vladimir putin joe biden

“ALTRE ARMI NATO A KIEV?” L’AMBASCIATORE DI MOSCA A WASHINGTON FA SALIRE LA TENSIONE: “IL RISCHIO DI UNA GUERRA CON GLI USA È PIÙ VICINO. IL CONTINUO RIFORNIMENTO DI ARMI ALL'UCRAINA DA PARTE DELL'OCCIDENTE POTREBBE PORTARE A UNO SCONTRO MILITARE DIRETTO TRA RUSSIA E STATI UNITI” – IL RUOLO DELLA CINA CHE SPINGE SUL NUCLEARE – ZELENSKY CONTINUA A CHIEDERE ARMI. IL SEGRETARIO NATO STOLTENBERG ANNUNCIA CHE L’ALLEANZA ATLANTICA PUNTA A UNA PRESENZA MILITARE PERMANENTE AI PROPRI CONFINI PER CONTRASTARE UNA FUTURA AGGRESSIONE DELLA RUSSIA – I PALETTI DI DI MAIO CHE...

Cristiana Mangani per il Messaggero
 

vladimir putin joe biden ginevra

Crescono i timori di un nuovo conflitto mondiale con una parte dello scacchiere che vede schierate Cina e Russia, e l'altra gli Stati Uniti. In questo scenario, non possono che preoccupare le notizie diffuse dal Wall street journal che ha rivelato di come la Cina abbia accelerato l'espansione del proprio arsenale nucleare, dopo avere modificato la valutazione sulla minaccia rappresentata dall'America. Il giornale cita fonti che sarebbero molto interne alla leadership cinese.
 
E anche se lo sforzo nucleare cinese è antecedente all'invasione russa dell'Ucraina, secondo il Wsj, proprio la riluttanza degli Stati Uniti a essere coinvolti direttamente nel conflitto avrebbe rafforzato la convinzione di Pechino di sviluppare il proprio arsenale nucleare come deterrente. Insomma, qualcosa che convincesse ancora di più gli Usa a rimanere fuori dalla guerra.
 

vladimir putin joe biden ginevra 2021

LE IMMAGINI Secondo la leadership cinese, infatti, un arsenale nucleare più potente potrebbe rappresentare il deterrente necessario a evitare che Washington decida di entrare direttamente in campo nel caso di un potenziale conflitto su Taiwan. Gli analisti che hanno studiato le immagini raccolte dai satelliti spia, ritengono che Pechino abbia accelerato, tra l'altro, la realizzazione di oltre un centinaio di sospetti silos per missili con testate nucleari in una remota regione occidentale del Paese.
 
Circa 119 silos che potrebbero ospitare missili in grado di raggiungere anche il territorio degli Stati Uniti. Uno scenario che aggrava e di molto le tensioni attuali e sul quale è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «L'Italia non smette di credere nella diplomazia e mantiene un canale aperto con entrambe le parti in guerra» per «sostenere la Turchia nello sforzo diplomatico di arrivare alla pace». Ma soprattutto - ha chiarito - «sarà netta l'opposizione a un intervento militare della Nato perché porterebbe a una guerra mondiale». Poco prima l'ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, aveva manifestato disappunto per i continui aiuti militari garantiti a Zelensky.
 

putin biden

A cominciare da quelli che ieri ha annunciato Boris Johnson al presidente ucraino. «Altre armi Nato a Kiev? - ha protestato il diplomatico di Mosca - Il rischio di una guerra con gli Usa è più vicino». E ha aggiunto: «Il continuo rifornimento di armi all'Ucraina da parte dell'Occidente potrebbe portare a uno scontro militare diretto tra Russia e Stati Uniti.
 
Gli Stati occidentali sono direttamente coinvolti dal momento che continuano a pompare l'Ucraina con armi e munizioni, alimentando così ulteriori spargimenti di sangue. Avvertiamo che queste azioni sono pericolose e provocatorie perché sono dirette contro il nostro Stato. Possono portare Stati Uniti e Federazione Russa sulla via del confronto militare diretto».
 

PUTIN E BIDEN

Tutto questo mentre dalla Cina arrivano una serie di foto satellitari centrate su un'area desertica di mille chilometri quadrati nella provincia cinese del Gansu che rilanciano gli interrogativi sui piani missilistici di Pechino. Le immagini mostrano l'apparente completamento dei lavori di scavo di un centinaio di silos utilizzabili per celare missili a testata nucleare. Le opere erano già state rilevate nel giugno del 2021, ma erano allo stadio iniziale, ancora coperte; ora sarebbero state ultimate, appaiono allo scoperto, mostrando una possibile accelerazione nell'espansione dell'arsenale.
 

Xi Jinping e Vladimir Putin

L'AMMIRAGLIO L'aumento delle dotazioni nucleari era già stato rilevato con preoccupazione, dal capo del Comando strategico degli Stati Uniti, ammiraglio Charles Richard, che ha definito l'arsenale «mozzafiato». La comunicazione era stata pubblicata sul sito della sottocommissione Stanziamenti della Difesa della Camera dei rappresentati, in vista dell'udienza (a porte chiuse) dell'ammiraglio davanti ai legislatori di Washington. Per l'ufficiale americano, il build-up di Pechino rischia di mettere in moto una rapida escalation tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare. Finora, comunque, Pechino ha lasciato intendere di essere impegnata a non usare mai l'arma atomica per prima e si è accontentata di un arsenale ridotto, capace di servire da deterrente.
 
Da tempo però è partito lo sviluppo di nuovi ordigni per colmare la distanza tecnologica e distruttiva dagli Stati Uniti (la scorsa estate Washington fu sorpresa e scioccata dal test di un missile ipersonico cinese). I nuovi silos, veri o presunti, sarebbero abbastanza larghi per celare i DF-41, missili a lungo raggio entrati in servizio nel 2020 e capaci di raggiungere il territorio americano. In questo clima di animosità internazionale diffusa, cresce anche il rischio di un errore di valutazione. A marzo un missile indiano è stato lanciato «per un malfunzionamento» in territorio pachistano. È piombato in un'area di campagna e, fortunatamente, la difesa di Islamabad ha mantenuto nervi saldi.

vladimir putin 2

 
STOLTENBERG E ZELENSKY
Da corriere.it
 
Stoltenberg: «Un esercito Nato permanente ai confini»
La Nato sta lavorando a piani per schierare una presenza militare permanente ai propri confini per contrastare una futura aggressione della Russia. Lo riporta il Telegraph, citando il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. La Nato si trova «in mezzo a una trasformazione fondamentale» che riflette «le conseguenze a lungo termine» delle azioni del presidente russo Vladimir Putin, ha detto Stoltenberg, secondo cui «quella che abbiamo di fronte ora è una nuova realtà, una nuova normalità per la sicurezza europea». Per questo è stato chiesto ai comandanti militari di fornire opzioni «per un adattamento a lungo termine della Nato».
 
L’intervista a Zelensky

putin zelensky biden

«Nessuno vuole negoziare con una persona, o con un popolo, che hanno torturato questa nazione. È comprensibile. Come uomo, come padre, lo capisco perfettamente. Ma non vogliamo perdere opportunità — se ce ne sono — per una soluzione diplomatica». Volodymyr Zelensky parla così ad Adam Schreck, Mstyslav Chernov ed Evgeniy Maloletka, i cronisti della Associated Press che lo intervistano e lo fotografano all’interno del palazzo presidenziale di Kiev, tappezzato di sacchi di sabbia. Visibilmente esausto — nota l’agenzia — eppure animato dalla volontà di continuare a guidare la resistenza del suo Paese di fronte all’invasione della Russia, Zelensky si trova ora in uno snodo cruciale della guerra.
 
L’Ucraina è riuscita a negare alla Russia tutti gli obiettivi che si era prefissata: Mosca non ha conquistato alcuna grande città, ha dovuto rinunciare a prendere Kiev, si è ritirata dal Nord del Paese. Eppure l’armata di Putin ha devastato l’Ucraina, compiuto massacri e torture (giovedì 52 civili sono stati uccisi dai missili lanciati contro una stazione a Kramatorsk, e non è che l’ultimo di una catena ininterrotta di episodi agghiaccianti), e si appresta a scatenare un inferno di fuoco nel Donbass. «Dobbiamo combattere, ma combattere per la vita.

jens stoltenberg

 
Non si può combattere per la polvere, per un Paese dove non c’è più nulla, dove non c’è più nessuno. Per questo è importante che questa guerra si fermi». E per questo, continua Zelensky, è così importante che dall’Occidente arrivino le armi in grado di consentire all’Ucraina di resistere alla Russia: «No, quanto fatto finora» dagli alleati «non è abbastanza». Le promesse di armi — dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti, dall’Unione europea — si moltiplicano, in queste ore: e Zelensky chiede che «si faccia presto». Se fossero arrivate prima, quante vite sarebbero state salvate? «Spesso si cercano risposte negli altri. Io le cerco innanzitutto in me stesso.
 

JOE BIDEN 1

Abbiamo fatto tutto il possibile per avere quelle armi? Abbiamo fatto il possibile perché i leader degli altri Paesi credessero in noi? Siamo all’altezza del tempo e del luogo in cui siamo stati chiamati a vivere? Chi lo sa? Io no. E ognuno può farsi queste domande». In un video su Telegram, Zelensky interpreta quella che è la vera portata della sfida con la Russia. Occorre «fare più pressione sulla Russia per ripristinare il prima possibile la pace e la sicurezza, per ripristinare il diritto il prima possibile ed evitare la catastrofe data dall'utilizzo della forza.
 
Una catastrofe che colpirà tutti, perché la Russia non aveva intenzione di fermarsi solo all'Ucraina, alla distruzione della nostra libertà e della nostra vita. Tutto il progetto europeo è nel mirino della Federazione russa».

 

putin xi jinping

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