ISIS PULP PRODUCTION - E’ UN PORTOGHESE DI 28 ANNI IL BRACCIO DESTRO DI “JIHADI JOHN”, IL RESPONSABILE DELLE DECAPITAZIONI DEGLI OSTAGGI OCCIDENTALI - UN RAZZO SPARATO DA UN DRONE USA UCCIDE MULLAH RAUF, RESPONSABILE AFGHANO DI ISIS

 

1 - ISIS: DRONE UCCIDE MULLAH RAUF, RESPONSABILE AFGHANO

Nero Saraiva Nero Saraiva

(ANSA) - Un razzo, probabilmente sparato da un drone Usa, ha centrato in pieno l'auto su cui viaggiava nella provincia di Helmad il Mullah Abdul Rauf, considerato il responsabile dello Stato islamico (Isis) nel sud dell'Afghanistan. Lo hanno reso noto oggi i servizi di intelligence (Nds) a Kabul.

 

2 - IL PORTOGHESE CHE “DIRIGE” I VIDEO CHOC

Gian Antonio Orighi per “la Stampa

 

Trentanove giorni prima della decapitazione del giornalista James Foley aveva postato sul suo account Twitter un terribile annuncio: «Messaggio all’America: lo Stato islamico sta preparando un nuovo film. Grazie per gli attori».

 

Nero Saraiva, portoghese di 28 anni, dal 2002 residente a Londra, sarebbe - secondo l’intelligence di Lisbona e quella inglese - il braccio destro dell’ormai famigerato Jihadi John, responsabile delle decapitazioni degli ostaggi occidentali. E il suo messaggio su Twitter del 10 luglio non lasciava molti dubbi: Saraiva sapeva benissimo quale fosse il destino del giornalista americano ucciso poi il 19 agosto.

 

Nero SaraivaNero Saraiva

Ex ingegnere, sposato e padre di 4 figli, Saraiva è nato in Angola, ha vissuto a Coimbra, dove ha frequentato un collegio di suore cattoliche, si è poi trasferito a Londra con la madre e la sorella e, nel 2012, è partito per la Siria. Sarebbe lui il capo della cellula dei cinque britannici responsabili della produzione e della diffusione dei filmati delle decapitazioni.

 

abu bakr al baghdadiabu bakr al baghdadi

Oltre al messaggio in cui anticipa l’esecuzione di Foley, Saraiva ha diffuso sui suoi account decine di foto del suo arsenale di armi, tra cui spicca una Glock 19, identica a quella di Jihadi John e apparsa in almeno 9 video, inclusi quelli delle decapitazioni dei britannici Alan Henning e David Haine.

 

3 - MEZZI DI PROPAGANDA, SCUDI UMANI - COSÌ IL CALIFFO FA POLITICA CON GLI OSTAGGI

Maurizio Molinari per “la Stampa

 

Divulgare la brutalità del Califfato, scompaginare la coalizione guidata dagli Usa, portare la guerra in Europa, moltiplicare i proseliti, irridere il nemico e ottenere vantaggi tattici: sono gli obiettivi che Abu Bakr al Baghdadi, Califfo dello Stato Islamico (Isis), persegue con una gestione degli ostaggi che somma malvagità e cinismo.

FOLEY FOLEY

 

Mosse studiate a tavolino

L’americano James Foley è il primo ad essere decapitato, il 19 agosto, e l’intento è duplice. Primo: a 50 giorni dalla nascita del Califfato, trasformare la jihad in un messaggio globale grazie alla miscela fra brutalità della decapitazione ed efficienza delle produzioni video. Secondo: a due settimane dall’inizio dei raid Usa contro Isis far capire a Obama che pagherà un prezzo alto di sangue.

IL BAMBINO DECAPITA LA BAMBOLA COME FOLEY DAL PROFILO TWITTER DI UN GRUPPO VICINO A ISISIL BAMBINO DECAPITA LA BAMBOLA COME FOLEY DAL PROFILO TWITTER DI UN GRUPPO VICINO A ISIS

 

Il 2 settembre viene decapitato l’americano Steven Satloff e poi identica sorte tocca ai britannici David Haines e Alan Henning. Scenografia e metodo delle esecuzioni si ripetono per far capire che Isis punisce in ugual misura Usa e alleati. Vuole portare lo scompiglio nella coalizione: nel «Messaggio agli alleati degli Usa» letto dal boia di Haines si esplicita l’intenzione di «rispondere ai bombardamenti contro di noi». È la sintesi della guerra asimmetrica: voi bombardate, noi decapitiamo.

 

La vendetta

A fine ottobre il Califfo sopravvive a un raid Usa e la reazione è brutale: l’americano Peter Kassig viene decapitato in un video che mostra 18 soldati siriani sgozzati da altrettanti jihadisti, molti dei quali francesi e inglesi a volto scoperto. Si svela così l’esistenza delle brigate europee a cui un audio del Califfo chiede di «far esplodere i vulcani del jihad in terre nemiche». È l’annuncio di attacchi in Europa, retrovia della coalizione, grazie a reclute jihadiste locali attirate dai video con esecuzioni cruente.

 

peter kassigpeter kassig

La conferma dell’uso di ostaggi a fini tattici viene dalle vicende parallele di 46 diplomatici turchi e 29 soldati libanesi catturati. I turchi, presi a Mosul, vengono restituiti incolumi ad Ankara al termine di un negoziato segreto reso possibile dalla scelta di Erdogan di resistere alle pressioni Usa per l’impiego di truppe di terra. I libanesi, catturati nell’Arsal, sono a tutt’oggi oggetto di trattative con Beirut, a cui Isis chiede la liberazione delle jihadiste detenute, inclusa l’ex moglie di al Baghdadi.

 

La richiesta di riscatti

john cantlie nel video pro isis  4john cantlie nel video pro isis 4

Ancora in vita è John Cantlie, il britannico che diventa reporter pro-Isis in una serie di video in cui irride la coalizione: dai falliti blitz ai milioni spesi. Cantlie è un’arma preziosa nella guerra di propaganda per reclutare, anche qui sostenuto da tecnici video di grandi qualità. Già con Foley, Isis aveva provato a chiedere riscatti economici ma in segreto. Con i giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto la richiesta diventa pubblica - 200 milioni di dollari - tradendo la difficoltà nel reperire liquidi a seguito del crollo del greggio.

john cantlie prigioniero di isisjohn cantlie prigioniero di isis

 

Poiché Tokyo non paga, Isis mette sul piatto un riscatto umano: la jihadista Sajida al Rishawi detenuta da Amman, che però reagisce impiccandola. Il pilota giordano Muath Kasasbeh arso vivo è una sfida al re Abdullah, alleato della coalizione, che si comprende meglio guardando il video dell’esecuzione: disseminato di notizie top-segret. Nel caso dell’americana Kayla Jean Mueller l’obiettivo tattico è palese: annunciarne la morte sotto le bombe giordane per innescare tensioni Washington-Amman.

jihadista john isisjihadista john isis

 

Scudi umani

È un metodo che ricorda l’uso degli scudi umani da parte di Saddam nel 1991. D’altra parte un terzo dei 25 capi militari del Califfato vengono dal Baath iracheno. Sono questi veterani di Saddam, a cominciare dai generali, al-Turkmani e al-Anbari, a spingere il Califfo all’uso più cinico degli ostaggi. Mentre la malvagità viene da Omar al-Shishani, il caucasico dai modi spietati che guida i volontari stranieri ed è dunque il diretto superiore di Jihadi John, il boia con accento di Oxford.

jihadista johnjihadista john

 

 

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