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LE FOTO E I VIDEO DEI MIGRANTI TORTURATI IN LIBIA SONO FALSE – LA RIVELAZIONE DEL “DEBUNKER” DAVID PUENTE: IL FILMATO E LE IMMAGINI MOSTRATE DA ''AVVENIRE'' E ''REPUBBLICA'' GIRANO SU INTERNET DA ANNI E PROVENGONO DA ALTRI PAESI – IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI SI DIFENDE: “ERRORE TECNICO, MA I FILMATI ESISTONO” (PERÒ SONO FALSI PURE QUELLI)

VIDEO - LE PRESUNTE TORTURE AI MIGRANTI IN LIBIA VIENE DAL BRASILE: UN VIOLENTATORE VIENE PUNITO DA UN GRUPPO DI SPACCIATORI

https://www.liveleak.com/view?i=164_1412980084&safe_mode=off

 

 

Francesco Borgonovo per “la Verità”

 

falso fermo immagine dal video dei lager libici

Domenica scorsa, sul volo di ritorno dall' Irlanda, papa Francesco ha parlato con commozione dei migranti diretti in Italia che vengono riportati in Libia. «Io ho visto, ne ho un filmato clandestino, cosa succede a coloro che sono mandati indietro e sono ripresi dai trafficanti», ha spiegato.

 

«È orribile, le cose che fanno agli uomini, alle donne e ai bambini, li vendono, ma agli uomini fanno le torture più sofisticate. C' era uno lì che è stato capace, una spia, di fare quel filmato, che ho inviato ai miei due sottosegretari delle migrazioni.

 

Per questo, a mandarli indietro ci si deve pensare bene, bene, bene». In effetti, il pontefice ha visto dei raccapriccianti video di torture. Peccato che non c' entrino praticamente nulla con la Libia.

 

A diffondere i filmati è stato Pietro Bartolo, il celebre «medico di Lampedusa», trasformatosi da tempo in un attivista pro migranti. Autore di libri, spesso presente sui media, Bartolo avrebbe ottenuto video e fotografie dagli stranieri sbarcati sulla sua isola e dai loro parenti.

foto non pubblicata da avvenire ma che usata spesso per mostrare le torture ai migranti

 

Questo materiale lo ha poi girato a Francesco Montenegro, arcivescovo metropolita di Agrigento. Quello, per intendersi, che nel luglio scorso dichiarò: «Non accogliere i migranti è non credere in Dio». Tramite Montenegro, i video sono giunti davanti agli occhi del Papa, il quale li ha commentati di ritorno dall' Irlanda.

 

media scatenati Appena udite le dichiarazioni del pontefice, alcuni media italiani si sono scatenati, e ne hanno approfittato per lanciare fango contro il governo e contro Matteo Salvini. La tesi era chiara: ai migranti rimandati in Libia toccano orribili sevizie, rispedirli indietro significa consegnarli a spietati aguzzini.

 

«Quelle mostrate settimane addietro a Bergoglio», ha scritto Avvenire, «sono pagine di spaventosa crudeltà. La conferma che la Libia non è affatto quel "porto sicuro" dove si vorrebbe ricacciare indietro chi scappa da fame e guerre».

 

Repubblica, tramite la penna di Francesco Merlo, ci è andata ancora più pesante. Ha titolato sui «profughi martiri» e ha pestato sul tasto della compassione: «Abbiamo visto, noi di Repubblica, i video dei lager libici che hanno spaventato il Papa», ha scritto Merlo.

 

l'articolo di repubblica sui migranti torturati

«E forse perché è la prima volta nella Storia che un martirio, quello dei profughi, viene filmato, abbiamo chiuso gli occhi mentre i bastoni e i coltelli colpivano e trafiggevano un ragazzo nero».

 

L' editorialista non si è risparmiato: «E come possiamo, adesso che abbiamo visto, ancora pensare di rimandare in quelle camere di tortura i profughi che si sono guadagnati con la fuga il destino di superstiti?», ha aggiunto. A corredo degli articoli, e sul Web, Repubblica e Avvenire hanno pubblicato alcune immagini.

 

Ed è proprio grazie a quelle foto che la bufala è stata svelata. Avvenire ha riportato due scatti. Nel primo si vedono tre uomini appesi a testa in giù, e costretti a reggersi sulle mani.

 

L' altro mostra un uomo legato e sofferente, pare sia stato violentemente picchiato. A corredo delle foto, la didascalia spiega: «Le due immagini a fianco sono tratte dai video che Bergoglio aveva voluto vedere alcune settimane fa, trovati nei cellulari di chi è riuscito a fuggire dai lager libici».

falso fermo immagine dal video dei lager libici 1

 

Repubblica ha pubblicato le stesse foto, una sull' edizione cartacea, le altre online, sempre dicendo che si trattava di frammenti di filmati. «In quei video, verificati prima di essere stati mostrati a Francesco e di cui vi riportiamo dei fermoimmagini, si vedono le smorfie di dolore di chi viene torturato, spesso invocandola morte piuttosto che il proseguo di quei supplizi che possono durare ore, perfino giorni», ha scritto il quotidiano progressista.

 

Tutto falso. Per prima cosa, le foto in questione (che riportiamo in questa pagina) non sono tratte dai video. Sono immagini che girano sulla Rete da tempo e che vari «cacciatori di bufale» internettiani come David Puente, Francesca Totolo e il sito americano Snopes.com hanno subito bollato come false.

 

Provenienza dubbia

Vediamo di spiegare punto per punto. La foto dell' uomo legato e torturato è di dubbia provenienza. Circola dal 2017 e alcuni siti l' hanno attribuita al famoso fotografo Alessio Romenzi. Contattato dalla Verità, Romenzi ha smentito di essere l' autore dello scatto. Semplicemente, non si sa da dove arrivi l' immagine e chi raffiguri.

 

david puente

La foto dei tre uomini appesi a testa in giù, invece, è apparsa per la prima volta su un sito Web nigeriano (che abbiamo contattato senza avere risposta). Pare si tratti di alcuni ladri severamente puniti dagli abitanti di un villaggio. Ma, anche qui, la provenienza è dubbia. Di sicuro, però, non si tratta di migranti detenuti in Libia. Lo stesso vale per altre immagini diffuse da Repubblica online, come quella in cui si vedono due uomini gettare un cadavere in una fossa comune.

 

Secondo alcuni si tratta di una foto scattata nel deserto del Niger. Di nuovo: la Libia non c' entra. Insomma, si tratta di bufale. Le foto non sono finte, ma non si riferiscono alla situazione dei migranti riportati in Libia, e già ieri mattina tutto il Web lo aveva scoperto.

 

Nel pomeriggio di ieri, Avvenire ha pubblicato sul suo sito un articolo di precisazione, intitolato: «Altro che fake: i filmati delle torture ai migranti sono veri». Il giornale dei vescovi spiega che c' è stato un errore tecnico: «Nel creare la didascalia delle foto abbiamo erroneamente scritto che erano frame tratti dai filmati. Invece si tratta di foto, anche queste consegnate da alcuni richiedenti asilo. Cosa di cui ovviamente ci scusiamo.

 

DAVID PUENTE SMASCHERA BUFALA MIGRANTI TORTURATI

Ma i filmati esistono, sono drammatici e sono stati consegnati alla magistratura inquirente. Ed è di questi che parla il nostro articolo». Vero, i filmati esistono, e sono stati effettivamente consegnati ai carabinieri. Avvenire li aveva dall' inizio di luglio, ma ha preferito tenerli in archivio. Poi, quando il Papa li ha citati, ha deciso di descriverli ai lettori.

 

«Nell' articolo», dice Nello Scavo, nota firma del giornale, «non abbiamo parlato delle foto, ma dei filmati. E non abbiamo mai scritto che fossero stati realizzati all' interno di centri gestiti dal governo libico: abbiamo parlato di trafficanti».

 

Che cosa si vede

Anche noi abbiamo potuto vedere quei video. Sono senz' altro raccapriccianti, mostruosi. Il sangue le botte che si vedono e si ascoltano non sono effetti speciali. Ma che le scene si svolgano in Libia, beh, è tutt' altro che certo.

 

migranti

In un filmato si vede un uomo brutalmente picchiato con una mazza. Secondo Repubblica e Avvenire si tratterebbe di un migrante seviziato dai trafficanti libici. I picchiatori, però, parlano in portoghese. Come mai? Semplice, perché il video non è stato girato in Libia.

 

Già 9 mesi fa David Puente aveva ricostruito l' origine del materiale: si tratta di un filmato pubblicato nel 2014 dal sito Liveleak.com. Le immagini vengono dal Brasile, e mostrerebbero un violentatore seriale violentemente punito da un gruppo di spacciatori di droga.

 

DAVID PUENTE

In un altro filmato c' è una ragazza. I suoi aguzzini la costringono a reggere un mattone sulla testa, poi lo spaccano con una bastonata, sbriciolando anche le ossa della poveretta. Una scena abominevole, ma non c' è alcuna prova che sia stata ripresa in Libia.

 

Repubblica, però, non ha mostrato dubbi: «Chissà se le torture le hanno guadagnato un posto sul barcone», ha scritto Francesco Merlo riferendosi alla donna martoriata.

L' ultimo filmato che abbiamo visto dura appena nove secondi: c' è un miliziano in mimetica con tanto di mitra che decapita con un machete un giovane uomo. La provenienza, ancora una volta, è incerta.

 

MIGRANTI MEDITERRANEO

Forse è stato girato in Libia, ma durante il conflitto che ha portato alla fine di Gheddafi.

Riepilogando: sia le foto sia i video a cui ha fatto riferimento il Papa non sono indicativi della situazione libica, anche se negli ultimi mesi vari siti Web (e attivisti come Oscar Camps, il fondatore della Ong Open Arms) li hanno spacciati per documenti esclusivi, testimonianze dell' orrore delle carceri nordafricane.

 

Per farla breve, si tratta di una gigantesca fake news, utilizzata al solito per sputare veleno sul governo italiano. Una bufala che è stata servita persino al Papa. E per cui nessuno, immaginiamo, chiederà scusa.

 

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