RAPIMENTI DI SERIE B - PARLA LA FIGLIA DI ANNA BULGARI: “QUANDO SENTO CHE PER GRETA E VANESSA A PAGARE SAREBBE STATO LO STATO PROVO RABBIA E DISGUSTO. NOI FUMMO LASCIATI SOLI. DA CRAXI E SCALFARO NEANCHE UNA TELEFONATA”

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

«La busta era chiusa. Al tatto, però, sentii che dentro c’era qualcosa di molle. Decisi di aprire: era l’orecchio di mio fratello Giorgio...». 
 

rapimento bulgari calissonirapimento bulgari calissoni

(Laura Calissoni Colnaghi ha un lieve momento di incertezza, non proprio di commozione, ma è come se la voce le si spezzasse: sta ricordando i 35 giorni del sequestro di sua madre Anna Bulgari, che all’epoca aveva 57 anni, e di suo fratello Giorgio, diciassettenne. Rapiti la sera del 19 novembre 1983, furono rilasciati la notte di Natale. Lei, Laura, ebbe dalla famiglia l’incarico di negoziare con i banditi ). 
 

«E negoziai in totale solitudine. Non ricevetti alcuna telefonata né dal presidente del Consiglio, Bettino Craxi, né dal ministro dell’Interno, che era Oscar Luigi Scalfaro. Solo i carabinieri si dimostrarono molto competenti e anche dotati di grande umanità. Quando sento che per la liberazione di quelle due ragazze, Greta e Vanessa, a trattare sono stati i nostri servizi segreti e a pagare sarebbe stato addirittura lo Stato, sono assalita da rabbia mista a disgusto. Noi fummo lasciati soli. E da subito». 
 

giorgio calissonigiorgio calissoni

«Quel 19 novembre era un sabato. Pochi minuti prima delle 19, mia madre Anna e mio padre Franco rientrano nella nostra tenuta di Aprilia, vicino a Latina. Scendono dalla Fiat 132 con le buste della spesa e si ritrovano davanti tre uomini. Hanno passamontagna e fucili. Mio zio Gianni, Gianni Bulgari, era stato rapito otto anni prima: mio padre pensa che sia impossibile un altro rapimento, pensa sia uno scherzo di qualche nostro contadino.

Prova a dire con aria scherzosa: “Smettiamola, eh...”.

anna bulgarianna bulgari

 

Ma viene colpito in bocca con il calcio di un fucile. I banditi, che erano entrati nella tenuta fingendosi cacciatori di passaggio, rinchiudono i miei genitori e i camerieri in cucina. Mio fratello Giorgio è in un’altra parte della casa. Non si è accorto di niente. Poco dopo, in un corridoio, catturano anche lui. I banditi rubano quello che c’è da rubare: poi caricano mia madre nel bagagliaio della Fiat 132, mentre mio fratello viene fatto sedere sul sedile posteriore in mezzo a due di loro. Fuggono nella notte». 
 

«Io facevo l’avvocato, avevo 29 anni, ero a New York. Mi avvertono, prendo il primo volo per l’Europa. Un po’ per attitudine professionale, e del resto l’altra mia sorella Francesca s’occupava d’altro, un po’ per carattere, assumo il comando delle trattative. Che partono immediatamente. I banditi fanno scrivere una lettera a mia madre con le condizioni per la liberazione. Tre miliardi di lire, all’epoca una cifra spaventosa, entro il 15 dicembre. In caso di ritardo, a uno dei rapiti verrà tagliato un orecchio e il riscatto, da consegnare entro Natale, salirà a 4 miliardi. Poi avrebbero cominciato a uccidere». 
 

anna bulgari e giorgio calissonianna bulgari e giorgio calissoni

«Il 29 novembre arriva il primo contatto telefonico. All’epoca non esistevano cellulari, non c’erano computer. I banditi si erano fatti dare da mia madre i numeri dei telefoni di casa di alcuni nostri amici. Chiamano alle 7 del mattino, dicono: richiamiamo tra un’ora. La Procura, nei giorni passati, aveva minacciato il blocco dei nostri beni. Ma io non ci bado, e vado a questo appuntamento.

 

La voce che sento ha un forte accento sardo, è la voce di uno che dice di chiamarsi “Riccardo”... in realtà, quando poi lo arresteranno insieme ai complici, scopriremo che si chiama Claudio Cadinu. Mi insulta, parla di capitalismo, credo provi a buttarla sul politico, e in effetti i rapitori avevano forse qualche contatto con il Mas, il Movimento armato sardo: però è un trucco che non funziona. Sono criminali, vogliono soldi. Punto». 
 

greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie   5greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie 5

«Io avrei pagato subito. Però la cifra è gigantesca e devo sentire la famiglia e gli azionisti della Bulgari. Per mio zio Gianni era stato pagato un riscatto di un miliardo e 300 milioni: qui la cifra è molto più alta e colgo, in qualche riunione familiare, l’invito — sia pure non esplicito — a trattare. È un errore. I banditi non pensano a un sequestro di quelli lunghi ed estenuanti: intendono chiudere tutto nel giro di qualche settimana, sono feroci, mantengono ogni minaccia. Ce ne accorgiamo il 17 dicembre, due giorni dopo la scadenza del primo ultimatum.

 

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Chiamano una nostra amica e le dicono di andare a ritirare una busta in un cestino della spazzatura. Quando la busta mi viene consegnata... va bene, l’ho già detto prima, è una roba che non si può descrivere. Ritrovarsi in mano l’orecchio di tuo fratello... Che poi... Che poi, poverino, glielo tagliarono senza anestesia, come fosse un’animale... Presero un coltellaccio da cucina e...». 
 

«Convoco una riunione con tutta la famiglia al completo. Io e mio zio Gianni ci guardiamo fissi. Parlo io, e dico: “Zio, ora tiriamo fuori questi 4 miliardi”. Quando mi richiama quel Riccardo, il sardo, inizio a insultarlo: gli urlo di tutto... Poi, mi calmo, gli dico che okay, va bene, paghiamo. Ma prima che metta giù, gli faccio una domanda secca. “Ho la tua parola d’onore che i miei verranno liberati?”. Lo sento come colto in qualcosa di vivo, forse l’onore, forse — semplicemente — non se l’aspettava una domanda simile. Mi fa: “Hai la mia parola. Tre giorni dopo il pagamento, i tuoi saranno liberi”». 
 

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo

«A pagare non vanno, come per Greta e Vanessa, i nostri servizi segreti: ma due eroici miei amici. Che si avventurano con i soldi del riscatto contenuti dentro bustoni neri dell’immondizia a bordo di una Fiat 127. L’appuntamento è sull’Aurelia, all’altezza di Sarzana. Un uomo con una torcia li aspetta. Pagano, tornano a Roma, inizia l’attesa. Tre giorni terribili. Poi, la sera del 24, una telefonata: li hanno liberati a un chilometro da dove li avevano sequestrati. Li hanno tenuti sempre all’aperto, sotto una tenda. In catene. Costretti a lunghi trasferimenti nei boschi. Mia madre ha i piedi piagati, è terrorizzata. Mio fratello con la ferita dell’orecchio infetta. Però li abbiamo riportati a casa. Noi, da soli, con i nostri soldi. Noi, vorrei dire, italiani di serie B. Quelli che lo Stato non ha aiutato». 

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo


(Otto banditi furono arrestati e condannati a 140 anni di carcere.  La signora Anna Bulgari oggi ha 88 anni. 
Suo marito Franco Calissoni è deceduto nel 2001. 
Suo figlio Giorgio fa il notaio a Roma, l’orecchio gli fu ricostruito negli Stati Uniti con cinque interventi. 
Sua figlia Laura ha smesso di fare l’avvocato ed è un’imprenditrice di successo ). 

 

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