua. Che non dormi da 48 ore. Che arrivi da 11 anni di studio, tutti 30 e lode, e 20 di professione, 70 ore a settimana.

 

lexotanlexotan

Anna (il nome è di fantasia) ha 52 anni. Si è iscritta a Medicina, poi specializzata in Anestesia e rianimazione, per amore: «Tutto ciò che ha a che fare con il cervello è affascinante», dice. Anche la professione lo sarebbe, se l' ospedale, tanto più in tempi di tagli e staff ridotti, non costringesse a turni disumani.

 

«Il lavoro in ospedale è così: timbri il cartellino al mattino senza sapere a che ora uscirai: ci sono l' ambulatorio, la sala chirurgica, le notti - io ne facevo 6 al mese -, la reperibilità. E quando torni a casa, se riesci a tornare, resti in allerta, potrebbe arrivare una telefonata».

 

Anna ha un ricordo orribile di quegli anni: «Già l' ambiente medico non è gioioso, sei sempre a contatto con la malattia e la morte. In più, il controllo dell' amministrazione stava diventando ossessivo: negli ospedali -azienda di oggi noi siamo operai superspecializzati cui viene chiesto di produrre sempre di più. Non sai se devi fare 10, 20 o 30 pazienti all' ora. A volte non hai neanche tempo per un panino».

 

E poi le denunce: «Alcuni anni fa noi medici vivevamo sotto attacco. Ricordo un titolo di giornale, si parlava sempre di malasanità: "Mia nonna di 92 anni è morta in ospedale, nessuno sa perché". Capisce? In Italia - dove si contano 30mila denunce l' anno, un ospedaliero ne riceve in media due nel corso della vita - un paziente può denunciare il medico per la cattiva riuscita di un' operazione fino a 10 anni dall' intervento: e le assicuro che è uno shock trovarsi in tribunale. È una vita che dedichi le tue giornate a questo, ma lì sei un delinquente».

 

camparicampari

Anna, per esempio, fa l' anestesista da 21 anni. Però non lavora più in ospedale da sei, da quando ha deciso di curarsi. Aveva iniziato a bere tempo prima, come valvola di sfogo. «Non c' è stato un momento preciso, è una cosa progressiva. Un Campari, due, tre. E poi ti perdi. Io lo facevo per reggere lo stress emotivo, la fatica fisica e la solitudine». All' inizio, non le sembrava un problema: «Tutti bevono», si diceva. E quando era un po' giù, vai di Lexotan e si sentiva «pronta per la sala». Un po' per volta, ha iniziato a farlo «tutti i giorni», anche durante gli orari di lavoro.

 

«Mi è successo di arrivare in sala operatoria ubriaca», ricorda onesta. «Ma sa, se bevi riesci comunque a fare benissimo ciò che sai fare meglio. La nostra è una categoria particolare: siamo addestrati a sopportare tutto, lavorare per giorni al massimo senza mangiare, bere, né dormire. Come robot. È la stanchezza cronica che ti frega, non l' alcol. Io sul lavoro ero perfetta: mai avuto incidenti né denunce, per fortuna».

 

Molto probabilmente qualche collega si è accorto delle debolezze di Anna, ma non l' hanno mai ripresa. «Mica puzzavo di alcol, né barcollavo. Chi vuoi che ti denunci, poi?

Denunciare me significava denunciare l' amministrazione dell' ospedale. Al massimo ti spingono a licenziarti, sa come si fa, il mobbing. È successo a due miei colleghi alcolisti».

 

Non è certo l' unica ad avere questo problema, in effetti. Dice l' American Medical Association - uno studio sul fenomeno in Italia ancora non esiste - che tra l' 8 e il 12% di operatori sanitari, medici e infermieri presenta una patologia da abuso di alcol o droghe nel corso della vita.

 

«Per la maggior parte sono dipendenti da alcol e cocaina, in abbinata», spiega don Paolo Fini, fondatore del Centro torinese di solidarietà, che con il direttore del Dipartimento patologie delle dipendenze dell' Asl To2 Augusto Consoli, la regione Piemonte e l' Ordine dei medici piemontese, ha ideato Helper, il primo programma terapeutico italiano indirizzato al personale medico, ora in cerca di fondi per partire.

«La cocaina aiuta a essere performanti al lavoro, l' alcol ad abbassare i livelli di adrenalina dopo. Si comincia da giovani, quando per fare carriera sei disposto a tutto e ti sottoponi ai turni più massacranti. Ma è molto diffuso anche l' uso di psicofarmaci, eroina e crack, sempre per anestetizzare».

intervento chirurgicointervento chirurgico

 

Certe categorie sono più colpite di altre. «I più a rischio sono i chirurghi, gli psichiatri e gli anestesisti, ma anche i dentisti, quelli che hanno più facile accesso alle sostanze psicotrope. Tempo fa arrivò da noi un giovane neurologo veneto, uno di successo, molto bravo, era un "piccolo chimico", si preparava intrugli di sostanze da solo, convinto poi di sapersi fermare. "Io so dosare le sostanze", ripeteva.

 

Era "schizzato", con tre cellulari che squillavano ininterrottamente, aveva allucinazioni e visioni. La sua ragazza lo ha portato da noi dopo aver letto del progetto Helper, aveva paura di essere scoperto, se si fosse rivolto al sistema sanitario. Dopo un mese in clinica per ripulirsi e un anno di comunità terapeutica è tornato a lavorare, come nuovo, ma lontano dall' Italia».

 

Le donne sono più vulnerabili degli uomini. «Perché lavorano sia a casa che in ospedale e sentono molto il peso della "discriminazione sessuale". È pazzesco: la percentuale di suicidi tra le donne medico è quattro volte più alta rispetto alla popolazione generale».

Ma negli ospedali non se ne parla. Tabù. «Avere questo tipo di problema», riprende Anna, «da noi ti espone a grossi rischi.

 

cocainacocaina

Negli Stati Uniti, invece, i medici sono incoraggiati a chiedere aiuto o a denunciare i colleghi. Perché lì hai una via d' uscita: ogni Stato ha programmi di recupero specializzati per i dottori che soffrono di dipendenze; anche in Gran Bretagna tutti partecipano a gruppi di lavoro con supporto psicologico. In Italia niente: come se fossimo degli automi impassibili davanti alla morte».

 

Per piloti e conducenti (di camion, taxi, autobus e treni) la legge prevede controlli periodici sull' uso di alcol e droghe. La nuova normativa, in discussione al ministero della Salute, estende i test anche ai sanitari «a rischio lesioni da taglio o puntura».

«Mai fatto un controllo», conferma Anna.

 

«Ma mettiamo che se ne facciano: dall' esame del sangue scoprono che bevi o ti fai di coca. La direzione che fa, ti manda via? Lei se lo immagina un primario che va al Sert a fare pipì? O in coda per la dose di metadone?

Suvvia. In Italia non esistono alternative, per questo si fa finta che il problema non esista.

 

E poi uno pensa di curarsi da solo: siamo medici, no? Tranne quelli che poi si suicidano: ho avuto due colleghi, uno si è riempito di psicofarmaci, l' altro si è buttato dall' ottavo piano. Ma nessuno poi lo racconta».

 

medicine cabinemedicine cabine

Anna, per uscire dal suo inferno, è scappata in America: «Un giorno, ero in sala operatoria e ho avuto paura. Ero andata oltre. Lì mi sono detta: "Non ce la faccio più, ho bisogno di aiuto". Mi sono dovuta dimettere: in Italia, non ti puoi prendere sei mesi per curarti, devi svanire nel nulla. Qui pensano che l' alcolismo sia un vizio, non una malattia seria».

 

Così don Fini, conosciuto tramite amici, le ha consigliato il Talbott Recovery Campus di Atlanta, che da trent' anni negli Usa si occupa del recupero dei medici con problemi di dipendenza, e che insieme al Paime spagnolo (Programa de Atención Integral al Médico Enfermo) ha fatto da modello al progetto Helper. «Dopo un ricovero di quattro mesi e due fuori mura, mi sono ripresa. Ho capito che non era colpa mia, ma del sistema. Io avevo fatto tutto bene: laureata con 110 e lode, nei tempi giusti, mai un giorno di malattia. No, non era colpa mia».

 

Con suo marito è finita (la frequenza dei divorzi tra medici è del 10-20% più alta rispetto agli altri). «Del resto non facevamo mai nulla insieme. Se non abbiamo mai avuto figli, in fondo, è anche un po' per il tipo di lavoro che facevo: chi aveva tempo?». Ma Anna oggi sta bene, lavora meno, nel privato, e non ha più paura: «Ho capito dove stava l' errore e ho i mezzi intellettuali per non ricaderci. E poi, finalmente, mi diverto».

ANESTESISTA ALCOLANESTESISTA ALCOL

 

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...