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NON È UN PAESE PER GIOVANI - L’ITALIA NON ATTIRA GLI STUDENTI ERASMUS: SOLO IL 7,4% SCEGLIE IL NOSTRO PAESE - I MOTIVI? MANCANO I CORSI IN INGLESE, L’ECCESSIVO COSTO DELLA VITA E IL MERCATO DEL LAVORO STAGNANTE - TUTTI IN SPAGNA, GERMANIA E FRANCIA

Federica Cavadini e Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

 

l appartamento spagnolo  il film sull erasmusl appartamento spagnolo il film sull erasmus

Un mercato in crescita quello dell'Erasmus che vale un miliardo e mezzo di euro. Peccato che l'Italia attiri solo il 7,4% delle centinaia di migliaia di universitari che si muovono per l'Europa da 27 anni. Prima meta la Spagna, poi Germania, Francia, Regno Unito e Italia: colpa della lingua difficile, costo della vita alto e mercato del lavoro non brillante.

 

erasmuserasmus

È un mercato da un miliardo e mezzo di euro in crescita ogni anno, ma delle centinaia di migliaia di studenti universitari che lo creano, muovendosi in lungo e in largo per l' Europa con il programma Erasmus, l'Italia ne riesce ad attirare appena il 7,4 per cento. Sole, mare, paesaggi, storia e arte non bastano a posizionarci sul podio delle destinazioni preferite: prima è la Spagna, noi siamo relegati al quinto posto, per la lingua difficile, per il costo della vita alto, per il mercato del lavoro non brillante.

 

Il bilancio di 27 anni di Erasmus parla di 3,3 milioni di studenti partecipanti e di 3,2 miliardi di euro investiti dall'Ue. Gli appena 3.244 pionieri partiti da 11 Paesi che nel 1987 sperimentarono la prima edizione del programma, progettato per gli universitari che vogliono compiere un periodo di studio in uno dei Paesi dell' Unione, nel 2014 sono diventati 272.497, di 28 nazioni e sei Paesi extra Ue. E Bruxelles punta a coinvolgere almeno il 20 per cento di tutti gli universitari entro il 2020.

erasmus partyerasmus party

 

La classifica delle nazioni più gettonate vede al primo posto la Spagna con 39.277 arrivi l'anno (14,4% del totale) seguita da Germania con 30.964 (11,3%), Francia con 29.621 (10,8%), Regno Unito con 27.401 e con appena 20.204 (7,4%) l' Italia. La Spagna è anche il Paese in grado di mandare più universitari all' estero (37.235), l' Italia è quarta (26.331), seguita a distanza dal Regno Unito dal quale partono appena 15.610 studenti (quasi la metà di quelli che entrano).

 

L'età media degli studenti Erasmus è di poco superiore ai 23 anni, il 60,2 per cento sono donne. Per quali ragioni non scelgono l' Italia? «C' è il limite della lingua di studio - dice il rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone - infatti da quando abbiamo più corsi in inglese gli studenti internazionali sono raddoppiati, fra Erasmus, scambi e doppie lauree erano 795 dieci anni fa, sono 1.589 oggi.

 

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Incide anche il costo della vita, qui più alto che in Spagna, e la difficoltà nel trovare alloggi, in Germania le università hanno un sistema di residenze strutturato che qui non c' è. E poi frena l' immagine dell' Italia, che non è quella di un Paese a forte crescita».

 

Il movimento di denaro prodotto dall' effetto Erasmus è notevole, per quanto commisurato alle possibilità degli studenti. La sola Ue nel 2014 ha assegnato qualcosa come 580 milioni di euro in borse di studio, pari a una media di 270 euro al mese a studente per corsi che, sempre nella media, durano intorno ai sei mesi. Soldi che, ovviamene, non sono sufficienti a mantenersi all' estero e ai quali gli universitari devono aggiungere denaro che in gran parte arriva dalle famiglie. Ed è a questo punto che entra in gioco il bilanciamento tra i costi e i benefici.

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Anche secondo i dati a disposizione di Uniplaces, startup che ha creato una piattaforma Internet che mette in collegamento gli studenti in cerca di un alloggio con i proprietari che voglio affittare appartamenti o stanze, la scelta cade sulla Spagna innanzitutto per motivi economici.

 

Per quanto riguarda le città, in base alle richieste per l' affitto di un posto letto e al costo medio di pasti e servizi, Uniplaces colloca in testa alla classifica per economicità Lisbona. Nella capitale del Portogallo, Paese che con 10.430 studenti in ingresso è all' ottavo posto in Europa, ma è da mettere ai primissimi se il dato viene rapportato alla popolazione di 10,5 milioni di abitanti (un sesto dell' Italia) si spendono in media 372 euro al mese per un letto, 36 per l' abbonamento ai trasporti pubblici, 24 nella connessione Internet e 110 per i pasti. Si sale a 428 euro mensili a Valencia (Spagna) per raggiungere i 503 di Barcellona e arrivare ai 582 di Milano.

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La startup calcola in 242 milioni l' indotto annuo generato da Erasmus in Spagna, che scendono a 147 in Italia. «Da Barcellona a Valencia la Spagna è la prima scelta, lo è stata per noi trentenni, io andai a Pamplona nel 2008, e lo è ancora oggi, per la qualità della vita e per i costi. Movida a parte, trovi una stanza a duecento euro, a Milano non bastano di certo», dice Carlo Bitetto, organizzatore dei giochi sportivi dell' Erasmus student network che quest' anno si sono svolti in Italia.

 

E spiega: «Milano comunque è con Roma e Firenze fra le mete italiane più richieste anche se adesso tanti preferiscono città più piccole, come Macerata». Non solo risparmi. A fare da calamita sono anche qualità della vita e opportunità di lavoro. «Le nostre università sono di buon livello ma bisogna lavorare sull' accoglienza, facilitare i giovani - dice Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda -. Un dato: le start up culturali avviate in Catalogna sono tremila, in Lombardia sono solo 1500».

 

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L' ultimo rapporto Ue rileva che, oltre all' opportunità di vivere all' estero, le principali motivazioni che spingono i giovani a fare Erasmus sono la possibilità di incontrare persone e di imparare una lingua. «Ho scelto di trasferirmi a Lisbona dopo 9 mesi di Erasmus trascorsi qui», racconta Angelica Greco, 23 anni, che ha trovato lavoro proprio in Uniplaces. «La capitale portoghese - aggiunge - mi ha incantato per il clima splendido, l' oceano, il basso costo della vita, i ritmi rilassati, a volte fin troppo, il sistema universitario di stile anglosassone».

 

Il Portogallo poi ha dato il via a un programma di investimenti che incentiva le startup. «La nostra è un esempio di modernità dal punto di vista lavorativo: grande flessibilità, quartier generale stile Google, età media dei dipendenti di 25 anni, moltissimi benefit come palestra, massaggi, lezioni gratuite di portoghese», dice Greco. Ora lei, laurea alla Cattolica di Milano con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione, fa fatica a immaginare un suo rientro in Italia.

 

 

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