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LA VERA INDAGINE SULLA PALAZZOPOLI MILANESE INIZIA ADESSO – GLI INQUIRENTI ANALIZZERANNO CELLULARI E PC SEQUESTRATI ALL'EX ASSESSORE GIANCARLO TANCREDI E AL COSTRUTTORE MANFREDI CATELLA – NEGLI INTERROGATORI GLI INDAGATI CHE RISCHIANO IL CARCERE O I DOMICILIARI SI SONO DIFESI PARLATO DI “GIUDIZI MORALI” DA PARTE DEI PM E DI “PROCESSO NEI CONFRONTI DELL'INTERA CITTÀ”. LA PROCURA TIENE IL PUNTO E SOSTIENE CHE CI SIA UN “SISTEMA” NEL QUALE I COSTRUTTORI DETTANO LE REGOLE, IN UN CONTESTO DI CONFLITTI D'INTERESSE CON GLI ARCHITETTI A LIBRO PAGA DEI BIG DEL MATTONE MA ALLO STESSO TEMPO "GIUDICI" DEI LORO PROGETTI – IL GIP DECIDERÀ NEI PROSSIMI GIORNI SE SONO NECESSARIE LE MISURE CAUTELARI...

Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”

 

GIUSEPPE SALA E MANFREDI CATELLA

C'è una frase che tutti ripetono: «L'indagine comincia adesso». Con l'analisi dei cellulari sequestrati, tra gli altri, all'ex assessore Giancarlo Tancredi e al costruttore Manfredi Catella. Con l'ispezione dei pc e l'analisi di documenti e appunti. La richiesta di arresti per i sei indagati del «sistema», coinvolti secondo la Procura di Milano e la Guardia di finanza in un «patto corruttivo» per operazioni di «vasta speculazione edilizia» o per ottenere vie preferenziale nella commissione Paesaggio per l'approvazione dei cantieri, è all'inizio.

 

GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA

Nel day after della maratona di interrogatori (dodici ore) di chi rischia il carcere o i domiciliari – durante i quali le difese hanno cercato di allontanare ipotesi corruttive e hanno parlato di «giudizi morali» e di «processo nei confronti dell'intera città» – da parte di chi indaga traspaiono alcuni punti fermi.

 

Nessun teorema o giudizio morale ma soltanto fatti, in un'indagine che punta a capire come funziona un «sistema» con il quale, secondo l'accusa, i costruttori dettano ormai le regole, in un contesto di conflitti d'interesse, di architetti a libro paga dei big del mattone ma allo stesso tempo "giudici" dei loro progetti. Le arringhe non scalfiscono alcune certezze.

 

MANFREDI CATELLA

Tanto che i pm mercoledì hanno reiterato le richieste di arresto per proseguire le indagini. Il gip deciderà nei prossimi giorni se sono necessarie misure cautelari.

 

[...]  Dalle nuove carte si scoprono le pressioni sui dirigenti dell'Urbanistica in Comune. «Ha subito mai minacce da qualcuno interessato alle pratiche edilizie?», chiedono gli investigatori lo scorso 11 luglio al direttore Marino Bottini.

 

Minacce no, ma racconta di un avvocato dei costruttori, il cui nome in passato è già emerso nelle carte perché tra coloro che hanno messo mano al testo sul "Salva Milano": «Un mese fa mi ha mandato una mail per chiedere un incontro per discutere del cambio di destinazione d'uso di un'area (...).

 

GIANCARLO TANCREDI BEPPE SALA

Mi ha citato in giudizio personalmente davanti al Tar, insieme ad altri colleghi, direttori e funzionari, riguardo a un progetto».

 

Si trattava dell'ampliamento di un edificio. Per il dirigente serviva un «piano attuativo», un percorso più lungo. «Ho dovuto attivare la mia assicurazione e tutela legale». Sei ricorsi contro altrettanti funzionari che «si erano espressi sfavorevolmente rispetto all'intervento», conferma il direttore della Rigenerazione urbana Guido Riganti, più un'azione contro il Comune, l'unica che sarebbe rimasta in piedi. Un clima pesante.

 

I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA

Bottini ricorda inoltre di quando Giuseppe Marinoni – ex presidente della commissione per il Paesaggio, che rischia il carcere – arriva dall'assessore Tancredi per mostrargli il "piano" di interventi in nove punti della città, secondo i pm una mossa speculativa «con gli appoggi del Comune». Idee «che mi apparivano improbabili», dice Bottini.

 

C'è infine un giallo. Nella sua memoria, l'avvocato Giacomo Lunghini, difensore dell'architetto Alessandro Scandurra, ex componente della Commissione paesaggio indagato per corruzione, scrive che nel 2022 ci sarebbe stato «un errore da parte di qualcuno in Comune».

 

architetto Alessandro Scandurra

Quell'anno i commissari firmano una dichiarazione e si impegnano a seguire le regole contro i conflitti d'interesse: non possono "votare" i progetti se li hanno seguiti loro. In realtà la norma sarebbe ancora più restrittiva e amplia le incompatibilità. Ma il patto che loro firmano è solo sulla prima ipotesi.

 

E quella dichiarazione «non era corretta», dice l'avvocato per scagionare Scandurra dalle accuse di falso. Come dire: se ha sbagliato lo ha fatto in buona fede firmando carte. Il pasticcio è confermato da una funzionaria («Un mero errore di qualcuno...») e sottolineato dalla Gdf.

MANFREDI CATELLA beppe sala

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