coronavirus vietnam 5

A CHI IL COVID? NON HANOI! – COME HA FATTO IL VIETNAM AD AVERE SOLTANTO 2.700 CONTAGIATI E 35 MORTI DI CORONAVIRUS? MERITO DELL’ATTEGGIAMENTO DRASTICO: BASTA UN CONTAGIO NEL QUARTIERE PER RIMANERE BLOCCATI IN ZONA ROSSA. IN PIÙ LE FRONTIERE SONO SIGILLATE. E POI TRACCIAMENTO SERRATO E TEST A VOLONTÀ: È TUTTO PIÙ FACILE SE SEI UN REGIME COMUNISTA, MENO PER LE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI…

 

 

 

Alessandra Muglia per www.corriere.it

coronavirus vietnam

 

 

Dopo oltre un anno di battaglia, il virus in Vietnam ha lasciato sul campo in tutto 35 persone: sorprendente per un Paese di 97 milioni di abitanti. Come stupisce che a essere colpiti, in tre deboli offensive, siano state poco più di 2.700 persone, senza mai superare, nemmeno nei periodi più neri della pandemia, il tetto dei 110 nuovi casi al giorno.

 

Un’esigua frazione degli attuali 14.000 dell’Italia, che pur ha un terzo di abitanti in meno. E oggi lì la vita scorre tranquilla: a parte lockdown brevi e mirati, la gente esce, va ai concerti; locali, scuole e ristoranti sono aperti.

 

coronavirus vietnam 3

Il livello di guardia però resta alto. Riferisce il sito di news americano Vox che ad Haiphong, non lontano dalla capitale, Hanoi, a febbraio sono stati allestiti decine di checkpoint per il Tet Festival, il capodanno vietnamita, la festività più importante del Paese in cui le famiglie si spostano per riunirsi e festeggiare.

 

Basta un contagio nel proprio quartiere per rimanere bloccati: un caso e la zona di provenienza diventa «rossa», da lì non ci si può muovere. A marzo il Vietnam ha sospeso anche i voli interni, nel Paese che per primo aveva sigillato le sue frontiere verso l’esterno. All’inizio dell’anno scorso, mentre Europa e Usa si concentravano a proteggersi dai Paesi con casi «conclamati» di covid, il Vietnam si chiudeva al mondo. A metà marzo sospendeva visti a tutti gli stranieri e bloccava i voli.

 

coronavirus vietnam 2

Mentre nei Paesi occidentali le restrizioni ai viaggi rincorrono i contagi, ristrette ai Paesi più colpiti, con quarantene spesso non obbligatorie e scappatoie consentite, il Vietnam si è «sigillato». Mentre l’Occidente procede a fisarmonica, allentando le misure quando i casi scendono, il Vietnam ha mantenuto in piedi le sue barriere, anche in periodi con zero nuovi casi. «Meno contagi ci sono, più le restrizioni al confine hanno valore: funzionano meglio quando sembrano eccessive, prima o dopo che la trasmissione del virus abbia luogo» sostiene Mark Jit, epidemiologo della London School of Hygiene and Tropical Medicine, ribaltando le convinzioni, e le pratiche, più diffuse finora.

coronavirus vietnam 5

 

Ancora oggi arrivare in Vietnam è consentito soltanto a ristrette categorie di persone, come uomini d’affari, e soltanto se provenienti da Paesi a basso rischio. In ogni caso chiunque voglia entrare necessita di speciali permessi governativi e deve poi fare una quarantena di 21 giorni sotto sorveglianza statale.

 

Limitazione della mobilità e quarantene obbligatorie sono state affiancate in Vietnam da altre misure come il tracciamento serrato, lockdown mirati e tempestivi, test a volontà: un mix di provvedimenti che aiutano a capire come il Vietnam sia riuscito a bloccare il virus prima ancora di avviare la vaccinazione di massa.

coronavirus vietnam

 

Pochi Paesi sono così drastici nell’affrontare la pandemia. Il Vietnam è uno stato comunista con un Pil pro-capite di 2.700 dollari, che nell’anno della pandemia ha segnato una crescita del 2,9%, la miglior performance in Asia. E questo ha favorito il supporto della popolazione alle misure anti pandemia.

 

Certo, un sistema politico a partito unico ha aiutato a rispondere più velocemente e in modo compatto alla crisi sanitaria. «Ma non si tratta semplicemente di contrapporre totalitarismo e democrazie occidentali» osserva Kelley Lee, docente di salute globale alla Simon Fraser University, studioso dell’impatto delle restrizioni ai movimenti. Come pure suggeriva Francesco Magris sul Corriere, questa vittoria non si può spiegare esclusivamente nella formula usuale e auto-assolutoria del «è una dittatura e certe misure da noi politicamente impraticabili là possono venire adottate».

CORONAVIRUS VIETNAM

 

Tant’è che anche una piccola democrazia, Taiwan, vanta pochi casi e soltanto 11 morti in totale. A salvare il Vietnam, come Taiwan, ha contribuito innanzitutto la paura della Cina, epicentro della pandemia: i due Paesi confinanti hanno avuta una reazione tempestiva e messo in campo un piano articolato di misure per difendersi da quella che considerano una minaccia vicina. Ma in un mondo globalizzato siamo tutti confinanti con la Cina.

 

CORONAVIRUS VIETNAM – EVACUAZIONE TURISTI DA NANG

Allarga il tiro Walter Ricciardi, in un editoriale su Avvenire: «Che cosa hanno in comune la Nuova Zelanda e Taiwan, il Ruanda e l’Islanda, l’Australia e il Vietnam, Cipro e la Thailandia? Poco o niente dal punto di vista geografico, culturale, economico e sociale e però sono tutti Paesi in cui la vita oggi scorre più o meno normalmente grazie alla scelta di non convivere con il virus, ma di arrestarlo e, se possibile, eliminarlo — riassume il consigliere del ministro Roberto Speranza — Hanno fatto scelte coraggiose».

coronavirus vietnam 4coronavirus vietnam 4coronavirus vietnam 3coronavirus vietnam 2coronavirus vietnam 1vietnam airlines coronavirusvietnam airlines coronavirus 1CORONAVIRUS VIETNAM

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…