raffaele luigi guadagno

AUMENTANO I MISTERI SU RAFFAELE GUADAGNO, LA PRESUNTA TALPA DELLA PROCURA DI PERUGIA: L’AZIENDA DEL FRATELLO, LUIGI, LA “NVENTA”, FACEVA GROSSI AFFARI CON LE INTERCETTAZIONI PER CONTO DI ALTRE 34 PROCURE: TRA QUESTE ANCHE ROMA, MILANO, PALERMO, CATANIA, BOLOGNA E CATANZARO

 

 

Giacomo Amadori per “La Verità”

 

RAFFAELE GUADAGNO

Per capire qualcosa in più dell'affaire della presunta talpa della Procura di Perugia, l'ex cancelliere che, secondo gli inquirenti umbri, scaricava file riservati e li distribuiva (anche) ai giornalisti, bisogna fare un salto nell'area industriale di Todi, in provincia di Perugia.

 

Nella frazione di Ponterio si trova l'appartamento del cinquantottenne Raffaele Guadagno, impiegato dell'ufficio esecuzioni della Procura. Il condominio, moderno e piuttosto anonimo, da giorni ha le finestre oscurate e la tenda da sole abbassata. È qui che l'11 luglio scorso si è recato il procuratore Raffaele Cantone per seguire personalmente la perquisizione del collaboratore.

 

Esattamente di fronte si trova un altro indirizzo importante nella nostra spy story. In una piccola palazzina color mattone ha sede la società Nventa, la ditta di intercettazioni telefoniche ideata da Guadagno e sino al 2017 guidata dal fratello Luigi, amministratore e socio prima al 33 per cento, poi al 50 infine al 6.

 

RAFFAELE GUADAGNO CON PIERO GRASSO

Oggi l'azienda è in liquidazione e le quote sono passate quasi interamente al ragioniere Luigi Menghini, settantunenne tuderte, dopo un discusso aumento di capitale. «Ce lo richiese una banca finanziatrice e visto che loro non si sono resi disponibili l'ho fatto da solo. Ma subito dopo Luigi, visto che non era più socio alla pari, si è completamente allontanato».

 

Si è passati così alle carte bollate. Guadagno jr ha fatto un arbitrato per ottenere le proprie spettanze (circa 140.000 euro) e Menghini ha risposto a colpi di decreti ingiuntivi per avere indietro parte delle rate dei mutui che sta pagando. Eppure nel 2009 la partenza era stata molto promettente, sebbene la Nventa non avesse esperienza nel settore, non possedesse il nulla osta di sicurezza (nos) e avesse un imputato di favoreggiamento nella compagine sociale.

RAFFAELE GUADAGNO

 

Oggi al piano terra della ditta sono rimaste due stanze piene di materiale inutilizzato e ormai obsoleto: gps, computer e microspie. Nessuno opera più. Menghini sta solo cercando di incassare le ultime fatture del lavoro che fu. Tutto era iniziato quasi per caso. Raffaele Guadagno aveva iniziato a frequentare lo studio di Menghini per alcuni problemi con la ditta di maglieria della moglie. I conti non tornavano più e i coniugi non riuscivano più a pagare il mutuo. La signora Valeria si trasferì per motivi professionali in Bulgaria e in quei mesi difficili il ragioniere e il cancelliere divennero amici.

RAFFAELE CANTONE E RAFFAELE GUADAGNO

 

Sino a quando Guadagno lanciò un'idea: realizzare una ditta di intercettazioni partendo dai gps e dalle microspie di ultima generazione trattate da un compaesano di Santa Maria di Vico, Gianmaria Iaculo.

 

Menghini insieme con due nipoti, Luigi Guadagno e Iaculo diventarono soci al 33 per cento con un capitale di 12.000 euro. «Raffaele ci ha dato l'input per fare la società e ci ha accompagnato dentro la Procura di Perugia per alcuni incontri, in particolare quello iniziale con il procuratore Nicola Miriano» ricorda Menghini.

 

intercettazioni

Che però evidenzia come i rapporti con quasi tutte le altre Procure che diventarono clienti non fossero gestiti da Raffaele: «Lui non veniva con noi. Ci muovevamo io e suo fratello. E quando andavamo alla ricerca di incarichi non ci rapportavamo direttamente con i magistrati, ma ci facevamo conoscere dalle forze dell'ordine illustrando i nostri prodotti e servizi».

 

Nella brochure di presentazione dell'attività, erano elencate le Procure presso le quali erano accreditati. Una lista di 20 uffici: Perugia, Terni, Spoleto, Arezzo, Viterbo, Trani, Lagonegro, Napoli, Benevento, Avellino, Macerata, Forlì, Urbino, L'Aquila, Trieste, Lanciano, Avezzano, Ascoli Piceno, Pescara e Bari. Le fatture sono intestate però a 34 uffici inquirenti.

 

Tra questi ci sono anche Roma, Milano, Palermo, Catania, Bologna e Catanzaro oltre a Rossano Calabro per le intercettazioni dentro al supercarcere per terroristi. Potrebbe far sobbalzare sulla sedia qualche pm sapere che oggi l'ispiratore della ditta sia sotto inchiesta per rivelazione di segreto, ma all'epoca in tanti si affidavano a questa neonata società dai prezzi concorrenziali per fare intercettazioni telefoniche e ambientali.

 

raffaele cantone foto di bacco

«A Lanciano, Urbino e Rieti abbiamo vinto la gara» ricorda Menghini. Cioè lavoravano quasi in esclusiva. Ma la vera gallina dalle uova d'oro è stata Perugia. In base ai bilanci che ci ha mostrato il ragioniere 262.609 euro sarebbero arrivati (Iva esclusa) nel 2009, 302.522 nel 2010, 346.830 nel 2011.

 

In quel periodo la Nventa produce anche una ricostruzione animata in 4D del delitto di Meredith Kercher che costa 152.000 euro e suscita molte polemiche. A conferire l'incarico e a finire per questo sotto procedimento disciplinare è stata la pm Manuela Comodi, che è stata prosciolta sia dal Csm che dalla Corte dei conti.

 

intercettazioni polizia

Anche il fidanzato della Comodi, Umberto Rana, ex presidente della sezione fallimentare del Tribunale, aveva rapporti di lavoro con Menghini a cui affidava incarichi di curatore fallimentare. Rana è imputato a Firenze per corruzione, falso ideologico e abuso d'ufficio e al Csm è incolpato a livello disciplinare per aver mancato ai doveri di correttezza (in un'intercettazione si sarebbe anche preoccupato per la nomina della fidanzata ad aggiunto di Perugia).

 

«Non credo alle accuse che gli hanno rivolto. Con me si è sempre comportato in modo regolare» assicura il ragioniere. Che aggiunge: «Ai tempi del video sull'omicidio Kercher un giornalista chiamò la Comodi davanti a me per chiederle se fosse al corrente dei miei precedenti. E lei rispose che conosceva benissimo i propri collaboratori» rammenta con riconoscenza Menghini.

IL LIBRO DI RAFFAELE GUADAGNO

 

Il quale, in effetti, mentre lavorava con la Procura di Perugia, era sotto processo in Lombardia per il presunto favoreggiamento di alcuni coimputati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell'Erario, al contrabbando e alla falsità ideologica. Menghini è stato anche 21 giorni in prigione, un'esperienza che oggi sdrammatizza con una ricca aneddotica da reduce. Nel 2008, dopo la modifica delle imputazioni era stato condannato a 1 anno e 6 mesi.

 

Per i giudici avrebbe fatto sparire e contraffatto alcuni documenti contabili. Contestazione sempre respinta da Menghini, che in vista dell'Appello cambiò difensore e ingaggiò Chiara Lazzari, moglie dell'allora procuratore di Urbino Alessandro Cannevale (già pm a Perugia e dal 2015 a capo degli inquirenti di Spoleto), il magistrato che nel 2018 ha firmato la prefazione del primo libro di Guadagno, Il Divo e il giornalista.

 

Fu l'ex cancelliere a presentare all'amico ragioniere la Lazzari, che oggi difende proprio la presunta «talpa». Il secondo grado di Menghini non andò meglio del primo e nel luglio del 2011 arrivò la conferma della condanna. Successivamente il professionista ha usufruito della prescrizione del reato.

 

intercettazioni

Nel 2012 la collaborazione della Nventa con la Procura di Perugia rallenta. Infatti, pochi mesi prima, tra settembre e novembre 2011 si era svolta una gara per l'aggiudicazione del servizio di intercettazioni. Per concorrere la Nventa dovette allearsi con una società lombarda che aveva l'indispensabile nos, di cui la ditta di Todi era sprovvista. Ma alla fine la gara venne assegnata alla società Area Spa. Così nel 2012 da Perugia arrivano solo 60.000 euro, meno di 4.000 tra il 2013 e il 2015.

 

Le commesse calano, ma aumentano i clienti: Spoleto, L'Aquila, Benevento, Pesaro, Arezzo, Urbino, Avezzano. Nel 2014 gli incarichi valgono 310.000 euro, poco meno nel 2015. Un anno dopo gli introiti che arrivano dalle Procure salgono a 508.000 euro e Perugia torna a far lavorare la Nventa liquidando 107.000 euro. Nel 2017, l'ultimo anno di attività effettiva, su 583.000 euro di fatture, il 38 per cento (222.800 euro) viene saldato da Urbino, il 24 da Lanciano (143.500), il 14 da Perugia (81.700) e l'11 da Spoleto (67.700). Nel 2018, invece, la ditta ottiene il pagamento di circa 450.000 euro di parcelle arretrate, di cui 132.675 da Perugia e ben 185.000 da Urbino.

intercettazioni

 

In tutto dalla Procura del capoluogo umbro sarebbero confluiti nelle casse della Nventa circa 1,3 milioni di euro, iva esclusa. A fronte di questi incassi non sarebbero mancati disservizi e problemi tecnici. Menghini ammette: «Il nostro amministratore ha mancato qualche appuntamento. Si comportava più come un dipendente che come un imprenditore. Per quanto riguarda la tecnologia non siamo riusciti ad adeguarci al 5g, ma i nostri prodotti sono stati concorrenziali sino alla fine del 2017». Il ragioniere di Todi è pentito di questa avventura? «Mi sono infilato in questa storia perché mi sembrava di fare un po' lo 007» confida con un sorriso dolceamaro.

 

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