DITE ALLA MELONI CHE C’È POCO DA ESULTARE QUANDO SI PARLA DI GIOVANI E LAVORO - L'ITALIA PERDE 16 MILIARDI DI EURO ALL'ANNO IN CAPITALE UMANO: È IL COSTO, STIMATO DAL CNEL, DELL'EMIGRAZIONE NETTA DEI GIOVANI CONNAZIONALI, CHE SCELGONO L'ESTERO PER COSTRUIRE IL PROPRIO FUTURO – IN UN PAESE CHE NON RIESCE A TRATTENERE I SUOI FIGLI, NELL'ARCO DI VENT'ANNI GLI OCCUPATI TRA 15 E 49 ANNI SONO DIMINUITI, MENTRE I 50-64ENNI SONO PIÙ CHE RADDOPPIATI - NEL 2024 L'ITALIA È ULTIMA IN EUROPA PER TASSO DI OCCUPAZIONE GIOVANILE TRA I 15 E I 29 ANNI, CON IL 34,4%...
Estratto dell’articolo di Claudia Luise e Sara Tirrito per “La Stampa”
L'Italia perde 16 miliardi di euro all'anno in capitale umano. È la cifra che il Cnel ha stimato per il triennio 2022-2024, il costo dell'emigrazione netta dei giovani connazionali che scelgono l'estero per costruire il proprio futuro. Un esodo che colpisce soprattutto le regioni più produttive: la Lombardia perde oltre tre miliardi, il Veneto 1,6. Di fondo, c'è un Paese che non riesce ad attrarre i propri talenti, né a trattenerli. […]
Nell'arco di vent'anni gli occupati tra 15 e 49 anni sono diminuiti, mentre i 50-64enni sono più che raddoppiati. In gran parte per via di mancati investimenti.
Secondo l'Ocse, nel 2023 l'Italia ha destinato all'istruzione il 3,9% del Pil contro una media europea del 4,7%. La spesa per studente universitario rappresenta il 16% del Pil pro capite italiano, contro il 30% della Germania e il 26% della Francia. In valori assoluti, il nostro Paese investe 8.992 dollari per studente universitario, meno della metà della Germania e il 60% in meno della Francia.
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tra il 2013 e il 2025 gli over 50 hanno visto crescere l'occupazione del 49,8%, mentre i 35-49enni hanno perso 1,4 milioni di posti di lavoro. Negli ultimi tre anni gli occupati 15-24enni sono diminuiti del 9,7%, con un tasso di inattività salito al 78,1%.
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Nel 2024 per l'Eurostat il tasso di occupazione giovanile italiano (15-24 anni) è stato al 19,7%, penultimo in Europa, davanti solo alla Grecia. Per la fascia 15-29 anni l'Italia è ultima con il 34,4% contro una media Ue del 49,5%. In Olanda lavora il 79,8% dei giovani, in Germania il 62,9%, in Francia il 48,5%.
«L'Italia non è particolarmente attrattiva per i giovani - dice la segretaria della Uil Ivana Veronese -. E la prossima manovra di bilancio non cambia le cose. Al di là dei contributi per chi apre un'impresa o degli sgravi per chi assume giovani, il tema di fondo è che assumiamo i giovani prevalentemente con contratti a termine, con partite Iva sfruttate, offriamo part-time involontari e non diamo al giovane una chiarezza di carriera».
L'unico «grande risultato che abbiamo ottenuto» è la detassazione degli aumenti contrattuali, che vale per tutti i lavoratori dipendenti.
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GIOVANI - LAVORO E DISOCCUPAZIONE
«Il paradosso è che i giovani italiani con laurea e Master all'estero trovano lavoro qualificato», nota Veronese. Gli esoneri contributivi per le assunzioni under 35 previsti dalla legge di Bilancio, secondo lei, non risolveranno il problema: «rimangono legati alla volontà delle aziende di assumere». Il malfunzionamento è dovuto a un tessuto produttivo fatto per oltre il 90% da piccole imprese senza la mentalità di investire in percorsi di carriera definiti.
«Le ragazze sono ancora più penalizzate perché potrebbero avere dei bambini - dice Veronese -. Ma quando si riesce finalmente a entrare stabilmente in un'azienda, dopo molti anni e in età fertile, bisogna ancora scegliere: figli o carriera».
A rendere poco attrattiva l'Italia non è una singola causa ma un mercato del lavoro precario e povero: «Il problema è sistemico - spiega Alessandro Foti, ricercatore al Max Planck Institute e autore del libro "Stai fuori! Come il Belpaese spinge i giovani ad andare via" […]
salari troppo bassi rispetto al resto d'Europa, mancano poi sostegno strutturale alle famiglie, dagli asili nido al gender gap, elementi che spingono anche il crollo demografico.
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A pesare è anche la scelta politica sulle risorse pubbliche: la spesa sociale italiana si è indirizzata massicciamente sui sussidi a reddito, a discapito degli investimenti in sanità, lavoro di cura e istruzione. Settori che in altri Paesi europei hanno generato occupazione qualificata per giovani laureati e donne. […]






