cina africa

LA CINA STA COLONIZZANDO L’AFRICA - PECHINO INVESTE NELLE UNIVERSITÀ PER IMPORRE LO STUDIO DEL CINESE E I SUOI MODELLI CULTURALI E SOCIALI - IL REGIME HA INVESTITO QUARANTA MILIONI PER UNA BIBLIOTECA IN TANZANIA, A DAR ES SALAAM - A LAVORI ULTIMATI ARRIVERANNO INSEGNANTI DALLA CINA

Raffaella Scuderi per “la Repubblica”

 

CINA E AFRICA

Dopo ponti, dighe, ferrovie, strade, aeroporti e porti, la Cina conquista l' Africa con l'imposizione dei suoi modelli culturali, sociali e linguistici. Confucio, per esempio, arriva all' università di Dar es Salaam con un team di insegnanti di lingua e cultura cinesi. Perché a fine giugno saranno ultimati i lavori di una grande biblioteca nel complesso accademico della capitale commerciale tanzaniana.

 

L'hanno finanziata con ben quaranta milioni di dollari i cinesi di " Hanban", società del ministero dell' Istruzione di Pechino. Sarà composta da due edifici: una libreria e l' Istituto di Confucio, dove gli studenti potranno apprendere la lingua e la cultura cinese.

Metà dell'investimento è destinato a studi africani, metà allo studio di Confucio e ai corsi di cinese. Dal 2004 di questi istituti ne sono stati aperti 516 in 142 Paesi, di cui 40 in Africa. Zimbabwe, Zambia e ora Tanzania. Il neocolonialismo cinese sta facendo passi avanti e diventa sempre più audace.

CINA SUD AFRICA

 

Se nel 2003 gli africani che studiavano il cinese erano duemila, nel 2015 sono diventati 50mila. La lingua è sempre stata una barriera non trascurabile nei rapporti tra il continente e Pechino. Negli ultimi venti anni la Cina è diventata il primo partner commerciale dell' Africa: commercio, investimenti, infrastrutture e aiuti. Ora la cultura.

 

Nei secoli passati i missionari europei contribuirono a cancellare nel continente le poche tracce - poche perché orali - dell' identità africana, con l' imposizione dei propri valori, delle lingue e dei beni considerati superiori. Dall' inizio del XXI secolo gli affari sino- africani sono aumentati del 20 per cento annuo. A fine 2016 sul continente operavano diecimila imprese cinesi, il 90 per cento private. Africani l' 89 per cento dei lavoratori.

 

ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA

Nella maggior parte dei casi, come denuncia la Human Rights Watch, i cittadini africani lavorano però in condizioni disumane: senza contratto e senza neppure ventilazione nelle miniere, causa - questa - di serie malattie polmonari. Il 44 per cento del management è locale. Che non è poco, viste le consuetudini africane, ma non è neanche definibile un gran successo.

Nel 2001 gli investimenti cinesi in Africa ammontavano a 13 miliardi; nel 2015, 188. In Tanzania, secondo gli ultimi dati diffusi nel 2014, i cinesi hanno investito 4 miliardi.

 

La biblioteca tanzaniana è stata ora accolta con grande entusiasmo. Dai vertici del Paese, non dalla base. Chi non plauderà saranno sicuramente gli intellettuali africani. Primo fra tutti Ngg wa Thiong' o, raffinato scrittore kenyano in odore di Nobel, che da anni ripete all' Africa tutta che uno dei passi essenziali per la liberazione del continente dal giogo del debito occidentale, con il fine ultimo di ritrovare la propria identità, consiste proprio nel recupero dell' uso delle lingue africane.

ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA

 

A inaugurare due anni fa le fondamenta della biblioteca era stato il presidente tanzaniano, John Magufuli, l' uomo che ha messo le manette alle ragazze adolescenti rimaste incinte durante l' anno scolastico, vietando loro di continuare gli studi. Le ha lasciate a casa, in attesa di partorire i figli di abusi, stupri e altri abomini. La danza dei leoni e dei dragoni, come ebbe modo di titolare il report di luglio 2017 sui rapporti Cina-Africa, l' americana McKinsey & Company, una delle più importanti società di consulenza finanziaria e manageriale del mondo, sembra concludersi con la vittoria dei dragoni sui leoni. Altro che danza.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO