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DERUBATO E MAZZIATO - UN BANCHIERE INGLESE SUBISCE UN GRAVE FURTO NELLA VILLA DI PORTO CERVO, VA DALLA POLIZIA MA SI SENTE RISPONDERE CHE “PUO’ SUCCEDERE E CHE NON HANNO TEMPO DI INDAGARE” - IL TURISTA INFURIATO SCRIVE A MINNITI: “SFIDUCIA VERSO LO STATO ITALIANO E LE FORZE DELL’ORDINE” 

Luca Fazzo per Il Giornale

 

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Per gli italiani, purtroppo, è la normalità. Per un banchiere inglese di stanza a Ginevra, presentarsi in un commissariato di polizia a denunciare il saccheggio della propria casa e sentirsi rispondere che sono cose che succedono, e che tempo per fare indagini non ce n' è, è stato un colpo quasi peggio dell'irruzione dei ladri.

 

Prima l'incredulità, poi la rabbia. E alla fine la decisione di non lasciar correre. Così prima ha fatto partire un esposto alla magistratura, raccontando per filo e per segno sia il furto che l' accoglienza ricevuta in commissariato. Poi ha scritto al ministro degli Interni Marco Minniti una lettera vibrante indignazione. Una lettera che solleva un problema ben noto agli italiani qualunque, e cioè che praticamente sui furti nelle case neanche si prova a indagare, a meno che non riguardino politici o magistrati; e in contemporanea racconta bene lo stupore dei cittadini stranieri che impattano con la dura realtà del Belpaese.

 

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La storia non accade in una zona degradata di qualche hinterland meridionale, ma in una delle località più patinate d' Italia: Porto Cervo, nel cuore della Costa Smeralda. Qui, nella notte di Ferragosto, la villa affittata dal banchiere viene svuotata. L' intera famiglia, probabilmente narcotizzata, non si accorge di niente. Spariscono Rolex, borse di Gucci, accessori di Hermes e Luis Vuitton, e una cassaforte con quindicimila euro in contanti e i generatori di password per i conti a Ginevra e a Singapore.

 

Ancora sotto choc, il banchiere il 17 va al commissariato di Arzachena. Dove - dopo un' ora di attesa anche se in coda non c' era nessuno - rimane «stupito dall' atteggiamento distaccato e di superficialità con il quale è stata trattata la sua denuncia, nonostante la gravità dei fatti esposti (...) gli agenti hanno trattato il sottoscritto con sufficienza minimizzando l' episodio e limitandosi ad affermare che si trattava di un evento che accadeva quotidianamente a Porto Cervo nel periodo estivo».

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Il banchiere chiede che sia almeno esaminata la valigetta che ha ritrovato in giardino, per cercarvi le impronte dei ladri: «Gli agenti rispondevano che non avevano tempo per occuparsi di questa attività», si legge nell' atto che l' avvocato Gian Piero Biancolella, legale di fiducia del banchiere, ha trasmesso nei giorni scorsi alla Procura di Tempio Pausania.

 

Al ministro Minniti, l' inglese scrive di ritenere che «nessuna indagine sia stata iniziata dal commissariato presso cui è stata depositata la denuncia» e che «nessuna immagine delle telecamere sia stata acquisita»; pertanto chiede di valutare sia «il comportamento posto in essere dagli agenti» sia «l' operato di coloro che hanno il compito di presidiare il territorio per accertare se abbiano posto in essere tutte le misure di prevenzione idonee a fronteggiare un fenomeno endemico come quello dei gravi e ripetuti furti nelle ville a Porto Cervo che si verificano in estate ormai da diversi anni» da parte di bande radicate e organizzate.

 

marco minnitimarco minniti

Anche se a un italiano disincantato l' indignazione del banchiere può apparire naif, l' esposto a Minniti punta il dito contro i danni che il fascino del paese subisce dalla depenalizzazione di fatto dei furti in appartamento: il banchiere chiede «se sia ammissibile che un cittadino straniero che trascorre le vacanze nel territorio italiano e che subisca un grave crimine come quello sopra descritto» riceva un simile trattamento. «Tale atteggiamento ha creato nello scrivente un senso di sfiducia verso lo Stato italiano e le forze dell' ordine, tant' è che intende segnalare l' accaduto al proprio Consolato».

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