SUI FONDI, GIULI CI PRENDE PER I FONDELLI: PENSA CHE ABBIAMO L’ANELLO AL NASO? – DOPO LE PROTESTE DELL’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA PER IL TAGLIO DA 150 MILIONI ALL’AUDIOVISIVO, IL MINISTRO GIULI-VO ANNUNCIA DI AVER PIÙ CHE DIMEZZATO LA SFORBICIATA, “RECUPERANDO” 100 MILIONI DI FONDI “INUTILIZZATI” – MA SI TRATTA DI UNA BUFALA BELLA E BUONA, VISTO CHE QUEI SOLDI NON SONO “INUTILIZZATI”, MA DEI FONDI GIÀ ASSEGNATI ALLE IMPRESE E FINORA CONGELATI: PROVENGONO DAI “CONTRIBUTI AUTOMATICI” CHE…
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
alessandro giuli in audizione al senato foto lapresse
È il solito gioco delle tre carte: specialità nella quale il ministro della Cultura Alessandro Giuli non ha rivali. Prima accetta il taglio monstre, previsto in manovra, da 150 milioni sul cinema e l'audiovisivo (che diventeranno 200 l'anno successivo). Poi, dinanzi alle proteste di un settore trainante per l'economia, annuncia di aver più che dimezzato la sforbiciata. Come? Firmando un decreto interministeriale con cui, spiega, «reindirizziamo al finanziamento del fondo» alcune «somme inutilizzate dal 2022».
[…] I 100 milioni spuntati all'improvviso per rimpolpare la dotazione falcidiata dal Mef sono una partita di giro: provengono dai "contributi automatici" che le imprese audiovisive possono richiedere entro cinque anni, dopo averli maturati sulla base di parametri oggettivi misurati sul valore artistico, economico e culturale delle opere prodotte negli anni precedenti.
TAGLIO AL FONDO PER CINEMA E AUDIOVISIVO IN MANOVRA
Si tratta perciò di spettanze certe e in molti casi già iscritte nei bilanci delle società: non «inutilizzate», come sostiene Giuli, bensì semplicemente in attesa di essere erogate. […]
Pertanto, il ripristino del fondo per il cinema vantato dall'attuale ministro della Cultura altro non è che un trucco. Incauto in quanto foriero di contenziosi a valanga. Ma soprattutto pericoloso per le aziende di produzione e distribuzione che, avendo fatto affidamento sui contributi automatici — contabilizzati, sebbene non ancora incassati — rischiano di andare gambe all'aria. Un pasticcio.
Il taglio per il comparto resta difatti intatto: da circa 696 milioni si scenderà a 550 nel 2026 e a 500 nel 2027. Mentre la "magia" dei soldi pescati dalla stessa giacca, ancorché da tasche diverse, finirà per aggravare la crisi dell'industria.
[…] Ma a non bersi la storiella di Giuli è l'intera categoria. Che il ministro, accortosi della gaffe, ha subito contattato, sigla per sigla, per provare a rabbonirlo. Con scarsi risultati, però. Pur apprezzando «le rassicurazioni sull'impegno a ripristinare le risorse» a «tutela dei diritti acquisiti negli anni pregressi», in una nota congiunta Anica, Apa, Cna Cinema e Audiovisivo spediscono un avvertimento chiaro:
«Non bastano le buone intenzioni per impedire una crisi strutturale che costerebbe decine di migliaia di posti di lavoro e impatterebbe negativamente sull'economia. Per questo — concludono — resta urgente e indispensabile che si recuperino le risorse tagliate in Finanziaria. Fino ad allora resta tutto l'allarme e la preoccupazione del settore». Ancor più duro Angelo Zaccone Teodosi, presidente dell'Istituto per l'industria culturale IsICult (centro di ricerca indipendente): prima precisa che quelle prelevate dal ministro non sono «somme inutilizzate» bensì «non assegnate».
In pratica — argomenta — si tratta di «un'operazione contabile che sposta risorse già esistenti da una voce all'altra del bilancio: un annuncio dal tono più comunicativo che sostanziale». Come prova il fatto che «i 100 milioni corrispondono ai contributi automatici non assegnati nel ‘22, ‘23 e ‘24», ovvero: 40 milioni per le prime due annualità, 21 per l'ultima».
Altro che fondi aggiuntivi rispetto ai tagli della manovra. Quindi attacca: «Ancora una volta emerge confusione e approssimazione nella gestione del sostegno pubblico al settore». […]


