
“MI DICEVANO ‘SEI DI PROPRIETÀ DI TUO MARITO E ADESSO DEVI RIMANERE INCINTA’; ‘LEGATELA AL LETTO E ROMPETEGLI LE OSSA’” – L’INCUBO VISSUTO DALLA 20ENNE ORIGINARIA DEL BANGLADESH, MA RESIDENTE A RIMINI, COSTRETTA DAI GENITORI A SPOSARE UN 40ENNE NEL LORO PAESE DI ORIGINE – QUANDO LA RAGAZZA È ARRIVATA IN BANGLADESH, I GENITORI LE AVREBBERO TOLTO TELEFONO E CARTA DI CREDITO OBBLIGANDOLA A INDOSSARE IL VELO E A COPRIRSI, POI IL MARITO È STATO SCELTO CON UN “CASTING” – I PARENTI LE AVREBBERO SOMMINISTRATO SONNIFERI E FARMACI PER FAVORIRE UNA GRAVIDANZA E IL MARITO L’AVREBBE VIOLENTATA PIÙ VOLTE – LA GIOVANE È RIUSCITA A FUGGIRE DALLE GRINFIE DEI GENITORI GRAZIE A…
Articoli correlati

A RIMINI, UNA COPPIA ORIGINARIA DEL BANGLADESH HA SEGREGATO IN CASA, PICCHIATO E DROGATO LA FIGLIA
Estratto dell’articolo di Enea Conti per www.corriere.it
Sogna un futuro in Italia che si sta costruendo da quattordici anni, da quando era arrivata a Rimini con la madre, per raggiungere il padre. Ha 20 anni ed è normale specie per chi viene da lontano come lei, arrivata dal Bangladesh. Ma a quel futuro i genitori avrebbero cercato di strapparla, dapprima costringendola ad un matrimonio combinato a Dacca, […] poi cercando in tutti i modi di forzarla ad una gravidanza che non avrebbe mai voluto portare avanti.
«NON TORNERAI FINCHÉ NON SARAI INCINTA»
«Sei di proprietà di tuo marito e adesso devi rimanere incinta», le ripeteva la madre. «Non torni in Italia, finché non sei incinta, devi fare solo quello che diciamo noi», le diceva il padre. Loro hanno 43 e 55 anni, sono stati arrestati e messi ai domiciliari la mattina del primo ottobre nella città romagnola.
L’accusa è quella di induzione al matrimonio aggravata dai maltrattamenti nell’ambito di un’operazione che la Procura di Rimini ha chiamato «Saman 2» non a caso, perché gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri di Rimini, come previsto dall’articolo 558 bis del Codice Rosso, introdotto dopo la tragica morte della 18enne di origine pakistana uccisa nel reggiano dallo zio e dai cugini su mandato dei genitori per aver rifiutato le nozze combinate che le erano state imposte.
«Mi avevano detto che la nonna stava male per convincermi a partire per il Bangladesh», ha raccontato la ragazza. A Rimini frequentava le scuole superiori, e aveva un fidanzato, un 23enne, suo connazionale. […] Pochi giorni dopo l’arrivo in Bangladesh i genitori le avrebbero tolto telefono e carta di credito obbligandola a indossare il velo e a coprirsi e ad abbandonare pantaloni e t-shirt dopo averla minacciata. Era la fine del novembre 2024. […]
Alla porta di casa, a Dacca, bussavano solo gli aspiranti sposi, quelli selezionati dai genitori. «I candidati dovevano portare un curriculum vero e proprio e manifestare anche il loro potere, ma i miei genitori hanno subito scelto il figlio di un amico di mio padre. Rispondeva ai canoni imposti dai familiari, era bianco, bello, rispettoso e obbediente verso mio padre. L’accordo era che sarebbe diventato suo figlio, dato che non aveva mai avuto figli maschi».
LA LACRIME IL GIORNO DELLE NOZZE
«Lo sposo scelto dai miei familiari era un uomo molto più grande di me. Lavorava in Malesia da vent’anni», ha spiegato la giovane. Nel dicembre del 2024 il matrimonio fu celebrato a Dacca. […] Lei, tuttavia, ripudiava la scelta del padre e della madre. […] Tanto che la prima notte di nozze, lei avrebbe rifiutato in tutti i modi di avere un rapporto sessuale con lui, riuscendoci. […]
I maltrattamenti sarebbero quindi diventati più frequenti. Le sarebbero stati somministrati nell’ordine sonniferi, tranquillanti e farmaci per favorire la gravidanza, a cui di nascosto avrebbe opposto farmaci antagonisti, ovvero le pillole anticoncezionali, per scongiurarla. […]
Per il padre sarebbe stata una questione di orgoglio quasi tribale: «Il fatto che io mi sposassi con un uomo ricco sarebbe stato visto come un gesto di dominanza verso la comunità. Al contrario se mi fossi rifiutata avrei disonorato la mia famiglia e quella dello sposo». Tanto che spesso il padre faceva la spola tra il Bangladesh e l'Italia: «A Rimini ha offerto dolci a tutta la comunità bengalese per vantarsi di aver costretto la figlia a sposarsi».
GLI ABUSI DEL MARITO
Intanto a Dacca la giovane sarebbe stata più volte abusata sessualmente e contro la sua volontà dal marito, con l’unico obiettivo di farla rimanere incinta. «Mio padre aveva detto a mia madre di legarmi al letto e rompermi le ossa per evitare di fuggire. Poi furono messi lucchetti alla porta, per impedirmi di uscire». Infine tra gennaio e febbraio, fingendo di volere adeguarsi alle richieste dei familiari, era riuscita a convincere la madre a riaccompagnarla in Italia.
«Per poter riuscire ad avere serenamente una gravidanza». In realtà era già in contatto con il consultorio di Rimini, a cui era arrivata telefonicamente tramite un’amica. La triangolazione con i carabinieri è stata rapida e altrettanto velocemente le informazioni sono state trasmesse alla Procura, dove il pm Davide Ercolani ha aperto subito un fascicolo. A febbraio la ragazza è rientrata in Italia con la madre e all’aeroporto Marconi di Bologna le due donne hanno trovato i carabinieri.
I militari erano andati a prendere la 20enne per portarla in un località protetta. La madre, con le indagini ancora in corso, è stata lasciata andare e ha avvisato presto il padre di quanto era successo. La ragazza è stata tartassata con minacce di ogni tipo via Whatsapp, con audio dal tono feroce che lei trasmetteva a una psicologa in contatto con il consultorio riminese. […]
Ecco perché oggi, almeno per il momento, la 20enne vive in una città segreta in attesa che la giustizia faccia il suo corso, i genitori restano ai domiciliari.