
"ERAVAMO PEDINATE DA AUTO CON DUE UOMINI MEDIORIENTALI. LO DISSI, MA IL VERBALE È SPARITO" - L'ACCUSA DI SIMONA DE SANTO, AMICA DI MIRELLA GREGORI, LA RAGAZZA SPARITA A ROMA NEL MAGGIO 1983 (UN MESE PRIMA DI EMANUELA ORLANDI) - DEL SANTO E' STATA SENTITA DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA CHIAMATA A FAR LUCE SUI DUE CASI DELLE RAGAZZINE SCOMPARSE - L'IPOTESI DEL RAPIMENTO DOPO "UN APPUNTAMENTO FINITO MALE" E LE PRESUNTE CONNESSIONI CON LA SANTA SEDE...
Estratto dell'articolo di Fabrizio Peronaci per www.corriere.it
«Io e Mirella prendevamo l'autobus per andare a scuola insieme e mi sono accorta che eravamo seguite da una macchina scura. A bordo c'erano due uomini. Sembravano mediorientali... Questo accadeva circa un anno prima della scomparsa...»
Lo ha affermato Simona De Santo, per un periodo compagna di classe di Mirella Gregori all'istituto professionale padre Reginaldo Giuliani, in via IV Novembre, a Roma, ascoltata in audizione dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e della stessa Mirella, sparita il 7 maggio 1983.
È una rivelazione rilevante e inaspettata, che arriva all'indomani delle indiscrezioni sulla A112 bianca, immatricolata nel 1975, parcheggiata sotto casa del superteste Marco Accetti, al Nomentano, auto forse usata nei sequestri (qui il servizio esclusivo del Corriere). Due novità in poche ore, insomma.
emanuela orlandi mirella gregori
La deposizione di Simona De Santo, oggi 58enne, rilasciata a Palazzo San Macuto senza fare ricorso alla secretazione della seduta, sembra rilanciare, oltre alla pista di un rapimento premeditato (con dinamiche diverse da un ratto a scopo sessuale), la connessione con il caso di Emanuela Orlandi, che scomparve un mese e mezzo dopo, il 22 giugno 1983.
Raffaella Gugel, cittadina vaticana amica di Emanuela, dichiarò infatti a verbale di essere stata pedinata e seguita sul bus verso scuola, tre volte «di fila» a settimana, «da un giovane con fattezze mediorientali».
Si consolida quindi lo scenario dell'intrigo contro la Santa Sede (qui la ricostruzione completa) ai danni di due ragazzine sacrificate alla ragione di Stato? Non va dimenticato che i rapitori di Emanuela e Mirella fin dalle prime settimane, nel rivendicare il doppio sequestro, chiesero lo scambio tra le quindicenni e l'attentatore di papa Wojtyla, Ali Agca. Ma ecco nel dettaglio l'audizione dell'amica di Mirella Gregori. «Quando scendevamo dal bus c'era, ai tempi, un negozio di articoli religiosi e tante volte ho visto questa macchina scura di grande cilindrata - ha precisato Simona De Santo -. Sono incerta se di colore nero o verde scuro».
A bordo - ecco il passaggio chiave - c'erano «certamente due persone, non ricordo se tre. Una volta sono scesi, guardavano e basta, non hanno detto nulla - ha continuato -. Erano persone non italiane, con la pelle abbastanza scura, le ho definite "mediorientali", ma non so dire la nazionalità». «Di questo non ho messo, stupidamente, al corrente i miei genitori», ha continuato la testimone, aggiungendo di non averne mai parlato all'epoca neppure con Mirella.
La donna si è comunque detta «certa» che quelle due o tre persone fossero interessate a lei e Mirella, perché diverse volte notò l'auto sia all'andata sia al ritorno da scuola, episodi avvenuti «l'anno prima della scomparsa e non nei mesi precedenti il 7 maggio 1983». [...]
E c'è un ulteriore giallo. L'ex compagna di classe di Mirella, nel riferire di essere stata sentita dalle forze dell'ordine, ha infatti rivelato: «Questa cosa l'ho detta e verbalizzata, ma la deposizione non si trova. Fui sentita i primi mesi dopo la scomparsa di Mirella e penso di essere stata chiamata dai carabinieri. Andai da sola e ricordo questa verbalizzazione; fui ascoltata da una persona e vedevo due faldoni con il nome della mia amica e di Emanuela Orlandi». «In quel periodo», ha chiosato De Santo, «ricevevo telefonate anonime a casa: non rispondevano, e dopo un lungo silenzio buttavano giù».
IL VERBALE A CUI FA RIFERIMENTO DEL SANTO
Infine, spazio a qualche valutazione personale. «Ultimamente ho pensato a un appuntamento con qualcuno poi finito male», ha sottolineato l'ex compagna dell'istituto professionale. Per anni, mossa dalla «speranza», Simona ha pensato che Mirella «fosse viva da un'altra parte», anche se la sua amica «non era assolutamente il tipo» da allontanarsi da casa. Alle domande della Commissione, la donna ha replicato che, secondo lei, i casi di Mirella e di Emanuela non sono collegati. «Eravamo molto amiche, le volevo molto bene», ha concluso.