
È QUASI CERTO CHE GLI ALIENI ESISTONO. SE NON SI FANNO VEDERE È PERCHÉ SONO ANNOIATI – È LA TEORIA DELLA “BANALITÀ RADICALE”, CHE RIFIUTA L’IDEA DI EXTRATERRESTRI SUPER-EVOLUTI CHE SI MUOVONO PER L’UNIVERSO DOPO AVER DOMINATO LEGGI DELLA FISICA A NOI INCOMPRENSIBILI – È ALTAMENTE PROBABILE (QUASI CERTO) CHE I TERRESTRI NON SONO GLI UNICI ABITANTI DELLA GALASSIA, SEMPLICEMENTE, LA TECNOLOGIA DEGLI ALIENI NON È COSÌ SUPERIORE ALLA NOSTRA DA RENDERCELI VISIBILI. E QUELLI SI SAREBBERO ANNOIATI DI PROVARE A FARSI NOTARE...
Traduzione di un estratto dell’articolo di Ian Sample per https://www.theguardian.com/
Per secoli, i grandi pensatori si sono interrogati sul motivo per cui, a fronte delle centinaia di miliardi di pianeti presenti nella galassia, non abbiamo ancora osservato alcun segno convincente di vita intelligente al di fuori della Terra.
Ora, gli scienziati stanno valutando una possibilità intrigante: se gli alieni esistono, la loro tecnologia potrebbe essere solo di poco superiore alla nostra. E, dopo aver esplorato per un po’ il loro quartiere cosmico, potrebbero semplicemente essersi annoiati e aver smesso di interessarsene, rendendo difficile la loro individuazione.
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Questo scenario, descritto in un nuovo studio, si fonda sul principio della “banalità radicale”, che rifiuta l’idea di extraterrestri che si muovono per l’universo dopo aver dominato leggi della fisica a noi incomprensibili. Propone invece una Via Lattea abitata da un numero limitato di civiltà con una tecnologia non molto più avanzata della nostra.
«L’idea è che siano più progrediti, ma non di molto. È come avere un iPhone 42 invece di un iPhone 17», ha spiegato il dottor Robin Corbet, ricercatore senior all’Università del Maryland, Baltimore County, con base al Goddard Space Flight Center della NASA. «Questa ipotesi appare più plausibile, più naturale, perché non propone nulla di troppo estremo».
Corbet ha formulato questa teoria dopo aver riflettuto sulle spiegazioni fornite dai ricercatori per il cosiddetto “grande silenzio”, o paradosso di Fermi: la discrepanza tra la mancanza di prove convincenti sull’esistenza di civiltà aliene e l’elevata probabilità della loro presenza in un universo vasto e antico.
La maggior parte delle teorie gli è parsa esotica. Forse gli extraterrestri sono troppo avanzati per essere rilevati? Forse la Terra è uno “zoo cosmico” che gli alieni hanno deciso di lasciare indisturbato? O forse la Terra è l’unico luogo della galassia dove esiste la vita?
La ricerca di intelligenze extraterrestri (SETI) si concentra da sempre sulla rilevazione di “tecnosegni”. Civiltà avanzate potrebbero rendere nota la loro esistenza costruendo potenti fari laser visibili da altri pianeti. Potrebbero rivelarsi inviando sonde robotiche attraverso la galassia, o costruendo enormi strutture nello spazio per sfruttare l’energia della propria stella. Potrebbero perfino visitare altri pianeti o disseminare manufatti nella galassia. Tutto ciò le renderebbe individuabili.
Ma il principio della banalità radicale dice di no. Spiega il grande silenzio ipotizzando che le civiltà extraterrestri abbiano raggiunto un livello tecnologico di stallo, non molto al di sopra delle nostre capacità. «Non dispongono di viaggi più veloci della luce, né di macchine basate sull’energia oscura, sulla materia oscura o sui buchi neri. Non stanno sfruttando nuove leggi della fisica», ha affermato Corbet.
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Se fosse così, le civiltà aliene avrebbero difficoltà a mantenere accesi potenti fari laser per milioni di anni. Non potrebbero viaggiare rapidamente tra i pianeti. E, dopo aver esplorato la galassia con sonde robotiche, potrebbero semplicemente stancarsi dei dati raccolti e rinunciare all’esplorazione spaziale.
Lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke avrebbe detto: «Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti». Corbet, il cui studio non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria, sospetta che la verità possa trovarsi a metà strada, “in un universo piuttosto più banale, e quindi meno spaventoso”. Un eventuale contatto, aggiunge, “potrebbe lasciarci un po’ delusi”. […]
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