MEMORIE DI UNA GEISHA - BARBARA COSTA SFATA IL MITO SECONDO CUI “GEISHA” È SINONIMO DI “PROSTITUTA”: I CLIENTI CHE SI GODONO LA COSTOSA COMPAGNIA SANNO CHE IL SERVIZIO NON COMPRENDE IL SESSO, NEANCHE MALIZIOSAMENTE ACCENNATO. SONO DELLE ARTISTE CON UN GRAN BAGAGLIO DI RAFFINATEZZE, LINGUISTICHE, DI GIOCO E DI GARBO. NON È DETTO CHE, SE UN LORO CLIENTE LE AFFASCINA, NON POSSANO CONCEDERSI - LA TESTIMONIANZA DI ORIANA FALLACI: QUANDO ANDO' IN GIAPPONE, PARTECIPÒ A UN SUNTUOSO BANCHETTO CON QUATTRO GEISHE: "PUZZAVANO. DI UNTO E SUDORE. UNA NAUSEA DA SCAPPARE"
Barbara Costa per Dagospia
Una geisha non la dà: non esiste. Men che mai esiste chiedergliela. Pagandogliela! Non sta né in cielo né in terra. E anche identificare in geisha una donna che è servizievole e premurosa e arrendevole, con il suo uomo, pari a uno zerbino… non vale, non c’entra nulla.
Una geisha non serve proprio nessuno, non è "buona", non fa sesso a pagamento. Una geisha non è una prostituta, neppure di lusso. Il sesso con lei, in ogni forma e consumo, è estraneo. Inesistente. Sicché l’associazione sesso-geisha è unicamente mito e frutto della mente "sporca" occidentale. Siamo noi occidentali ad aver creato e sviluppato tale credenza, che non sta in piedi perché una geisha è e è sempre stata un’ARTISTA.
Una donna che sceglie una carriera e un percorso professionale che coincide con la sua vita fintantoché lo esercita. Oggi come ieri si diventa geisha dopo una mole di studi paurosa, pura abnegazione, sostenuta da chi ritiene farsi geisha una celeste dedizione. E se oggi si inizia a studiare da geisha verso i 15 anni, non è un mito che fino ai 70s le geishe cominciavano il loro apprendistato (di danza, canto, musica, letteratura, di sapere) a 5 anni.
Per diventare geishe bisogna superare vari step segnati da esami tostissimi. Una acculturazione che non ha analogie con quelle occidentali, e con la quale ti plasmi da artista d’élite pagata profumatamente soltanto da clienti che ne hanno grana, gusto, e sensibilità erudita. Clienti che si godono la costosa compagnia di una geisha però senza sesso, neanche maliziosamente accennato.
Una geisha è una artista che diletta chi la riceve e la paga vieppiù con un’arte della conversazione sconosciuta qui in Occidente. È un bagaglio di raffinatezze, linguistiche, di gioco, di garbo, proprie del mondo delle geishe. Donne potenti, da sempre autonome e avulse a ogni gesto di sottomissione maschile.
Se si prende come fonte la autobiografia di Mineko Iwasaki, geisha celeberrima, geisha che ha intrattenuto personalità occidentali dal calibro del presidente USA Gerry Ford, e Henry Kissinger, e Carlo di Inghilterra ancora principe, si ha di fronte una donna emancipata dal piglio caparbio che si è fatta un mazzo così per diventare la numero 1, come pure una donna che ha da sé scelto chi amare e con chi andare a letto. È usuale che una geisha divida i suoi sentimenti – e il suo corpo –tra quel che di casto e di sua sponte fa, per lavoro, e quel che di sua scelta ma non casto fa, nel suo intimo.
Se una geisha può come ogni non geisha innamorarsi, o no, e viversi storie serie, o da una botta e via, come vuole, è molto raro che una geisha in attività si sposi e metta al mondo figli. Lo fa una volta ritiratasi. Una geisha è totalmente assorbita dalla sua arte e dalla sua carriera. Per certi versi, una geisha assomiglia a un/a campione sportivo: finché hai gare e obiettivi e record e vette, la vita privata e tutto ciò che può distoglierti dai tuoi scopi, va messo in secondo piano. Ci può essere l’amore, sì, e il sesso, anzi, è male che, per una geisha, non ci siano.
Però no a un amore che porti la responsabilità di figli e famiglia. Mineko Iwasaki scrive che ci sono state geishe che si sono sposate seguitando a fare le geishe, e come si sono ritrovate? A mantenere i loro mariti. Una geisha è una donna risolta, ricca: non ha bisogno di nessuno. Neppure per difendersi da eventuali molestie. Mineko scrive con fierezza che nelle occasioni in cui si è imbattuta in p*rci, e/o ubriachi, gli ha menato. Duro. Alla faccia della remissività.
Il mito della geisha uguale escort un po’ si regge sulla confusione tra geishe e oiran, storiche escort di lusso. Ma le oiran al contrario delle geishe portavano l’obi (il "coso" a fascia che chiude il kimono) davanti, e non dietro. Forse non tutti sanno che il kimono di una geisha è un pezzo unico da lei ideato, e che pesa anche 20 kg. I loro tipici sandali sono alti 15 cm e non a caso: con i calzini bianchi di una misura in meno donano quell’andatura peculiare e seducente, e insieme bilanciano il peso di un obi lungo metri. Una geisha ogni 5 giorni va dal parrucchiere: di più la sua acconciatura non dura. E una geisha quando lavora beve quasi niente. Con quel kimono è un casino andare in bagno.
E se è strabiliante quanto racconta la illustre geisha Mineko, che per lei è stato normale addormentarsi succhiando il seno della sorella maggiore fin al suo primo mestruo (?!?!?) è vero, e me lo conferma sempre Mineko, che ci sono geishe chiamate a intrattenere… clienti donne! Di solito le mogli dei loro clienti, con le quali si possono creare amicizie. Non credo però con Oriana Fallaci. Quando lei in Giappone partecipò a un suntuoso banchetto con 4 distinte geishe, non fu cortese. Oriana scrisse che le 4 geishe puzzavano. Di unto e sudore. Una nausea da scappare.
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