benjamin netanyahu israele gaza

COME MAI DA ISRAELE HANNO IGNORATO L’ALLARME DEI SERVIZI EGIZIANI? – IL CAPO DELL’INTELLIGENCE DEL CAIRO, ABBAS KAMAL, AVEVA TELEFONATO DIRETTAMENTE A NETANYAHU PER AVVERTIRLO CHE STAVA PER ACCADERE “QUALCOSA DI GROSSO”. IL PREMIER ISRAELIANO HA FATTO SPALLUCCE: ERA CONVINTO CHE HAMAS AVREBBE AL MASSIMO CONDOTTO UNO DEI “SOLITI” ATTACCHI – MA IN CHI L’AVEVA INFORMATO? E QUANTE PERSONE SAPEVANO DELL’ATTACCO?

Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per www.corriere.it

 

macerie a gaza dopo gli attacchi israeliani

La storia continua a girare, con dettagli diversi. Dieci giorni prima del Diluvio al Aqsa il Cairo ha passato un messaggio urgente a Gerusalemme: sta per accadere «qualcosa di grosso».

 

Il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal […] avrebbe telefonato al premier Netanyahu per sottolineare l’urgenza. E secondo una ricostruzione dall’altro lato non hanno capito, convinti che Hamas avrebbe al massimo condotto uno dei «soliti» attacchi o che non fosse interessata ad aprire il fuoco.

 

razzi partono da gaza

Una versione successiva declassa la segnalazione: sì, hanno avvisato però in termini generali, non c’era l’indicazione tattica precisa. Un racconto incompleto, da decifrare. Siamo solo al primo capitolo tra manovre, polemiche, caccia ai colpevoli.

 

[…] Gli egiziani conoscono alla perfezione Gaza, dispongono di informatori e di sponde nella dirigenza locale di Hamas. Rapporti politici e di interesse, visto che l’unico vero sbocco verso l’esterno per la Striscia è il punto di confine meridionale di Rafah, Egitto.

 

soldati israeliani al confine con la striscia di gaza

Legami antichi con i servizi segreti a fare da mediatori, un ruolo consacrato da una figura famosa, Omar Suleiman, gestore durante un periodo lunghissimo di dossier complicati deceduto nel 2012. […]. Rispettato dai due contendenti, ha ampliato le «connessioni», ha seminato in un terreno difficile ed ha lasciato ganci a chi è venuto dopo. Oggi quel ruolo è stato assunto da Abbas Kamal, a metà strada tra “guardiano” e diplomatico. Funzione peraltro svolta dal capo del Mossad e più di recente dal direttore della Cia William Burns nel conflitto ucraino e da qualche russo.

 

Tra spie ci si intende, parlano un loro linguaggio, vanno al punto, sono autorizzate a rivelare informazioni riservate nel caso serva a raggiungere una meta superiore. Probabilmente gli egiziani, con i loro uomini sul terreno, si sono accorti dei preparativi messi in atto dalle Brigate Ezzedine al Qassam.

bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 8

 

Il training dei guerriglieri, i movimenti inusuali e usuali, i piccoli e grandi segni a Gaza, i video di propaganda di unità speciali dal mare al cielo sono stati captati. Da soli però non erano sufficienti a far scattare i sospetti […]. […] Forse ad informare Abbas Kamal è stata una fonte vicina al vertice di Hamas, qualcuno che ha colto notizie grezze, non definite, magari semplici allusioni ad un’operazione. […] coloro che sapevano erano non più di quattro o cinque, incluso la mente Mohammed Deif. Neppure i dirigenti politici del movimento sarebbero stati messi al corrente proprio per passare sotto i radar israeliani.

 

distruzione a gaza

La tesi porta a tre punti:

1. È credibile la segretezza assoluta.

2. Difficile però pensare che un assalto di tale portata sia stato concepito da una cerchia molto ristretta. […] qui pagano i civili e le ripercussioni internazionali sono immense. È comprensibile e agevole rimarcare l’efficacia del silenzio radio a missione compiuta, per rimarcare successo, organizzazione, disciplina, catena di comando impermeabile alle infiltrazioni.

bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 7

3. Erano a conoscenza di ciò che era sufficiente, non degli aspetti bellici. E la prova sta nella telefonata degli egiziani a Gerusalemme, con il riferimento «a qualcosa di grande». Altrimenti non si spiegherebbe la mossa di Abbas Kamal […].

 

Una volta ceduta la “diga” il Cairo ha dovuto cambiare gli obiettivi ricentrando l'agenda. I funzionari di Abbas Kamal si sono mossi per avere garanzie dai militanti sul trattamento degli ostaggi e questo confermerebbe un coinvolgimento diretto in negoziato. Al tempo stesso hanno sollecitato una pausa nei combattimenti in modo da permettere l'arrivo di aiuti umanitari nella Striscia. Il generale al Sisi, infatti, teme un'ondata di profughi verso Rafah e il suo territorio. È una corsa contro il tempo, le fiamme in Medio Oriente si spostano veloci.

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