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ACCUSANDOLO SE LO E’ LEVATO DAI PIEDI - MARTINA LEVATO SCRIVE UN MEMORIALE E ACCUSA (DOPO AVERLO SEMPRE COPERTO) IL SUO EX AMANTE - RIFERENDOSI ALLA TENTATA EVIRAZIONE DI ANTONIO MARGARITO, MARTINA CAMBIA VERSIONE: “ALEX MI ISTIGAVA A USARE IL COLTELLO”

Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per milano.corriere.it

 

LEVATO BOETTCHER IPHONELEVATO BOETTCHER IPHONE

A metà mattinata di mercoledì, nel carcere di San Vittore, seduta a un tavolo della sala colloqui, Martina Levato ha iniziato a scrivere. Di fronte al suo legale, Alessandra Guarini, ha ripercorso gli 8 mesi della catena criminale iniziata a maggio 2014, con il tentativo di evirazione contro lo studente Antonio Margarito, e chiusa con l’arresto del 28 dicembre, dopo l’agguato con l’acido ai danni di Pietro Barbini.

 

LEVATO COPPIA ACIDOLEVATO COPPIA ACIDO

Alle fine, quando erano passate le due del pomeriggio, Martina aveva riempito cinque fogli. Un memoriale «di liberazione»: nelle intenzioni della ragazza (che ha accumulato due condanne in primo grado per un totale di 30 anni di carcere) dovrebbe segnare il distacco definitivo dal suo (ex)amante Alexander Boettcher.

 

Di fronte ai giudici, come imputata e come testimone, si è sempre «sacrificata» in un tentativo cieco e disperato di difendere il suo complice (con omissioni, silenzi, ricostruzioni illogiche, spesso negando l’evidenza). Ora, stando alle frammentarie informazioni filtrate ieri, per la prima volta inizia ad accusarlo.

 

Quel pomeriggio di dicembre

LEVATO LADY ACIDOLEVATO LADY ACIDO

Il ribaltamento più clamoroso riguarderebbe la sera del 19 maggio 2014, quando Martina si appartò in auto e tentò di evirare Antonio Margarito (difeso dal legale Roberto Parente), col quale aveva avuto un rapporto qualche mese prima.

 

In un percorso giudiziario che va avanti ormai da quasi due anni, la Levato ha sempre sostenuto di aver colpito «per difendersi da un tentativo di violenza sessuale». Ha cristallizzato questo racconto davanti a due organi investigativi (prima la Polizia locale, poi la polizia di Stato) e di fronte a tre diversi giudici.

 

Alla fine è stata condannata sia per l’aggressione, sia per la calunnia. Oggi sosterrebbe invece che sia stato Boettcher ad istigarla a «colpire con il coltello» e poi a predisporre la (falsa) denuncia di tentata violenza sessuale.

 

MARTINA LEVATOMARTINA LEVATO

Il ribaltamento è completo: si passa dalla versione di una reazione estemporanea, di difesa (di cui Alex viene a sapere soltanto dopo), a un progetto di aggressione premeditato insieme all’amante.

 

Un passaggio simile riguarda anche il lancio con l’acido contro il fotografo Giuliano Carparelli, che si salvò grazie a un ombrello (15 novembre 2014). In tutte le precarie versioni difensive di questi mesi, Boettcher era tenuto fuori dalla scena;

 

mentre ora la ragazza arriverebbe a dire che il suo fidanzato era accecato dalla gelosia, che si sarebbe arrabbiato moltissimo per il fallito agguato e che a tutti i costi volle provare a colpire di nuovo, anche se non sempre era presente nei successivi appostamenti alla ricerca della vittima.

 

Infine sull’aggressione a Stefano Savi, sfregiato con l’acido la notte del primo novembre, la Levato dice di non aver partecipato, ma non se la sentirebbe di garantire che non sia stata opera di Boettcher e del complice Andrea Magnani.

andrea magnani andrea magnani

 

Acido, Alex come «Devilman»

Martina ridimensiona infine il ruolo di quest’ultimo: la coppia Boettcher/Levato ha provato per mesi a scaricare su Magnani tutte le responsabilità; oggi invece il bancario sarebbe soltanto, come lei, vittima di soggezione verso Boettcher (e delle sue minacce).

alexander boettcher alexander boettcher

 

I giudici del processo contro Alexander (a una o due udienze dal termine) hanno già rifiutato di ascoltare di nuovo la testimonianza di Martina, già interrogata in passato per due intere giornate. La domanda chiave resta: perché questo completo cambio di prospettiva?

 

Da dove nasce questo «ravvedimento» fuori tempo massimo? Bisogna tener presente che Martina è già stata condannata, dunque il suo memoriale non aggiunge nulla alla verità giudiziaria che la riguarda. L’obiettivo potrebbe essere dunque indiretto: accusare l’ex compagno (liberarsene) per costruirsi un profilo di recuperata affidabilità di fronte al Tribunale per i minori, che sta decidendo se dare in adozione il figlio della coppia.

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