“LE MIE CRAVATTE SONO PIÙ BELLE, LE SUE TROPPO MONOTONE” – IL GOVERNATORE DI BANKITALIA, FABIO PANETTA, LODA IN TUTTE LE SALSE MARIO DRAGHI AL “PREMIO BANCOR”: “MARIO È STATO UN GIOVANISSIMO DIRETTORE ESECUTIVO DELLA BANCA MONDIALE, POI AL TESORO HA SCRITTO LA LEGGE DRAGHI, IL TESTO UNICO DELLA FINANZA DURATO QUASI TRENT’ANNI. HA NEGOZIATO L’INGRESSO NELL’EURO, È RIMASTO AL TESORO DIECI ANNI SOPRAVVIVENDO A OTTO GOVERNI. AL TESORO PORTÒ GIOVANI, RENDENDOLO UN’ECCELLENZA. ALLA BANCA D’ITALIA, PRIMA DI LUI ERA IMPENSABILE TELEFONARE AL GOVERNATORE SUL CELLULARE. NEL 2014-2015 CAPÌ CHE L’EUROPA RISCHIAVA LA DEFLAZIONE. MARIO AGISCE, NON HA PAURA DI PRENDERSI RESPONSABILITÀ. IL 'WHATEVER IT TAKES' NON FU UN COLPO DI TEATRO MA UNA STRATEGIA STUDIATA”
Estratto dell’articolo di Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”
sergio mattarella e fabio panetta
«I governatori sono come la mamma: uno alla volta», esordisce Fabio Panetta parlando davanti agli ex numeri uno di Bankitalia Mario Draghi e Ignazio Visco. È l’inizio di un discorso che non somiglia affatto a una laudatio — troppo personale e divertente — per Mario Draghi, premiato con il Bancor 2025, attribuito dall’Associazione Guido Carli (guidata dal nipote Federico), con il patrocinio di Banca Ifis.
A Palazzo Brancaccio a Roma si attende anche Zanny Minton Beddoes, direttrice dell’Economist: attesa vana, perché un problema tecnico all’aeroporto inglese la terrà lontana dalla cerimonia La scena è tutta per Panetta e Draghi.
Non c’è solo il rigoroso banchiere centrale del “whatever it takes” nelle parole di Panetta, ma l’amico con cui fa a gara sulla cravatta più bella («le mie sono più belle, le sue troppo monotone») e con cui si scambia messaggi su WhatsApp.
«Metà delle persone che incontro mi dice: io conosco Mario Draghi», racconta davanti a oltre 150 ospiti del business, della finanza e dell’accademia. «Il barbiere dice che Draghi viene a tagliarsi i capelli da lui, il panettiere che compra il pane nel suo negozio, il ristoratore che da lui mangia la carbonara».
ernesto furstenberg fassio E MARIO DRAGHI RICEVE IL PREMIO BANCOR
«Quando pronunciò il “whatever it takes” nel luglio 2012, gli mandai un messaggio: “eh vai!”», ricorda Panetta. «L’anno scorso Mario mi ha risposto dopo il mio discorso al Forex: “Il primo Forex non si scorda mai”». Ma dietro l’ironia c’è la sostanza: «Mario è stato un giovanissimo direttore esecutivo della Banca Mondiale, poi al Tesoro ha scritto la legge Draghi, il Testo Unico della finanza durato quasi trent’anni. Ha negoziato l’ingresso nell’euro, è rimasto al Tesoro dieci anni sopravvivendo a otto governi».
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
La modernizzazione ovunque: «Al Tesoro portò giovani, rendendolo un’eccellenza. Alla Banca d’Italia, prima di lui era impensabile telefonare al governatore sul cellulare». E poi le sue qualità personali: «La curiosità intellettuale. È allergico agli ossequi. L’apertura mentale: nel 2014-2015 capì che l’Europa rischiava la deflazione. Mario decide, agisce, non ha paura di prendersi responsabilità. Il tempismo: nella vita non basta aver ragione, bisogna agire nel momento giusto. Il “whatever it takes” non fu un colpo di teatro ma una strategia studiata».
Nel suo discorso a braccio, Draghi ha ricordato il Guido Carli che ha conosciuto: «A quell’epoca la Banca d’Italia era dipendente dal governo. Quando Carli fu accusato di aver finanziato il debito pubblico, rispose che non farlo sarebbe attività sediziosa. Erano anni complessi, con spread a 700 punti.
Però, aggiunge, «Carli vedeva il futuro industriale del Paese. Lanciò le privatizzazioni, perché l’industria di Stato obbediva a direttive politiche». Racconta un aneddoto: nel 1992 Carli citò Schopenhauer e disse ai dirigenti pubblici: «Dio non è con voi». Il ricordo si chiude su Maastricht: «Carli firmò il Trattato. Ricordo un Carli indipendente e con visioni, profondamente europeo». […]

