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“OGGI” CI ERA ARRIVATO IERI - BRINDANI: “UN MESE FA AVEVAMO ELENCATO 22 MISTERI IRRISOLTI SULL’OMICIDIO DI YARA. POI NE ABBIAMO AGGIUNTI ALTRI NOVE. E FACEVA 31. E ORA LA GAFFE DELL’ACCUSA IN AULA SUL VIDEO BUFALA RISCHIA DI FAR PERDERE CREDIBILITÀ ALL’INDAGINE”

umberto brindaniumberto brindani

Umberto Brindani per “Oggi”

 

Intorno al processo a Massimo Bossetti sta succedendo davvero di tutto. Avevamo elencato, più di un mese fa, i 22 misteri ancora irrisolti sull’omicidio della piccola Yara Gambirasio. Dopo un paio di settimane, sempre su Oggi, ne avevamo aggiunti altri nove. E faceva 31. Ora, come in un proverbio rivisitato, grazie a una clamorosa gaffe dell’Accusa in aula, abbiamo fatto 32. Con un piccolo dettaglio: che il trentaduesimo mistero rischia di far perdere credibilità a tutta l’indagine.

 

La storia completa la racconta il nostro Giangavino Sulas a pag. 28. Qui la riassumo. Dunque, ricordate le famose immagini del furgone di Bossetti mostrate da tutti i programmi tv? Con sopra impresso il marchio dei Carabinieri, il video mostra questo camioncino, ripreso da varie telecamere di sorveglianza, che passa e ripassa nei pressi della palestra di Brembate nei minuti in cui scompare Yara.

 

il furgone di bossetti analizzato dai risil furgone di bossetti analizzato dai ris

Il furgone, viene spiegato, è «compatibile» con quello dell’imputato. Le immagini sono molto sgranate, in alcune si vedono di fatto solo i fari, ma tanto basta per accreditare e sostenere la teoria del «predatore»: è Bossetti che si appresta a prelevare la ragazzina, per poi tornare dopo averla uccisa. Insieme con la prova regina del Dna, è la grande conferma della colpevolezza del muratore.

 

Bene. Venerdì scorso, in aula a Bergamo, succede l’inverosimile. Si scopre che il video è farlocco. È stato costruito dagli investigatori, d’accordo con la Procura, per «esigenze di comunicazione». Cioè, traduco, per fornire a stampa e tv materiale idoneo a incastrare mediaticamente Bossetti. Ai fini del processo, quasi tutte quelle riprese non hanno alcun valore, tant’è vero che, si apprende adesso, non sono mai state messe agli atti.

furgone davanti la palestra di yara che non era di bossettifurgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti

 

Non contano nulla, dal punto di vista giudiziario, perché non raccontano nulla. Documentano solo che c’erano uno o più furgoni simili tra loro che transitavano. Per paradosso, le uniche immagini che valgono qualcosa sono quelle che scagionerebbero Bossetti, le sole in cui si vede davvero il suo furgone sia da un lato sia dall’altro. Perché, sostiene l’imputato, voleva andare all’edicola, si è trovato la strada chiusa ed è tornato indietro.

 

La giuria popolare, così, non dovrà tenere conto di quel video, sebbene da un anno buono esso sia entrato nella memoria di chiunque. Vedi? L’assassino va e viene, ronza intorno alla preda, aspetta che esca dalla palestra e poi, vedi?, compiuto l’omicidio, ripassa come se niente fosse… E invece no. Bossetti può essere certo il colpevole, ma non sarà quel video a dimostrarlo.

 

il  furgone davanti la palestra di yara che non era di bossettiil furgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti

Per quanto posso ricordare, è la prima volta che capita una cosa del genere. Una «prova» realizzata ad arte dagli inquirenti unicamente per dare in pasto qualcosa ai giornalisti e all’opinione pubblica. Tutti convinti, giornalisti e opinione pubblica, che quella «prova» facesse parte delle carte dell’Accusa. I primi a indignarsi e protestare, infatti, sono stati i colleghi del Gruppo cronisti lombardi.

 

I quali, in una lettera aperta al Procuratore capo di Bergamo, scrivono fra l’altro: «A noi continua a risultare curioso che in questo Paese due istituzioni (la Procura e l’Arma dei Carabinieri) considerino i giornalisti uno strumento per fare “pressione” a favore della propria tesi, propinando all’opinione pubblica falsi che non hanno alcun valore processuale, utilizzando la stampa in maniera strumentale. E, ci permettiamo, vergognosa».

 

silvia gazzetti e  massimo salvagni avvocati di massimo bossettisilvia gazzetti e massimo salvagni avvocati di massimo bossetti

Non è la prima e, sono pronto a scommetterci, non sarà l’ultima sorpresa in un processo che sembra in salita sia per l’Accusa sia per la Difesa. Francamente, non vorrei essere nei panni di chi è chiamato a giudicare. Ma, comunque finisca, una piccola riflessione possiamo già farla.

 

Da una parte 22 misteri irrisolti più nove, più uno. Dall’altra indagini monstre, 20 mila prelievi di Dna, milioni di euro investiti. E un video-bufala. Se non ci fosse di mezzo il corpicino martoriato di una ragazzina di 13 anni che chiede giustizia, ci sarebbe davvero da ridere per come è messa la Giustizia, quella che dovrebbe avere la maiuscola.

 

 

 

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