gozzini maioli

ASSOLTO PER GELOSIA – ANTONIO GOZZINI, IL BRESCIANO DI 81 ANNI CHE NEL 2019 UCCISE A COLTELLATE LA MOGLIE, CRISTINA MAIOLI, È STATO ASSOLTO PERCHÉ INCAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE – I GIUDICI DI APPELLO HANNO CONFERMATO CHE È AFFETTO DAL “DELIRIO DI GELOSIA” – iL PM IN PRIMO GRADO AVEVA CHIESTO L’ERGASTOLO: “IL RISCHIO È CHE PASSI IL MESSAGGIO CHE QUALSIASI UOMO GELOSO PUÒ ESSERE GIUSTIFICATO”

Da www.ilmessaggero.it

 

ANTONIO GOZZINI

Incapace di intendere e volere per i giudici di primo grado e anche per quelli d'appello. Che hanno confermato che Antonio Gozzini, bresciano di 81 anni, è affetto dal delirio di gelosia, patologia che nell'ottobre del 2019 lo aveva portato ad uccidere a Brescia la moglie Cristina Maioli, insegnante in pensione ammazzata a coltellate dopo essere stata colpita con un mattarello.

 

Il marito aveva poi vegliato in casa il cadavere per ore prima di chiamare un'amica di famiglia e spiegare quanto aveva commesso. In primo grado venne chiesta la condanna all'ergastolo, oggi in appello la richiesta si è fermata a 21 anni di carcere. Ma l'epilogo è stato lo stesso, oggi come a dicembre 2020: l'assoluzione dell'imputato per infermità mentale.

 

CRISTINA MAIOLI

Nel corso del processo di primo grado i consulenti dell'accusa e della difesa avevano concordato sull'incapacità di intendere e volere dell'uomo, ma il pm chiese comunque l'ergastolo arrivando a dire che «il rischio è che passi il messaggio che qualsiasi uomo geloso può essere giustificato».

 

La decisione del presidente della Corte d'Assise Roberto Spanò di assolvere l'imputato riconoscendo il delirio di gelosia, ma disponendo il trasferimento di Gozzini in una Rems perché socialmente pericoloso, era diventata un caso nazionale. Con l'annuncio di un'ispezione da parte del ministero della Giustizia, con prese di posizione di associazioni femministe e anche di alcuni parlamentari.

 

OMICIDIO CRISTINA MAIOLI

Il tribunale di Brescia fu costretto addirittura ad anticipare parte delle motivazioni per far capire che non si parlava di una persona gelosa, ma di una persona affetta da una patologia.

 

«Appare necessario tenere doverosamente distinti i profili del 'movente di gelosià, ben noto alla Corte di Assise di Brescia che proprio in ragione di tale concezione distorta del rapporto di coppia nel recente passato ha irrogato in due occasioni la pena dell'ergastolo, dal 'delirio di gelosià, quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà», scrisse la Corte. Poi arrivarono le motivazioni in 28 pagine.

 

OMICIDIO CRISTINA MAIOLI 2

«Si tratta di un verdetto assolutorio con il quale la Corte non intende certo riservare al Gozzini un salvacondotto o un trattamento indulgente a fronte della perpetrazione di un'azione orribile, ma semplicemente tener conto di un elementare principio di civiltà giuridica, quello secondo cui non può esservi punizione laddove l'infermità mentale abbia obnubilato nell'autore del delitto la capacità di comprendere il significato del proprio comportamento», scrisse il presidente della Corte d'Assise Roberto Spanò.

 

Una tesi evidentemente accolta anche dai giudici d'appello che hanno confermato il primo verdetto nonostante il procuratore generale Guido Rispoli avesse chiesto la condanna a 21 anni di carcere per Gozzini sostenendo che «la sua gelosia patologica non era mai emersa prima dell'omicidio. Se n'è parlato solo a posteriori, solo nel tentativo di trovare una causa di non punibilità».

 

OMICIDIO CRISTINA MAIOLI

Lo stesso procuratore generale, dopo la sentenza d'appello che ha confermato il primo grado, si è limitato a dire: «Leggeremo le motivazioni». Soddisfatto l'avvocato Jacopo Barzellotti, difensore dell'81enne imputato che ne aveva chiesto l'assoluzione. «La sentenza è giusta», ha commentato. «Anche perché - ha aggiunto - il movente indicato dall'accusa è totalmente destituito di fondamento. Gozzini avrebbe ucciso la moglie perché non voleva essere ricoverato e sottoposto alle cure necessarie per la sua depressione. Ma emerge dagli atti - ha detto l'avvocato - non solo che Gozzini fosse d'accordo, ma anche pronto al ricovero».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...