furti nei supermercati

L'INFLAZIONE CI LASCIA IN MUTANDE? E ALLORA LE RUBIAMO – A MILANO AUMENTANO I FURTI DI CIBO E BENI DI PRIMA NECESSITÀ NEI SUPERMERCATI – DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA SONO AUMENTATI I FURTI DI CIBO E BENI ESSENZIALI, MA INFLAZIONE, BOLLETTE E AUMENTO DEI PREZZI HANNO DATO UN’ULTERIORE SPINTA – SONO CAMBIATI ANCHE GLI OBIETTIVI DEI FURTI: PRIMA VINI E CHAMPAGNE, ORA MUTANDE, CALZINI E QUADERNI - COLDIRETTI: “L'INFLAZIONE SE LA PRENDE IN PRIMIS CON IL CARRELLO DELLA SPESA…”

Marco Gregoretti per “Libero quotidiano”

 

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Per ora la statistica è empirica. Ma le evidenze ci sono tutte. Basta fare un giro per i supermercati delle grandi catene. Che, proprio perché il fenomeno è in crescita, chiedono per favore di non essere citate. Però se aumentano i controlli e gli addetti esterni alla sicurezza con preparazione specifica contro il taccheggio, vuol dire una cosa soltanto: che quando la sera si chiude, i conti non tornano: manca merce dagli scaffali. 

 

E ha un bel dire il dato "ufficiale" della Prefettura che parla di una generica diminuzione dei furti a Milano, polemizzando perfino con le dichiarazioni preoccupate della mega influencer Chiara Ferragni sullo stato della sicurezza percepita nella vita reale dai cittadini milanesi.

 

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«Ci sono buchi soprattutto tra i generi di prima necessità», confermano dall'amministrazione di un importante gruppo internazionale che ha diversi punti vendita a Milano. Rubano un po' di tutto. Ma, se fino a tre anni fa i prodotti preferiti erano di target medio alto, tipo champagne, vini di pregio, filetti di tonno di Favignana, superalcolici, dal 2020 nel mirino dei "ladri" sono finiti quaderni, matite, mutande, calzini, alimenti in offerta, materiali basici per il computer. 

 

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«È sicuramente un fenomeno in aumento», spiegano dagli uffici comunicazione di un'altra catena di supermercati che opera sia in città che nell'hinterland. «Non c'è distinzione tra centro e periferia», aggiungono. «Negli ultimi due anni l'incremento dei furti è stato piuttosto repentino. La settimana scorsa abbiamo sorpreso un ragazzo che cercava di portare via, senza pagarla, una cartuccia per la stampante».

 

La cartina di tornasole è la maggiore attenzione messa quest' anno alle misure di sicurezza. Sia da un punto di vista quantitativo che "qualitativo". In pratica: aumentano i controllori all'interno degli store e, nello stesso tempo, vengono studiati nuovi sistemi per scoraggiare i taccheggiatori.

«Stiamo sperimentando alcuni modelli "bloccanti" da inserire all'interno dei prodotti più a rischio», confermano.

 

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In questo scenario, però, il fatto che le stesse forze dell'ordine ci vadano con i piedi di piombo quando vengono chiamate per intervenire, mettendo a volte mano al portafoglio per pagare quello che era appena stato rubato, evitando guai al "ladruncolo", racconta una storia di disagio e di povertà crescenti.

 

Al netto dei taccheggi a ripetizione di chi preleva dagli scaffali beni costosi per rivenderli la domenica mattina nei mercati semi abusivi, come quello di piazzale Cuoco, a Milano, oggi, nel 2022, si ruba anche per necessità. Spesso lo fanno le stesse persone che, a causa della pandemia, dell'inflazione, del caro bollette si sono trovate senza nulla in tasca e adesso allungano la coda, per esempio, davanti al Pane Quotidiano di viale Toscana, per un piatto caldo.

 

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È la stessa Coldiretti a lanciare l'allarme. Il 21 marzo scorso ha denunciato: «I furti nei supermercati aumentano a causa dell'aumento dei prezzi perché l'inflazione se la prende in primis con il carrello della spesa. Quasi sei milioni di italiani sono a rischio fame». L'organizzazione delle imprese agricole, in realtà, ha ripreso una studio realizzato da Crime& Tech, un gruppo di lavoro dell'Università Cattolica di Milano. 

 

Che rivela: «Il taccheggio per necessità dipende principalmente dall'incertezza economia e sociale maturata durante la pandemia, ed equivale al 66% della merce rubata. Il valore medio del prodotto portato via illegalmente è di 39 euro: alcolici, formaggi, cioccolato, caramelle, prodotti in scatola, salumi, caffè, profumeria». In questa situazione, dove si fa fatica a guardare al futuro, sta già calando, dunque, la mannaia dell'aumento dei prezzi. 

 

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Secondo Deloitte, in Italia, soprattutto nell'area milanese, il 76 per cento dei cittadini ha già percepito una variazione verso l'alto dei costi alimentari. L'inflazione galoppa, i costi energetici si schiantano su imprese e famiglie. Il peggio, insomma, deve ancora arrivare. Da ottobre, secondo le analisi delle stesse catene di grande distribuzione, sarà, dunque, impossibile calmierare il carrello e, di conseguenza, si teme un aumento esponenziale dei furti tra gli scaffali. «Siamo molto preoccupati» dice Federdistribuzione a Libero. 

 

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«Non esistono dati consolidati sui taccheggi. Certo è che l'impatto prossimo venturo sul potere d'acquisto delle persone rischia di essere violento». Uno studio Ipsos fotografa che il 90 per cento degli italiani ha cominciato a risparmiare sui generi di prima necessità e che 4 su dieci hanno già ridotto i consumi. Il livello di preoccupazione per il domani è aumentato di 10 punti in percentuale. «Le persone comprano sempre meno prodotti alimentari», aggiungono in Federdistribuzione. «Nell'ultimo periodo il calo è stato del tre per cento». 

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La situazione economica, energetica, inflattiva non consente più alle aziende di trovare in accordo con le istituzioni sistemi per non aumentare i prezzi: l'inflazione per loro è all'acquisto. «Per poter continuare a essere operative le società che producono nel settore del food» conclude Federdistribuzione, «devono, gioco forza, aumentare i prezzi. La risposta da parte del pubblico sarà quasi sicuramente quella di ricercare soluzioni più economiche per il carrello della spesa». Tipo il furto dagli scaffali. Per disperazione.

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