renzi jobs act

IL JOBS ACT, LA GRANDE SUPPOSTA PER I LAVORATORI - CHI È STATO ASSUNTO DOPO L'APPROVAZIONE DELLA LEGGE SUL LAVORO DI RENZI NON PUÒ ESSERE REINTEGRATO, NEMMENO IN CASO DI LICENZIAMENTO ILLEGITTIMO – LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA SUL CASO “CONSULMARKETING”. LA SOCIETÀ NEL 2017 AVEVA LICENZIATO 350 DIPENDENTI: DI QUESTI 349 HANNO OTTENUTO IL REINTEGRO E UNO NO, PERCHÉ IL SUO CONTRATTO ERA STATO CONVERTITO 24 GIORNI DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DELLA NORMA...

JOBS ACT MEME

Michele Di Branco per "il Messaggero"

 

Cattive notizie per chi è stato assunto dopo il Jobs Act: niente reintegro in caso di licenziamento illegittimo. Lo ha stabilito la Corte Ue, chiamata a esprimersi sul caso Consulmarketing, società di rilevazione dati con base a Milano che nel 2017 aveva licenziato 350 dipendenti.

 

Per trecentoquarantanove è andata a finire bene, nel senso che hanno ottenuto il reintegro. Per uno di loro invece non c'è stato il lieto fine, visto che non ha ricevuto l'ok per rientrare in azienda. A differenza dei suoi ex colleghi era stato stabilizzato dopo il 7 marzo del 2015, data di entrata in vigore del Jobs Act, e per la Corte di giustizia dell'Unione europea il trattamento che gli è stato riservato è compatibile con le tutele previste nel suo caso. Insomma, non c'è stata discriminazione.

 

Protesta dei lavoratori della Consulmarketing

La storia, come detto, inizia quattro anni fa, quando la Consulmarketing Spa avvia una procedura di licenziamento collettivo che interessa 350 lavoratori, i quali fanno ricorso al Tribunale di Milano che decreta l'illegittimità del procedimento per il 99,9 per cento di loro. Resta escluso appunto il lavoratore la cui data di conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato risulta successiva all'entrata in vigore del Jobs Act di Matteo Renzi. Solo di 24 giorni, ma tant' è.

Protesta dei lavoratori della Consulmarketing

 

A quel punto entra in gioco la Corte di giustizia dell'Unione europea, chiamata in causa proprio dal Tribunale di Milano per valutare se l'esclusione della reintegra nel posto di lavoro è compatibile con i principi di parità di trattamento e di non discriminazione oltre che con la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue.

CORTE DI GIUSTIZIA UE

 

Oggi la Corte motiva così la sua sentenza: «Vi sono due regimi successivi di tutela dei lavoratori in caso di licenziamento collettivo illegittimo. Un lavoratore a tempo indeterminato, il cui contratto è stato stipulato prima del 7 marzo 2015, può rivendicare la sua reintegrazione nell'impresa, al contrario un lavoratore a tempo indeterminato il cui contratto è stato stipulato a partire da questa data ha diritto soltanto a un'indennità, entro un massimale». Tutto è avvenuto quindi nel rispetto delle regole.

 

PROTESTA JOBS ACT

Per il lavoratore escluso dal reintegro si apre ora un'altra strada per provare a rientrare in azienda: la questione andrà esaminata ai sensi dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, che costituisce un'applicazione del principio di non discriminazione, per capire se la mancata stabilizzazione nel periodo precedente al 7 marzo 2015 non corrisponda a una differenza di trattamento, come sostenuto dall'ex dipendente della società di rilevazione dati.

 

RENZI JOBS ACT 2

La Corte Ue ha pronunciato così l'ultima parola sulla riforma del lavoro voluta dal governo Renzi. Per i giudici, che hanno approvato le regole che sostituiscono il reintegro nel posto di lavoro con un indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato, il Jobs Act non è discriminatorio e non viola nessuna norma europea.

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