“SCRIVEREMO IL GIORNALE CON LE LACRIME”, DICONO I SUPERSTITI DI CHARLIE HEBDO – E PREPARANO UN’EDIZIONE SPECIALE DI 8 PAGINE CHE AVRÀ UNA TIRATURA-MONSTRE DI UN MILIONE DI COPIE

Anais Ginori per “la Repubblica

 

la redazione di charlie hebdola redazione di charlie hebdo

La riunione di redazione si terrà stamattina. Quarantotto ore e dodici vittime dopo. «Abbiamo ucciso Charlie Hebdo » hanno urlato i fratelli Kouachi prendendo la fuga. Il giornale invece non è morto. I superstiti dell’attentato di mercoledì si ritroveranno oggi negli uffici di Libération , circondati da una mobilitazione inedita nella storia della stampa francese. «Non abbiamo più mezzi, non una matita, non un computer. Non abbiamo più niente» spiega Richard Malka, da vent’anni avvocato del settimanale che ha dovuto affrontare molti processi. «Ma per fortuna — prosegue — abbiamo la solidarietà e la speranza in un angolo del nostro cuore».

 

la finestra di charlie hebdola finestra di charlie hebdo

Libération ha messo la sede. Radio France, France Television e Le Monde hanno dato un aiuto logistico. L’Unione degli editori di giornali e Google contribuiranno con 250mila euro ciascuno. La ministra francese della Cultura, Fleur Pellerin, ha annunciato che ha intenzione di «sbloccare d'urgenza » circa un milione di euro. Il gruppo di distribuzione PressTalis ha deciso di rinunciare a tutte le commissioni sulla diffusione delle copie. È un’amara ironia del destino.

 

Tre mesi fa, Charb, il direttore del settimanale ucciso, aveva lanciato una sottoscrizione popolare: il giornale vendeva sempre meno, le copie erano scese sotto le 20mila. Il numero speciale della settimana prossima avrà una tiratura eccezionale di un milione di copie. Nei locali di Libération ci saranno rinforzi di polizia e quasi tutti i superstiti di Charlie Hebdo sono adesso sotto scorta.

 

gli attentatori di charlie hebdogli attentatori di charlie hebdo

«Ma non importa». Patrick Pelloux avrebbe dovuto essere in redazione mercoledì. È arrivato in ritardo perché, come medico volontario nelle emergenze, partecipava a una riunione istituzionale su come organizzare meglio i soccorsi a Parigi. Non smette di piangere. «Ci sono momenti in cui penso: ora mi sveglio e scopro che non è davvero successo». Ha trovato i suoi amici a terra, in un bagno di sangue. Le Monde ha pubblicato ieri una foto insostenibile della stanza dopo la sparatoria. «Non vi descrivo quello che ho visto» racconta Pelloux. «Vi dico invece quello che Charb avrebbe voluto sentire: non ci fermeremo. E quello che Cabu avrebbe aggiunto: dobbiamo fare un giornale ancora migliore. E quindi lo faremo, non so ancora come. Lo scriveremo con le nostre lacrime ».

 

Sono quarant’anni che Charlie Hebdo si beffa di politici, fanatici religiosi, potenti e benpensanti di ogni sorta, vincendo censure e fatwa. Ora dovrà riuscire a scherzare sulla propria tragedia, facendo rimanere vivo lo spirito anarchico e irriverente dei colleghi assassinati. Nel novembre 1970, dopo una strage in discoteca con 146 giovani vittime e la morte di Charles De Gaulle, il settimanale satirico Hara Kiri titolava «Tragico ballo a Colombey (città dov’è sepolto De Gaulle, ndr ): un morto». Il ministro dell’Interno aveva ordinato di vietare la pubblicazione.

gli attentatori di charlie hebdo nell auto neragli attentatori di charlie hebdo nell auto nera

 

Nasceva così l’indomito Charlie Hebdo , omaggio a Charlie Brown ma anche al generale che il settimanale aveva deriso. Nel 2011, dopo aver già ricevuto minacce per la pubblicazione delle vignette danesi di Maometto cinque anni prima, il giornale rilanciava con Charia Hebdo . Passati pochi giorni, la sede del ventesimo arrondissement bruciava nella notte in un incendio doloso. Anche allora Libération aveva offerto ospitalità. Charlie Hebdo era diventata una testata senza fissa dimora fino all’estate scorsa quando è approdata negli uffici in rue Nicolas- Appert dove, per motivi di sicurezza, non c’era alcuna insegna esterna.

 

VITTIME DELLA SPARATORIA A CHARLIE HEBDOVITTIME DELLA SPARATORIA A CHARLIE HEBDO

Il numero speciale sarà in versione ridotta: otto pagine, anziché sedici. «Un’edizione di superstiti » spiega l’avvocato Malka. Mancheranno Cabu, Wolinski, Tignous, Honoré, il correttore di bozze cabilo Mustapha Ourrad, che aveva ottenuto la nazionalità francese un mese fa. Alcuni disegnatori hanno già promesso di partecipare, come il belga Philippe Geluck. Anche Philippe Val, direttore della redazione tra il 1992 e il 2009, si è mobilitato. Era andato via in polemica con i colleghi, ma la tradizionale riottosità dei giornalisti satirici è stata per una volta messa da parte.

 

stephane charbonnier charbstephane charbonnier charb

Ci dovrebbero essere il redattore Laurent Léger e Corinne Rey, alias Coco, la vignettista presa in ostaggio che ha materialmente aperto agli attentatori. Entrambi sono riusciti a nascondersi sotto al tavolo ovale attorno a cui si svolgeva la riunione. La giornalista Sigolène Vinson è ancora sotto shock. Uno dei fratelli Kouachi le ha puntato il fucile alla tempia. «Non uccidiamo le donne — ha detto — ma ti devi convertire all’Islam e mettere il velo». Una distinzione di genere che non è valsa per la psicanalista Elsa Cayat, autrice della rubrica satirica Il Divano, uccisa sul colpo.

 

georges wolinski georges wolinski

Tra i sopravvissuti c’è anche un giornalista di Libération, Philippe Lançon, che collaborava con il settimanale. Ferito alla mascella, si è salvato perché gli è caduto addosso il corpo dell’economista Bernard Maris che l’ha protetto dalle altre raffiche. Lançon è in ospedale insieme al giornalista Fabrice Nicolino e al direttore della redazione, Laurent Sourisseau, in arte Riss. La prognosi più grave è per Simon Fieschi, il tecnico che si occupava di moderare il sito, compito non facile visto che da anni arrivavano insulti e minacce.

 

Poi ci sono quelli che per un caso della vita erano assenti e ora ci sono ancora. Antonio Fischetti aveva un funerale, la giornalista Zineb era in vacanza in Marocco. Il vignettista Luz che aveva firmato la prima di Charia Hebdo — «Cento frustate se non siete morti dal ridere» — era semplicemente in ritardo, cosa che nel settimanale capitava spesso. Il disegnatore Willem era nel treno al momento della sparatoria. Aveva previsto di arrivare nel pomeriggio a Parigi per un antico vezzo ribelle: non partecipa mai alle riunioni. «Non mi piacciono. Per questo mi sono salvato la vita».

 

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