“CHIEDO L’IMMEDIATO RILASCIO DEI STUDENTI RAPITI IN NIGERIA” – L’ACCORATO APPELLO DI PAPA LEONE XIV CHE, DURANTE L’ANGELUS, HA PUNTATO I RIFLETTORI SUGLI INVISIBILI, QUEI 300 RAGAZZI CATTOLICI SPARITI INSIEME A 15 INSEGNANTI DALLA ST. MARY’S SCHOOL DI PAPIRI – NELLE STESSE ORE IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE DELLA NIGERIA HA INCONTRATO A WASHINGTON PETE HEGSETH, A CUI TRUMP HA ASSEGNATO IL COMPITO DI FERMARE IL “GENOCIDIO” DEI CATTOLICI NEL PAESE. MA LA SITUAZIONE È PIÙ COMPLESSA: LUNEDÌ È STATA ATTACCATA UN’ALTRA SCUOLA DOVE SONO STATE RAPITE 25 STUDENTESSE MUSULMANE E…
1. IL PAPA: "CHIEDO IL RILASCIO IMMEDIATO DEGLI STUDENTI RAPITI IN NIGERIA"
Estratto dell’articolo di www.tgcom24.mediaset.it
Il Papa lancia un accorato appello affinché in Nigeria vengano rilasciati gli studenti rapiti. "Ho appreso con immensa tristezza le notizie dei rapimenti di sacerdoti, fedeli, studenti della Nigeria e del Camerun - ha affermato Leone XIV al termine della messa celebrata in piazza San Pietro per il Giubileo dei Cori e delle Corali -. Sento forte il dolore soprattutto per i tanti ragazzi e ragazze sequestrati e per le loro famiglie angosciate.
Rivolgo un accorato appello affinché vengano subito liberati gli ostaggi ed esorto le autorità competenti a prendere decisioni adeguate e tempestive per assicurarne il rilascio". Preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle e perché sempre e ovunque le Chiese e le scuole restino luoghi di sicurezza e di speranza".
2. NIGERIA, ASSALTO ALLA SCUOLA CATTOLICA RAPITI 300 RAGAZZI E I LORO INSEGNANTI
Estratto dell’articolo di Michele Farina per il “Corriere della Sera”
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Che tempismo: nel giorno in cui il Consigliere per la sicurezza nazionale della Nigeria incontra a Washington il ministro della Guerra Pete Hegseth, a cui Donald Trump ha affidato l’incarico di studiare un possibile intervento militare americano nel Paese più popoloso dell’Africa per difendere i cristiani da quello che il presidente chiama «genocidio», una banda armata rapisce 303 ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni e 15 insegnanti in un collegio cattolico.
È successo all’alba di venerdì alla St. Mary’s School di Papiri, un angolo remoto e polveroso nello Stato nigeriano del Niger (stesso nome del Paese vicino). Lunedì era toccato a 25 studentesse musulmane in un’altra scuola nello Stato limitrofo di Kebbi, in una cittadina che per coincidenza ha un nome molto caro alla destra statunitense: Maga.
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Due sequestri nel Nord-Ovest del Paese, dalla parte opposta rispetto al regno dei miliziani di Boko Haram, il gruppo simbolo dei jihadisti che nel 2014 rapirono centinaia di studentesse (molte non sono più tornate) in una scuola di Chibok, un nome entrato nella memoria collettiva: fu allora che il mondo «scoprì» la piaga dei sequestri di massa nel Paese che a oggi è la seconda potenza economica del continente pur con enormi squilibri (90 milioni di persone non hanno l’energia elettrica). Le ragazze di Chibok erano per lo più cristiane, ma 11 anni fa la religione non era un elemento su cui fece perno la mobilitazione internazionale.
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Anche perché Boko Haram nel Nord-Est in prevalenza islamico (come tutto il settentrione) ha fatto più vittime tra i musulmani.
Chi ha rapito i collegiali della St. Mary alle 4 del mattino portandoli nella boscaglia? E le ragazze di Maga? C’è un nesso con l’attacco di martedì a una chiesa di cristiani evangelici nello Stato di Kwara, più a Sud, con 2 persone uccise e 38 rapite mentre la funzione veniva trasmessa in diretta online?
Per loro sarebbe arrivata una richiesta di riscatto: 70 mila dollari a persona.
Per il resto nessuna rivendicazione. In Nigeria li chiamano «banditi» e quasi sempre la fanno franca. Difficile comprendere come si possano portar via dai dormitori 303 minori, con i camion, manco si trattasse di una spaventosa gita organizzata. Le autorità dicono che nei giorni scorsi avevano emesso un’ordinanza sulla chiusura delle scuole in seguito ad allarmi su imminenti attacchi, e che alla St. Mary hanno sbagliato a riaprire. Il reverendo Bulus Dauwa Yohanna, presidente della locale sezione dell’Associazione Cristiana della Nigeria, ha detto che è una bugia: […]
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Il governo ha certo una grande responsabilità, verso tutti i suoi 240 milioni di cittadini (divisi più o meno a metà tra musulmani e cristiani). La violenza diffusa ha diverse radici, e semplificare è troppo facile. Nella fascia centrale del Paese, per esempio, i contrasti spesso sanguinosi tra gli allevatori di bestiame (in gran parte di religione islamica e di etnia Fulani) e gli agricoltori (in maggioranza cristiani) non hanno tanto i connotati di uno scontro di religione, quanto di una lotta serrata per le risorse.
Le gang criminali si muovono per arricchirsi, certo, ma possono anche perseguire obiettivi strategici di visibilità e pressione nei confronti del potere politico a vari livelli.
Le accuse di Washington nei confronti del governo del presidente Bola Tinubu, reo secondo il presidente Usa di non fare nulla contro «lo sterminio» dei cristiani nel suo Paese, andrebbero allargate perché è l’intera popolazione a soffrire, non tanto questo o quel gruppo. Secondo l’Unicef, solo il 37% delle scuole nei dieci Stati più a rischio ha sistemi di allarme efficaci.
Alla Casa Bianca il tema del «genocidio dei cristiani» in Nigeria fa il paio con l’inesistente «genocidio» dei bianchi in Sudafrica. La campagna è parte dell’agenda di diversi esponenti repubblicani […] Le vittime, secondo uno studio della Bbc , sono circa la metà, e non soltanto cristiane.
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Certo le gang che hanno rapito i 303 ragazzi di Papiri hanno dato fiato alle accuse Usa e assestato una sberla al presidente Tinubu, che infatti ha disertato il G20 a Johannesburg. […]


