MENO MALE CHE C’È IL CARDINALE PIZZABALLA A RICORDARCI DEL DRAMMA DI GAZA – IL PATRIARCA DI GERUSALEMME È TORNATO NELLA STRISCIA, PER LA QUARTA VOLTA DALL’INIZIO DELLA GUERRA: “NON DIMENTICHEREMO MAI COSA È SUCCESSO, MA ORA DOBBIAMO GUARDARE AVANTI. RICOSTRUIREMO LE NOSTRE SCUOLE, LE NOSTRE CASE, RICOSTRUIREMO TUTTO. LA NOSTRA VITA È QUI, SIAMO RADICATI QUI E RESTEREMO” – NONOSTANTE IL CESSATE IL FUOCO IN VIGORE DAL 10 OTTOBRE, L’ARRIVO DI PIZZABALLA È STATO FRUTTO DI UNA COMPLESSA NEGOZIAZIONE CON IL GOVERNO ISRAELIANO...
Estratti dell’articolo di Francesca Caferri per “la Repubblica”
Screenshot 2025-12-20 alle il cardinale Pierbattista Pizzaballa a gaza per natale
Le decorazioni preparate da giorni. Il presepe da cui sono stati rimossi i vetri caduti per un colpo di artiglieria sparato non lontano durante la celebrazione della messa. Lo spettacolo a cui i bambini hanno lavorato per settimane.
La parrocchia della Sacra famiglia di Gaza ha accolto così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, che ieri per la quarta volta dall’inizio della guerra è entrato nella Striscia, con un piccolo gruppo di religiosi: l’occasione questa volta sono le celebrazioni di Natale.
Nonostante il cessate il fuoco in vigore dal 10 ottobre, l’arrivo del Patriarca latino di Gerusalemme è stato frutto di una complessa negoziazione: il governo israeliano controlla ancora gli ingressi nella Striscia e la parrocchia della Sacra famiglia si trova a soli 200 metri dalla Linea gialla oltre la quale – come previsto dal piano di Donald Trump – si sono ritirate le truppe israeliane.
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Ai quattrocento asserragliati da due anni e due mesi, Pizzaballa ha portato medicine e cibo, ma soprattutto speranza. «Non potete immaginare quante associazioni, parrocchie e singole persone vi siano vicine – ha detto, parlando alla comunità– siete un punto di riferimento per il mondo intero».
[…] «Non dimenticheremo mai cosa è successo, ma ora dobbiamo guardare avanti. È bello vedere la scuola ma vogliamo la scuola secondo la nostra tradizione: la ricostruiremo, le nostre scuole, le nostre case, ricostruiremo tutto, la nostra vita è qui, siamo radicati qui e resteremo». Parole che sono state accolte da un applauso ma che si scontrano con una realtà durissima, che non fa sconti ai cristiani come a nessun altro a Gaza.
Pierbattista Pizzaballa Teofilo III
Nella Striscia la situazione è certamente migliorata con l’ingresso degli aiuti garantito dal cessate il fuoco, ma resta drammatica. Ieri il nuovo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (il sistema di monitoraggio della sicurezza alimentare messo a punto dall’Onu e dalle maggiori ong del mondo) ha stabilito che nell’enclave ci sono stati «miglioramenti significativi» e non c’è carestia, ma la situazione rimane «altamente fragile» e l’intera Striscia è a rischio fame.
Nello stesso giorno, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha denunciato la morte di 1.092 pazienti tra luglio 2024 e il novembre 2025, tutti in attesa di evacuazione, e ha chiesto ancora una volta che ai malati più gravi e quelli cronici sia consentito uscire.
L’emergenza umanitaria è uno dei punti dell’incontro in Florida fra l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e i rappresentanti di Qatar, Egitto e Turchia, Paesi che sono stati cruciali per il cessate il fuoco e lo saranno ancora nei prossimi mesi.
Al centro dei colloqui c’è la “fase due” del piano su Gaza, che fra l’altro prevede il disarmo di Hamas, la transizione politica e la ricostruzione. E che da nove settimane stenta a decollare, lasciando quasi due milioni di persone accampate nelle tende, senza scuole, ospedali funzionanti e speranze per il futuro.
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il cardinale Pierbattista Pizzaballa a gaza per natale

