iran arabia saudita

L’ATTACCO DELL’ISIS AL PARLAMENTO IRANIANO E’ LA CLASSICA MOSSA DEL CAVALLO: ACCERCHIATO A RAQQA E IN RITIRATA IN IRAQ, IL CALIFFO PROVA A SCATENARE UNA GUERRA CONTRO L’IRAN SCIITA PER SPINGERE LE MASSE SUNNITE A SCHIERARSI DI NUOVO DALLA SUA PARTE - L’ARABIA SAUDITA? TACE E GODE…

Giordano Stabile per “la Stampa”

 

ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN

L'attacco nel cuore del potere degli ayatollah a Teheran, in parallelo con la crisi nel Qatar, porta a un nuovo livello lo scontro fra Iran e Arabia Saudita. I Pasdaran hanno subito accusato l'Arabia Saudita di «essere dietro» i raid al Parlamento e al mausoleo di Khomeini. Appena due settimane fa, al grande summit di Riad, il ministro della Difesa saudita Mohammed bin Salman aveva avvertito che era pronto a portare «la guerra all'interno dell' Iran prima che l' Iran la porti sul nostro suolo». I conflitti per procura che Riad e Teheran combattono in Siria e Yemen rischiano di trasferirsi sui loro territori.

PARLAMENTO DELL IRANPARLAMENTO DELL IRAN

 

Bisogna distinguere però fra dichiarazioni e realtà. Il massacro di Teheran, in base alle informazioni disponibili ieri sera, è di chiara marca Isis, organizzato dal servizio esterno del Califfato, Amn al-Kharij, preparato da una sistematica opera di propaganda e infiltrazione. Riad può magari gioire di nascosto, ma non ha partecipato in maniera diretta. Una reazione scomposta di Teheran potrebbe far precipitare la crisi ed è quello che vuole il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che si è inserito ancora una volta con perfetto tempismo nelle faglie che spaccano la regione per scatenare la violenza settaria e il caos.

 

ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN  ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN

Per l' ideologia salafita jihadista, che l' Isis ha portato alle estreme conseguenze, l' Iran è il nemico numero uno all' interno del mondo islamico. I «rafidi», come vengono spregiativamente definiti, sono considerati «politeisti» per il culto degli imam e dei santi, la massima degenerazione dell' islam, più disprezzabile persino delle altre fedi monoteiste, cristianesimo ed ebraismo. Al di là dei sogni di «Califfato mondiale», il primo obiettivo strategico dell' Isis - questo sì realistico - è spezzare «l' arco sciita» che cerca di unire in continuità territoriale Teheran-Baghdad-Damasco-Beirut.

 

Spezzare l' arco sciita In Libano, Siria, Iraq le milizie sciite finanziate e addestrate dai Pasdaran sono state avversarie del Califfato, sia nella sua fase di espansione che durante la controffensiva condotta da Stati Uniti, guerriglieri curdi e governi di Damasco e Baghdad.

ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN   ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN

 

Ma se Siria e Iraq sono campi di battaglia, a Beirut l'Isis è riuscito a colpire una sola volta con forza, nel quartiere roccaforte di Hezbollah, Bourj el-Barajneh, nel novembre del 2015: 43 morti accanto all' ospedale dove venivano curati i miliziani feriti del «Partito di Dio». Una cortina di ferro lungo il confine siro-libanese ha impedito finora nuove infiltrazioni massicce, anche se è di ieri la notizia di un attentato suicida sventato, tre kamikaze che volevano farsi esplodere in un ristorante.

 

ATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRANATTENTATO AL PARLAMENTO IN IRAN

L'Iran, fino a ieri, si era mostrato impenetrabile per «i soldati del Califfato». Questo ha portato a numerose tesi complottistiche. Commentatori e think tank filo-sauditi hanno sostenuto che ci fosse un' alleanza implicita fra gli ayatollah e lo Stato islamico, o addirittura che gli uomini in nero fossero al soldo di Teheran. Ma l' Isis è sempre stato molto chiaro sul dovere dei «veri musulmani» di uccidere i miscredenti sciiti, distruggere le loro moschee e santuari e abbattere la Repubblica islamica. L' hanno fatto in Siria e Iraq, si sono trovati davanti a un muro quando si è trattato di colpire al «cuore dell' Impero del male».

 

La propaganda Un' altra tesi, più convincente, è che i dirigenti dell' Isis abbiano deciso di scatenare una provocazione di questo livello adesso perché il Califfato è agli sgoccioli in Iraq e solo una violenta reazione settaria dell' Iran può spingere le masse sunnite a schierarsi di nuovo con il califfo. In effetti la propaganda contro l' Iran, per la prima volta massicciamente in lingua farsi, è esplosa nelle ultime settimane. È di due giorni fa un video di propaganda indirizzato all' Iran.

PARLAMENTO IRANPARLAMENTO IRAN

 

Tre combattenti, uno di etnia iraniana, uno della regione araba del Sud-Ovest, e uno della zona del Balucistan, minacciano attentati, mostrano una moschea sciita distrutta, promettono «di non perdere una sola occasione per spargere il sangue degli sciiti».

 

Un mese fa, nell' ultimo numero del mensile Rumiyah (ora pubblicato anche in farsi), era apparso un lungo articolo sull' eresia «duodecimana», la corrente dello sciismo praticata in Iran, con immagini delle cerimonie per la festa dell' Ashura, considerate blasfeme, e il culto degli imam e dei loro santuari, e una foto anche del mausoleo di Khomeini a Teheran, colpito ieri.

ABU BAKR AL BAGHDADIABU BAKR AL BAGHDADI

 

Alla luce di quanto poi successo possiamo considerare il numero del mensile un programma degli attacchi del Ramadan, seguito alla lettera dai seguaci del califfo, compreso il suggerimento di concludere le azioni con «la presa di ostaggi».

 

Resta da capire come la cellula di Teheran sia penetrata nel cuore del potere sciita. Il controllo delle frontiere è rigido, quello poliziesco all' interno è asfissiante. Le uniche «porte di accesso» sono le minoranze che vivono ai confini della repubblica islamica, quasi tutte di fede sunnita.

mohammad khatamimohammad khatami

Per questo il video che ha preceduto l' attacco fa parlare loro esponenti.

 

L' Iran confina con l' Afghanistan dei nemici taleban e ospita a Est piccole comunità pashtun, a Sud-Est c' è il Balucistan, dove è attivo il gruppo terrorista sunnita dei Jandullah, a Sud-Ovest, nel Khuzestan, c' è una grossa minoranza araba, già sfruttata da Saddam durante la guerra Iraq-Iran. Nel video diffuso dai terroristi che hanno attaccato il Parlamento si sentono parlare in arabo due persone, una con accento iracheno o siriano, l' altra probabilmente di madre lingua farsi. Pronunciano frasi copiate parola per parola da un discorso dell' ex portavoce Mohammed al-Adnani del 2011, un' ulteriore firma dell' Isis: «Siamo qui per rimanere, a Dio piacendo».

 

 

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