AI DELIRI WOKE NON C'E' MAI FINE - ALL'INTERNO DEI MINISTERI INGLESI, I QUADRI DELLE GLORIOSE IMPRESE DEL PASSATO VENGONO SOSTITUITI CON QUELLI DI ARTISTI PIÙ "INCLUSIVI" - AL POSTO DI STAMPE CHE RAFFIGURANO ANTICHE BATTAGLIE NAVALI, I LABURISTI HANNO IMPOSTO OPERE DI ARTISTI CHE CRITICANO IL "RAZZISMO INSITO NELL'ESPANSIONE COLONIALE BRITANNICA" - TRA LORO ANCHE QUELLE DI YINKA SHONIBARE CHE BOLLA WINSTON CHURCILL COME "UN AGENTE DEL COLONIALISMO" - RIELLO: "PER QUALSIASI PAESE DELEGITTIMARE SISTEMATICAMENTE E PUBBLICAMENTE LA PROPRIA STORIA NON È UN BANALE ESERCIZIO ESTETICO. QUALCHE RISCHIO ALLA FINE C'È..."
Antonio Riello per Dagospia
Whitehall, Westminster, Londra. È una delle tipiche destinazioni turistiche: si viene ad assistere al "Cambio della Guardia". Lungo la stessa via sorgono svariati ministeri tra cui quello degli Esteri (Foreign Office) e della Difesa (MoD). Per un paio di secoli negli uffici dell'Ammiragliato (il dipartimento più potente della Difesa) si sono decisi i destini di mezzo mondo.
Anche del nostro paese: se la Royal Navy avesse fermato i piroscafi con a bordo "I Mille" l'Italia sarebbe diversa da come la conosciamo. Per fortuna Whitehall decise che ci voleva un paese (l'Italia appunto) abbastanza grande e potente da rivaleggiare con la Francia nel Mediterraneo centrale. Il termine Whitehall nel linguaggio della gente comune è ancora sinonimo di Burocrazia e Potere.
Le austere stanze di questi ministeri da lungo tempo sono state addobbate con opere d'Arte di varia qualità e valore. Provengono dal "Government Art Collection", un fondo nato nel 1899 con questo scopo (sono quasi 16.000 gli oggetti che ne fanno parte). Lo scopo non è mai stato tesaurizzare capolavori ma semplicemente adornare le pareti interne degli edifici. Insomma dare un'aria di rispetto e di decoro (all'altezza del contesto).
Quasi sempre si tratta di stampe - più o meno anonime - che ritraggono simboli nazionali. Paesaggi e luoghi della Gran Bretagna. Memorie di qualche avvenimento storico di carattere navale. Non mancano le battaglie (quelle vinte ovviamente), e tra queste anche qualche vittoria legata alle avventure/disavventure esotiche (India e via dicendo). Compaiono anche dei dipinti: per lo più ritratti polverosi di impettiti condottieri inglesi, di lignaggio più o meno aristocratico.
Nel 2024, dopo la vittoria del Labour alle elezioni, al Foreign Office arriva David Lammy e decide subito che è ora di cambiare musica. Intende sostituire negli uffici almeno una parte delle stampe raffiguranti le glorie imperiali con opere di artisti contemporanei. In questo caso, alla luce del principio di "Inclusione", vengono presi in considerazione opere di Lubaina Himid e Yinka Shonibare (due bravissimi artisti, comunque votati al filone che critica aspramente il razzismo insito nell'espansione coloniale britannica).
Invece al Ministero del Tesoro, Rachel Reeves porta opere di Barbara Hepworth, Donna Coleman, Abdulrazaq Awofeso, Mel Brimfield, Lucy Stein e Martine Poppe. Mentre all'Home Office (il Ministero degli Interni) l'allora responsabile, Yvette Cooper, decide per alcune opere di David Shrigley (notevole artista particolarmente ironico e irriverente). Questo governo voleva, appena insediato, lasciare la propria impronta nei "palazzi".
Questi cambiamenti non sono piaciuti a tutti. Ma ringiovanire la "Government Art Collection" è stata comunque un'opera meritevole. Di sicuro è anche un dovere verso le nuove generazioni artistiche. Quindi, se qualche incisione o qualche acquerello finiscono in magazzino e vengono sostituite da opere più "fresche" che descrivono meglio la società di oggi, dov'è il problema?
L'idea del governo in carica, correttissima sul piano teorico, è riflettere in modo ufficiale la nuova compagine sociale della nazione britannica, fatta (in parte) anche da persone che provengono dalle ex colonie (o comunque da aree extraeuropee). Si tratta di comunità contraddistinte da sostanziosi incrementi demografici. I dirigenti del Labour vogliono consacrare pubblicamente questa nuova fase dell'identità nazionale. Non è solo una sacrosanta questione di principii e di dati statistici. E', nel contempo, una faccenda di voti e consenso. Per il partito significa anche prestigio.
In effetti la popolazione è notevolmente cambiata rispetto ai tempi della Thatcher o anche di Tony Blair e l'idea tradizionale che gli stranieri spesso hanno della vita in Gran Bretagna (aristocratici, tartan, pub, etc. etc.) è in realtà un po' datata. La "Britishness" attuale ricorda una bella insalata russa un poco speziata: si presenta bene, ha dentro tante varie e saporite verdure ma la maionese che la tiene assieme sembra ogni tanto sul punto di irrancidire. Il Reform di Farage propone, come prevedibile, ricette politico-gastronomiche più legate alla tradizione: solo pallide verdure locali bollite, al massimo con sopra qualche goccia di Worcestershire Sauce.
shonibare e una statua della regina vittoria the decoloniser
Ma c'è assai di più. Fin che negli uffici appaiono opere astratte come quelle di Barbara Hepworth la faccenda è semplice e le obiezioni deboli. Quando invece, come fa Shonibare, si irride apertamente addirittura a Winston Churchill bollandolo come un agente del colonialismo (cosa che tra l'altro è storicamente vera) le cose si fanno un po' più controverse e delicate. Una compagine statale che propone nei propri luoghi deputati un tipo di Arte che mette in discussione la propria Storia è senz'altro una compagine più forte di quella che tende a censurarla.
Ma è necessario un certo grado di realismo: per qualsiasi paese delegittimare sistematicamente e pubblicamente la propria Storia non è un banale esercizio estetico. Qualche rischio alla fine c'è. Non si tratta certo di immaginare qui una qualche forma di "Arte di Stato". Però prima di mettere in discussione (e revisionare) il passato è politicamente necessario saper ispirare un forte senso di stabilità e fiducia collettiva.
il ministro rachel reeves con un nuovo quadro di lucy stein alla parete
Bisogna, in qualche modo e in anticipo, creare intorno a questo processo un sentimento di grande concordia nazionale. E al momento il governo Starmer sembra essere troppo debole e divisivo per potersi permettere operazioni di così grande ambizione.
yinka shonibare con statua di churchill
Rrrriello - antonio riello
orchid by barbara hepworth
immagine tipica da ministero veduta do oxford
antonio riello
shonibare con statua di soldato coloniale britannico
mel brimfield
foreign e commonwealth office
classica stampa da ministero britannico 02
foreign office
lubaina himid e un opera sul traffico degli schiavi
classica stampa da ministero britannico 01




