"L'INTER AVEVA RAPPORTI DI SUDDITANZA CON ULTRÀ E LI AGEVOLAVA" - LO SCRIVE IL GUP DI MILANO NELL MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CON CUI HA CONDANNATO, A GIUGNO, I LEADER E I LORO SODALI DELLE DUE TIFOSERIE DI SAN SIRO, ARRESTATI NEL MAXI BLITZ DI POLIZIA E GDF DEL SETTEMBRE 2024 - LA CURVA DELL'INTER VIENE DEFINITA "MAFIOSA CHE AVEVA "L'AVALLO" DEL CLAN DELLA 'NDRANGHETA DEI BELLOCCO". GLI ULTRA' MILANISTI INCASSAVANO 100 MILA EURO ALL'ANNO RIVENDENDO I BIGLIETTI "CON INTIMIDAZIONI E VIOLENZE..."
GIUDICE, 'L'INTER AVEVA RAPPORTI DI SUDDITANZA CON ULTRÀ E LI AGEVOLAVA'
(ANSA) - MILANO, 16 DIC - Le "indagini svolte hanno evidenziato che la società interista si trovava in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli, seppur 'obtorto collo'".
Lo scrive la gup di Milano Rossana Mongiardo nelle quasi 300 pagine di motivazioni della sentenza con cui ha condannato, a giugno, leader e sodali ultrà delle due curve di San Siro, che furono arrestati nel maxi blitz di Polizia e Gdf del settembre 2024.
In sostanza, la giudice dà conto di quei rapporti di "sudditanza" di responsabili dell'Inter che erano già emersi nelle indagini e che erano anche stati evidenziati nella requisitoria del pm Paolo Storari.
Inter che, poi, così come il Milan e anche la Lega di Serie A, si è costituita parte civile nel processo abbreviato, ottenendo risarcimenti per i danni subiti. Sia il club rossonero che quello nerazzurro, tra l 'altro, sono stati sottoposti dalla Procura di Milano ad un procedimento di prevenzione e in questi mesi le due società hanno lavorato anche per recidere i rapporti malsani con le tifoserie organizzate. Dirigenti e calciatori erano pure stati sentiti a verbale dopo il blitz del 2024.
La gup scrive che sul fronte dell'Inter "i personaggi maggiormente coinvolti" in quella "sudditanza" sono stati Paolo Bordogna, il "responsabile sicurezza dello stadio Meazza" per le gare casalinghe dell'Inter, Nicola Ranieri e Paolo Gandinelli, ossia Slo e vice-Slo del club, ovvero le figure incaricate di "tenere i rapporti tra la tifoseria organizzata e la società e le forze dell'ordine", e Claudio Sala, "responsabile sicurezza della compagine nerazzurra". Nessuno di loro è finito indagato. La gup nella sentenza ricorda le intercettazioni e le testimonianze agli atti.
La gup nella sentenza spiega, ad esempio, che Gandinelli, sentito il 5 maggio 2020, disse di "aver agevolato la Curva in buona fede, ignorando, malgrado il suo ruolo societario, l'esistenza di disposizioni di legge". Così la curva, si legge ancora, "pur non facendo ricorso a minacce esplicite" nei confronti del club "ha fatto leva sulla propria forza intimidatrice", perché era un "sodalizio organizzato e strutturato, formato da pericolosi pregiudicati".
Con la "violenza", come ricostruito in tutti i fatti delle imputazioni, garantiva la "sua sopravvivenza economica". E pure gli stewards, scrive la giudice, furono "complici" negli ingressi illeciti degli ultrà allo stadio, anche in occasione dei derby. Nel processo abbreviato altri 10 anni sono stati inflitti anche al vice di Luca Lucci, Daniele Cataldo, ritenuto l'esecutore materiale del tentato omicidio di Enzo Anghinelli, altro ultrà rossonero.
VITTORIO BOIOCCHI FRANCO CARAVITA
Quest'ultimo si è costituito parte civile e ha ottenuto un risarcimento. Otto anni, invece, a Marco Ferdico, anche lui tra i leader del direttivo della Nord prima degli arresti, mentre l'unica donna imputata, Debora Turiello, che secondo l'accusa gestiva la cassa della Nord e i biglietti, è stata condannata a due anni, con pena sospesa. Il pm Storari aveva messo in luce, tra l'altro, come i rapporti degli ultras, che si muovevano come "milizie private", con le "istituzioni" deputate "alla repressione dei reati" e con le stesse "società" di calcio, abbiano generato per le due curve "una sorta di legittimazione" alle azioni illegali.
'CURVA MILANISTA FACEVA 100MILA EURO ALL'ANNO, QUELLA INTERISTA MAFIOSA'
LUCI A SAN SIRO - VIGNETTA BY ROLLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA
(ANSA) - MILANO, 16 DIC - La "volontà di non spartire con nessuno la gestione e gli introiti" della Curva Sud milanista ha "motivato le azioni di intimidazione e di violenza" assicurando guadagni illeciti, come con la "rivendita dei biglietti", superiori a "100mila euro all'anno".
Dall'altro lato, la Curva Nord interista era "un mero contesto materiale di copertura" sempre per i business illegali e con "un rapporto di protezione di matrice mafiosa", che aveva "l'avallo" del clan della 'ndrangheta dei Bellocco.
Lo scrive la gup di Milano Rossana Mongiardo nelle motivazioni della sentenza con cui, il 17 giugno, ha inflitto pene per quasi 90 anni di carcere a carico di 16 imputati nel processo abbreviato scaturito dalle indagini dei pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra e che avevano portato al maxi blitz "doppia curva" del settembre 2024 di Polizia e Gdf. Le pene più alte per i capi delle due curve di San Siro, l'interista Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia, e il milanista Luca Lucci: 10 anni a testa.
Gup che ha riconosciuto tutte le imputazioni, da un omicidio recente, quello del 2024 di Antonio Bellocco rampollo dell'omonima cosca, ad un tentato omicidio di sei anni fa, fino alle due associazioni per delinquere tra cui ci sarebbe stato un "patto" per gli affari, tra la Curva Sud milanista e la Nord interista, quest'ultima pure con l'aggravante mafiosa per rapporti con la 'ndrangheta.
Beretta, ormai ex leader della Nord e dalla fine dello scorso anno collaboratore di giustizia, era imputato per diversi reati: era al vertice dell'associazione per delinquere aggravata e finalizzata a pestaggi ed estorsioni nei vari business e ha ucciso a settembre 2024 Antonio Bellocco, pure lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di 'ndrangheta.
La giudice fa presente che a lui sono state riconosciute, "oltre all'attenuante speciale della collaborazione", anche quelle generiche per il "contributo significativo" dato alle indagini. Prima della sua "scelta di 'redenzione'", infatti, alcuni aspetti erano "terreno ignoto per gli inquirenti".
E' stato lui, infatti, ad autoaccusarsi e a portare ad arresti per l'omicidio dello storico leader ultrà nerazzurro Vittorio Boiocchi del 2022, per il quale un altro processo è in corso. E si è detto "estremamente pentito", raccontando che era "mosso dall'egida del denaro" e del "potere". Contro la condanna a 10 anni, anche per l'omicidio, avevano protestato i legali e i familiari di Bellocco.
La giudice chiarisce, invece, che Lucci ha fatto quasi "da contrappeso" a Beretta, perché "più di tutti, nel corso del processo si è difeso, rendendosi quasi il protagonista". E' "apparso scaltro, dotato di una mentalità quasi sopraffina" e allo stesso tempo di una "intelligenza 'spietata'", che lo ha portato a difendersi "in maniera opportunistica, negando con pervicacia tutte le accuse".
Tutto smentito, spiega la gup, dalle prove. E se per Beretta, si legge ancora, erano più importanti gli interessi economici "del tifo", Lucci "si è sempre proclamato un vero tifoso", parlando anche di "errori" di vita, come sul fronte dei traffici di droga. Su questo è sembrato "sincero ed onesto", ma non ha portato elementi utili nel procedimento, a parte la sua difesa negli interrogatori, e da qui la mancata concessione per lui delle attenuanti.






