UNA CESTE DI MISTERI - ARRESTATO IL MARITO PER L’OMICIDIO DELLA DONNA: “LA STRANGOLÒ A LETTO E POI LA GETTÒ NEL TORRENTE” - SECONDO L’ACCUSA LUI LA RITENEVA “INADEGUATA E INFEDELE, UNA MOGLIE DA RADDRIZZARE”

Meo Ponte per “la Repubblica”

 

Resta impassibile Michele Buoninconti quando ieri mattina, poco dopo le 10, il tenente colonnello Fabio Federici, accompagnato da una pattuglia di carabinieri, si presenta nella sua villetta a Costigliole d’Asti con un ordine di cattura per aver ucciso la moglie Elena Ceste. Chiede soltanto: «Posso prendere le chiavi dell’auto? Non si sa mai». Si chiude così, con un arresto previsto e atteso da tempo, la tragica storia della donna scomparsa il 24 gennaio 2014 e i cui resti furono ritrovati nel greto del rio Mersa, a soli 800 metri dalla sua abitazione, il 18 ottobre successivo.

 

ELENA CESTE E MICHELE BUONINCONTIELENA CESTE E MICHELE BUONINCONTI

«Il ritrovamento del cadavere — spiega il colonnello Federici — è stato il tassello che ci mancava per completare il mosaico dell’indagine». L’autopsia sui pochi resti ha escluso che la donna si fosse suicidata, annegata o avesse volontariamente raggiunto quel posto completamente nuda rivelando invece che probabilmente era stata asfissiata. Non lì, perché il gip che ha ordinato l’arresto del marito scrive:

 

«È stata assassinata in un luogo diverso da quello del ritrovamento dei suoi resti e tal luogo non può che essere individuato nell’abitazione della famiglia Buoninconti». E se la donna è stata uccisa a casa sua l’assassino non può essere che il marito che ne ha denunciato la scomparsa. Su di lui grava il cumulo di indizi raccolti pazientemente dagli investigatori nell’ultimo anno.

 

Michele Buoninconti marito di Elena CesteMichele Buoninconti marito di Elena Ceste

A partire dalle tracce trovate dagli esperti del Ris sugli indumenti della donna consegnati da Michele che aveva detto di averli trovati nel cortile di casa. Su quegli abiti è stato trovato terriccio uguale a quello del rio Mersa e diverso da quello della villetta dei Buoninconti. «Tracce lasciate dalle dita che li ha maneggiati » spiegano gli investigatori. C’è poi la prova che Michele Buoninconti la mattina della scomparsa della moglie era nella zona dove sono stati trovati i resti: lo rivela il tabulato del suo cellulare.

 

Secondo gli investigatori il delitto è stato commesso in una manciata di minuti: «Fra le 8,43 e le 8,55 Michele Buoninconti — scrive il gip Giacomo Marson nella sua ordinanza di custodia cautelare — ha avuto il tempo di uccidere la moglie nel letto, denudarla caricarne il cadavere in macchina. Fra le 8,55 e le 9,01 ha avuto il tempo di recarsi nei pressi del vicino rio Mersa e di occultarne il cadavere, allontanandosi verso la statale 231...». Lo stesso giudice ha verificato i tempi facendo il percorso con la sua auto.

 

ELENA 
CESTE
ELENA CESTE

Il movente va ricercato nell’odio maturato nei confronti della moglie, ritenuta una «moglie e una madre inadeguata, infedele e inaffidabile, da raddrizzare». Motivato dal fatto di aver tentato di «recuperare» Elena che per sfuggire alla vita mesta e grigia cui la costringeva un marito tanto pio da «pregare in auto, anche cantando» ma anche prepotente e avaro, aveva intessuto una relazione e «coltivava rapporti virtuali con il computer». Michele lo aveva confidato anche ai figli come riporta un’intercettazione del 17 agosto. «Con mamma c’ero riuscito a farla diventare donna, solo vai a capire che cosa ha visto! — dice l’uomo ai bimbi — Diciotto anni della mia vita per recuperarla, diciotto anni per raddrizzare mamma!».

 

Ai quattro figli Michele Buoninconti chiede anche di nascondere le liti con la moglie. Lo rivela la microspia installata sulla sua auto che il 5 maggio registra: «Loro vogliono sentire solo questo, che non andate d’accordo, mi avete mai visto litigare con mamma? Se gli dite sì a me mi mettono da un’altra parte, dopo che vi hanno tolto mamma vi tolgono anche papà e sai chi fanno venire a casa nostra? Le zoccole, le straniere a fottere...».

 

ELENA 
CESTE
ELENA CESTE ELENA 
CESTE
ELENA CESTE

Secondo gli investigatori Michele Buoninconti avrebbe premeditato l’uccisione della moglie già nell’autunno del 2013, poi il 20 gennaio gli sms di un amico della donna avrebbero fatto precipitare gli eventi. Però non ha ucciso per gelosia ma per la paura «che tutto potesse precipitare e sgretolarsi: famiglia, casa, risparmi, orgoglio, pudore e onore».

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