attentato reina istanbul

GLI ITALIANI SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DI ISTANBUL: ''VIVI PER MIRACOLO, CI SIAMO BUTTATI PER TERRA MENTRE LUI SPARAVA ALL'IMPAZZATA DALLA SCALA DELLA PISTA CENTRALE DELLA DISCOTECA''. SONO TRE MODENESI, UN PALERMITANO E UNA BRESCIANA, FERITA LIEVEMENTE - IL RACCONTO DEL CALCIATORE: ''CORREVO SUI CORPI DI CHI CADEVA''

 

1. LA PAURA DEGLI ITALIANI "STAVAMO BRINDANDO SIAMO VIVI PER MIRACOLO"

Paolo G. Brera per ''la Repubblica''

 

il killer di istanbul arriva al reina sparando il killer di istanbul arriva al reina sparando

Piccolo sospiro di sollievo, in tanto orrore: stavolta l' Italia non ha pagato con il sangue e con la vita dei suoi giovani, nell' ennesima strage di terrorismo, ma è andata di lusso. Ci siamo salvati buttandoci a terra e schivando i colpi, con il killer che sparava a bruciapelo.

 

Cinque ragazzi italiani che lavorano a Istanbul - tre modenesi, un palermitano e una bresciana - lo hanno raccontato ieri alla televisione locale Trc Telemodena. Per tutto il giorno, ieri, gli uffici del consolato italiano a Istanbul erano rimasti aperti con la paura di dover piangere un nuovo lutto dopo quello di Fabrizia Di Lorenzo, uccisa a Berlino nel mercatino di Natale. Ma per fortuna non sono arrivate segnalazioni, e ieri sera restavano solo alcune vittime senza nome e senza documenti. Nemmeno tra i feriti risultano italiani.

il killer  di istanbul arriva al reina sparando il killer di istanbul arriva al reina sparando

 

E anche loro, i cinque testimoni, hanno preferito evitare di segnalare la loro avventura all' ambasciata. Niente nomi, hanno spiegato alla tv locale i tre modenesi, per evitare guai con le autorità di un paese che è diventato troppo difficile, dopo il golpe fallito e la restaurazione di Erdogan.

È accaduto tutto in un istante - dicono - stavamo tutti festeggiando a tavola quando sono esplosi i primi colpi ed è scattato il panico nel locale.

 

Raccontano di essersi gettati a terra, descrivono la paura e il frastuono della carneficina. Attimi durati un' eternità, dicono, vissuti nel rumore assordante dei colpi. Raccontano che il killer sparasse all' impazzata, a bruciapelo, dalla scala della pista centrale della discoteca. E raccontano di spari arrivati anche al piano superiore, dove si trova il ristorante giapponese. La folla disperata ha cominciato ad ammassarsi per tentare la fuga. È in quel momento, dicono, che si sono fatti male anche loro. Solo qualche escoriazione, per fortuna, e un ferita lieve sopra l' occhio per la ragazza bresciana.

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E sono terribili i racconti dall' orrore che arrivano dagli altri sopravvissuti e dai testimoni che hanno assistito alla carneficina. Ho visto persone tuffarsi nel Bosforo dalla terrazza per cercare di salvarsi, ha raccontato una donna. Per tutta notte e fino al mattino è stata una processione di ambulanze e di parenti scioccati. Arrivano con il cuore gonfio di lacrime cercando notizie, alcuni li incontri poi devastati davanti alla morgue quando il sospetto diventa una certezza. Se va bene, li incontri in ospedale. Come Sinem Uyanik, riscaldata da una coperta davanti al Sisli Hospital.

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Mio marito mi si è buttato addosso urlando di non preoccuparmi. Mi ha coperto con il suo corpo mentre il killer gli sparava e lo feriva. È stato terribile, ho dovuto alzare diversi cadaveri per mettermi in salvo scoprendo che anche il marito, Luftu, se l' era cavata: aveva solo ferite leggere".

 

Per scampare alla ferocia del killer, altri hanno finto di essere morti. E molti hanno dovuto scavalcare cadaveri e feriti, calpestando chi era caduto. Da quel poco che ho potuto vedere, - racconta un altro testimone, Ismail Celebi - le persone che fuggivano avevano ferite profonde sul corpo.

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Molti erano coperti di sangue.

 

 

2. IL CALCIATORE: CORREVO SUI CORPI DI CHI CADEVA

Sara Gandolfi per il ''Corriere della Sera''

 

 

sefa Boydas, 21 anni, calciatore del Beylerbeyi SK, racconta l' incubo: La mia fidanzata aveva i tacchi alti, l' ho sollevata di peso e me la sono caricata sulle spalle. E poi via, camminando sopra i corpi di chi cadeva.

 

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Era entrato nel locale da una decina di minuti appena quando sono partiti i colpi di pistola. Ci stavamo sedendo al nostro tavolo e all' improvviso, vicino all' ingresso, si è alzata una nuvola di polvere e di fumo. Poi abbiamo sentito distintamente gli spari. L' incubo di Sefa Boydas, calciatore ventunenne del Beylerbeyi SK, squadra minore di Istanbul, è cominciato così.

 

Subito dopo è stato il caos. Dicono che sono morte 35-40 persone ma devono per forza essere molte di più. La gente ha iniziato a scappare da tutte le parti, calpestando chi cadeva a terra. Molti devono aver perso la vita così..., ha raccontato il centrocampista.

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Il panico tra le centinaia di persone riunite al nightclub Reina per festeggiare il Capodanno è stato immediato e totale. Molte ragazze intorno a Boydas sono svenute per lo shock. Prima ancora di rendersi conto di cosa stava succedendo, ha detto il calciatore di serie C alle agenzie di stampa, l' istinto lo ha spinto a correre via, il più in fretta possibile. La mia fidanzata aveva i tacchi alti così l' ho sollevata di peso e me la sono caricata sulle spalle. E poi via, camminando sopra i corpi di chi cadeva a terra, pensando solo a raggiungere la salvezza, oltre la porta, sempre più lontano. Alcuni sono saltati nelle acque del Bosforo per mettersi al sicuro, dice il testimone.

 

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Boydas, che per il suo profilo Facebook ha scelto una foto con l' allenatore Roberto Mancini, si sente un sopravvissuto: Non so come sono riuscito a scappare, sono davvero sconvolto. Qualche testimone ha detto di aver sentito urlare Allah Akbar, ma per Sefa l' orrore aveva una voce indistinta. Le grida della folla erano cento volte più forti di qualsiasi urlo dei terroristi - ha detto il giocatore -.

Non ho visto chi sparava, sentivo gli spari e vedevo la gente in fuga. Ma la polizia si è mossa in fretta.

 

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Non era la prima volta che il giovane centrocampista andava al nightclub Reina sulle rive del Bosforo, una discoteca molto in voga fra i calciatori turchi, accompagnati dal consueto codazzo di starlettes della tv. Non a caso, tra i primi messaggi di cordoglio, ieri è arrivato il tweet del Galatasaray, squadra storica di Istanbul, che ha condannato l' odioso attacco terrorista. Solo pochi giorni fa, il 10 dicembre, due bombe (rivendicate da terroristi curdi) sono esplose davanti allo stadio del Besiktas, altro team cittadino, uccidendo 44 persone.

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