tommaso paradiso

DESTINAZIONE PARADISO (IN PRIMA CLASSE) – IL FRONTMAN DEI THEGIORNALISTI: “VOGLIO STARE COMODO, VIVERE BENE, NON HO NOSTALGIA DI QUANDO CI FACEVAMO MILLE CHILOMETRI AL GIORNO CON IL FURGONE PER SUONARE IN GIRO ED ESSERE PAGATI QUANTO BASTAVA PER LA BENZINA” – “L’AUTENTICITÀ? VOGLIO ASPIRARE A GRANDI NUMERI. THEGIORNALISTI GIOCANO NEL CAMPIONATO ETERNO DELLA CANZONE ITALIANA: CANZONI PER ESSERE CANTATE DA TUTTI” - VIDEO

Paola Jacobbi per "Vanity Fair"

 

tommaso paradiso

«Non si possono accusare i cantanti per quello che scrivono. È colpevole chi non ha badato a rispettare le regole di sicurezza. Ed è il tale con lo spray al peperoncino l’Idiota Ebbasta. Non Sfera. Il mondo di rap e trap vive di linguaggio provocatorio, si sa. Ma non per questo chi scrive o, peggio, chi ascolta quella musica è violento o sessista.

 

A me piacciono i film di Quentin Tarantino, mi è piaciuto Gomorra, ma non vado in giro a sparare. Del resto, gli antichi Greci insegnano: la creazione artistica è catarsi. Altrimenti tutti gli spettatori di Medea di Euripide ammazzerebbero i loro figli».

 

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Così si esprime, al telefono, Tommaso Paradiso sul tema «musica cattiva maestra», il dibattito specioso e pericoloso che si è acceso all’indomani della tragedia alla discoteca Lanterna Azzurra, dove hanno trovato la morte sei persone, di cui cinque minorenni.

 

Avevo incontrato il frontman dei Thegiornalisti qualche giorno prima, a pranzo nel ristorante del suo hotel preferito a Milano. Cappello da baseball, calzoni corti («poi vado in palestra»), Tommaso è romano come una pietra del Colosseo ed è laureato in Filosofia: le citazioni da Hegel e Husserl piovono nella conversazione così, a sorpresa. Scrive e canta canzoni a prova di mamme e nonne.

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La hit Riccione, dicono i maligni, starebbe persino nelle playlist delle Baby Dance tra bimbi della scuola materna. L’unica parolaccia visibile si riscontra in Felicità puttana, singolo tormentone del momento tratto dall’ultimo disco, Love.

 

A Tommaso la trap non dispiace («trovo molto bravo Ghali e mi divertono alcune cose della Dark Polo Gang») ma la sensazione è che parlare con lui di questa musica sia come parlare di cosciotti d’agnello con un vegetariano. Perché il suo mondo è fatto di storie d’amore, viaggi, batticuore quotidiani, citazioni cinematografiche e televisive, da De Sica (Christian) al Dr. House.

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Tommaso canta «ti mando un vocale di dieci minuti / soltanto per dirti quanto sono felice» e la prima dichiarazione ispirata alla Gazzetta dello Sport della musica italiana: «Ho vinto il Mondiale da quando ci sei / sei la Nazionale del 2006», dedicata alla fidanzata Carolina Sansoni.

 

Questa abilità di scrittura, così immediatamente orecchiabile, Paradiso non la tiene solo per sé: ha scritto per Gianni Morandi e Luca Carboni, Noemi e Giusy Ferreri. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Gli avevano anche proposto una parte nella serie televisiva 1993 e, di recente, ha incontrato Verdone: «Spero di poter scrivere la colonna del suo prossimo film, Carlo è un mito».

 

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All’inizio la critica diceva «siete bravi ma non fate niente di nuovo», adesso «siete bravi ma eravate meglio quando eravate una piccola band indie, oggi siete troppo mainstream».

 

Voi chi volevate essere?

«Non avrei mai pensato di avere la copertina di Vanity Fair o di sentire il nome Thegiornalisti pronunciato da Fabio Fazio. Ma sono felice che stia succedendo. Io voglio stare comodo, in una casa grande, vivere bene, non ho nostalgia di quando ci facevamo mille chilometri al giorno con il furgone per suonare in giro ed essere pagati quanto bastava per la benzina».

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Non pensa mai: se mi rivolgo ai grandi numeri, divento meno autentico?

«Ma aspirare ai grandi numeri è fondamentale! La Cappella Sistina, Picasso, i Beatles piacciono a tutti e un motivo ci sarà. Non mi sto paragonando a nessuna di queste cose, sia ben chiaro, altrimenti mi prendono per matto.

 

Però quando vedo 12 mila persone saltare all’unisono in un palazzetto e vedo che questi 12 mila sono dai 10 a i 60 anni, sono contento. Thegiornalisti giocano nel campionato eterno della canzone italiana: canzoni per essere cantate da tutti»

 

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Che musica ascoltava da ragazzino?

«Stavo in fissa con il Brit Pop: Blur, Verve ma soprattutto Oasis. Ho fatto cose pazze per loro. Andavo a Londra sotto casa dei Gallagher. Manco c’erano i cellulari che facevano le foto. Era solo per dire: sono qui, e qui, proprio qui, abita un Gallagher.

 

Prima ascoltavo i preferiti di mia madre: Lucio Battisti, Gianna Nannini, John Lennon e Antonello Venditti. Per me Notte prima degli esami è la canzone perfetta. Sono molto legato all’infanzia, al liceo, a quel momento della vita fatto di motorini e prime sbronze, descritto in parte anche dai primi film di Gabriele Muccino».

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Lei non ha mai conosciuto suo padre ed è cresciuto, figlio unico, solo con sua madre. Che rapporto avete?

«Le voglio bene da morire ma sa com’è, no? Le madri fanno incazzare i figli e viceversa. Mia madre è critica a livelli pazzeschi nei miei confronti. Non le va mai bene niente: i capelli, i vestiti…».

 

E le canzoni?

«Eh, insomma. Per lei andrebbe fatto tutto con il pianoforte a coda e gli archi… è una classicona. Quando abbiamo messo il synth in un pezzo, ha avuto moltissimo da ridire. Stanotte l’ho sognata, ho avuto un incubo in cui lei stava male, le colava il sangue dal naso, allora appena mi sono svegliato le ho telefonato tutto preoccupato.

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Stava benone, in macchina, andava da mia nonna che ha 97 anni e, da un paio, la demenza senile. Anch’io quando posso ci vado, me la abbraccio e le stringo le mani e le parlo. Non capisce più niente, non so se ci riconosca, eppure qualcosa, una piccola luce in mezzo al buio della mente, io sento che c’è».

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