
IL FAR WEST DELLA TASSA DI SOGGIORNO – PIÙ DI 1.300 COMUNI IN TUTTA ITALIA ADOTTANO LA “TOURIST TAX”, CHE DOVREBBE ESSERE IMPIEGATA PER FINANZIARE PROGETTI LEGATI AL TURISMO (NEL 2024 HA GENERATO INCASSI PER OLTRE UN MILIARDO E 186 MILIONI DI EURO) MA È DIFFICILE DIRE DOVE QUEI SOLDI FINISCANO – IL MOTIVO? I COMUNI NON SONO TENUTI A RESOCONTI SU COME SPENDONO L’IMPOSTA PERCHÉ, A DISTANZA DI 15 ANNI, MANCA IL DECRETO ATTUATIVO PER UN REGOLAMENTO NAZIONALE - L'OSSERVATORIO NAZIONALE SULL'IMPOSTA DI SOGGIORNO: “È DIFFICILE SAPERE I REALI INVESTIMENTI EFFETTUATI CON GLI INTROITI. RISCONTRIAMO SEMPRE MENO COLLABORAZIONE…”
Estratto dell’articolo di Anna Maria Angelone per “la Stampa”
Sapere come è utilizzato il gettito dell'imposta di soggiorno incassata dai turisti è un po' come cercare il classico ago nel pagliaio. E se il 2025 si profila un anno record per le entrate, non si può dire lo stesso sul fronte delle spese: quanto dell'introito della "tourist tax" sarà effettivamente destinato agli interventi a favore del settore? […]
Secondo un rapporto di Bankitalia del 2018, questa gabella (nata nel lontano 1910 per le città di bagni termali, abolita a fine anni '80 ma ripristinata nel 2011 in virtù del federalismo), è diventata una fonte di risorse cruciale per i Comuni, soprattutto dopo l'abolizione della Tasi. Nei quindici anni di vita del tributo locale, le amministrazioni che l'hanno adottato a scapito dei visitatori che pernottano […] sono saliti da appena tredici a ben 1.389 (dati dell'Osservatorio nazionale sull'imposta di soggiorno). E il numero continua a lievitare: solo nel primo semestre del 2025, l'imposta è scattata in altri 75 enti locali.
In crescendo, anche le entrate: secondo le stime dello stesso Osservatorio, da 77 milioni di euro del primo anno a un miliardo e 186 milioni di euro per quello in corso. Più della metà degli introiti si concentra in quattro regioni: al Lazio, trainato dalla capitale Roma, ha fruttato quasi 301 milioni di euro (seguono Toscana, Lombardia e Veneto).
Con la scusa del Giubileo, poi, diversi Comuni hanno maggiorato la tassa, come consentito dall'ultima legge di bilancio: è il caso, per esempio, di Milano, Fiumicino, Viterbo dove l'anno santo porta in dote un extra di due euro a notte rispetto alla tariffa vigente (che può andare fino a un massimo di cinque euro a notte a pernottamento o dieci euro a Roma e Venezia).
La nota dolens arriva con la gestione. Sulla carta, il decreto ha destinato il gettito "a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali". Ma i Comuni non sono tenuti a resoconti su come spendono la tassa di soggiorno perché, a distanza di quindici anni, manca il decreto attuativo per un regolamento nazionale. Di conseguenza, ognuno segue le sue regole.
«Il punto debole della tassa è questo», chiarisce Massimo Feruzzi, responsabile dell'Osservatorio nazionale sull'imposta di soggiorno. «Il rendiconto di utilizzo non è un obbligo di legge, quindi è difficile sapere i reali investimenti effettuati con gli introiti. E abbiamo riscontrato sempre meno collaborazione. Nel 2023, su 200 Comuni contattati, ha risposto una dozzina e solo dopo vari solleciti. Spesso, peraltro, con risposte vaghe e poco esaustive».
[…] L'ultima verifica dell'Osservatorio ha fotografato, per esempio, che appena lo 0,75% è stato finalizzato al "completamento itinerari turistici" ritenuto oggi strategico per gestire il fenomeno dell'overtourism. Altre voci sono talmente generiche da lasciare spazio a qualsiasi catalogazione.
«Per il 2021, il Comune di Verona ci ha fornito due indicazioni: circa 724 mila euro per "sviluppo e valorizzazione del turismo" e oltre 1 milione e 316 mila euro per "attivita culturali e interventi diversi nel settore culturale"» prosegue Feruzzi.
«Nello stesso anno, Napoli ha destinato una cifra superiore a 1 milione di euro alla voce di spesa per "organi istituzionali". Ma come si può capire dove sono finiti e con quale efficacia?». […] C'è, poi, il caso emblematico di Roma: in virtù delle norme, tutte le risorse incassate dal "contributo di soggiorno" finiscono nel bilancio di Roma Capitale in quanto non vincolate ad alcuna destinazione. «Non c'è trasparenza nella rendicontazione e neppure un coinvolgimento nella decisione», precisa Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi. «Ribadisco, poi, che la tassa colpisce solo chi pernotta ma non altri turisti che consumano ugualmente il territorio. Senza contare che l'onere della riscossione riguarda solo noi».
Gli albergatori, stretti nel ruolo di esattori, sono alle prese con diverse grane. «Se sbagliamo, siamo soggetti a sanzione. Per lo stesso dato di introiti, dobbiamo fare tre denunce diverse a tre diversi soggetti. Ferma restando la nostra proposta di una "city tax", serve una regolamentazione uniforme per tutti. E opportune garanzie per il rispetto del vincolo di destinazione del gettito e per monitorarne l'effettivo uso», chiosa Nucara.