“MINCHIA, L'HO SCASSATO. SPERIAMO CHE MUOIA, COSÌ NON PARLA” - LE AGGHIACCIANTI INTERCETTAZIONI IN QUESTURA DEI CINQUE GIOVANISSIMI ARRESTATI PER AVER AGGREDITO E ACCOLTELLATO UN 22ENNE A MILANO LO SCORSO OTTOBRE – I RAGAZZI, CHE HANNO TRA I 17 E I 18 ANNI, SCHERZANO SULL’AGGRESSIONE, MIMANDO LE COLTELLATE, CONCORDANO UNA LORO VERSIONE (“DICIAMO CHE LUI MI È VENUTO ADDOSSO”) E DISCUTONO DI COME INTENERIRE GLI INQUIRENTI (“ANDIAMO A TROVARE IL RAGAZZO FERITO, GLI DICIAMO ‘CI DISPIACE, SIAMO PENTITI’... MA A ME IN REALTÀ NON ME NE FREGA”) – LE FRASI CHOC: "RAGA, VOGLIO VEDERE IL VIDEO, VOGLIO VEDERE SE HO PICCHIATO FORTE" - UN 17ENNE AVREBBE ANCHE COMMENTATO UN VIDEO PUBBLICATO SU TIKTOK DALLA LEGHISTA SILVIA SARDONE IN CUI… - VIDEO
Estratto dell’articolo di Pierpaolo Lio per www.corriere.it
milano, 22enne aggredito dal branco 4
«Il 7 non l’hanno scoperto ancora». Il commento beffardo spunta sotto una clip di TikTok di Silvia Sardone. È un video in cui la pasionaria leghista — consigliere comunale ed eurodeputata — nell’aula di Palazzo Marino si scaglia contro la giunta per «i sei accoltellamenti avvenuti in una sola serata». Parla della notte tra il 25 e 26 ottobre.
Tra le centinaia di commenti appare la frase di sfida lasciata dal 17enne G.M., anche se «il 7», ovvero il settimo caso a cui si riferisce, e a cui lui stesso ha partecipato, è di un paio di settimane prima.
Gli investigatori del commissariato Garibaldi Venezia, guidato da Angelo De Simone, lo scoprono intercettando i cinque accusati nella sala d’attesa della questura. I ragazzi stanno aspettando il loro turno per firmare il verbale d’identificazione e le scartoffie del caso. E nel frattempo chiacchierano. «Hai visto? Sai il video su TikTok della Sardone? Io le ho scritto: il settimo non l’hanno ancora scoperto. Te l’ho pure mandato».
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[…] G.M., poi, azzarda l’idea di documentare tutta quella giornata per vantarsene sui social. «Eh raga, però io voglio mettere la storia». […]
La faccenda sembra non preoccuparli. O almeno non più di tanto. La ricostruiscono chiacchierando tra loro. «Bro, io ho fatto così», dice il 18enne Alessandro Chiani, mimando le coltellate. G.M. gli risponde: «Min...a, l’ho scassato».
[…] «Io anche voglio vedere il video, voglio vedere se ho picchiato forte». «Ci inc...no», è il commento finale, con tanto di classifica di chi di loro è messo peggio per le responsabilità: «L’ordine è: Chiani, io...», e via a scalare.
Insieme provano allora a concordare una versione. Che — ovvio — trasformi tutto in una reazione difensiva del gruppo. «Diciamo che io sono andato là ed eravamo tutti molto ubriachi (...) lui mi è venuto addosso e l’ho spinto e ho visto che ha messo la mano in tasca. Stava tirando fuori qualcosa». La cosa non convince tutti. E.Z., anche lui 17enne, prova a spiegare: «Magari quel cog...ne è ancora in coma, domani schiatta e ti danno omicidio».
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«Ma speriamo bro, almeno non parla. Te non hai capito, io gli stacco tutti i cavi», la risposta. Anche se, poco dopo, il terzo 17enne, M.M., suggerisce invece di provare a intenerire gli inquirenti, «almeno i giudici...». L’idea è: «Andiamo» a trovare il ragazzo ferito, «gli diciamo “ci dispiace, siamo pentiti”... ma a me in realtà non me ne frega». E se tutto dovesse andare male, e finissero a processo? «Eh, vabbé, che ca..o ce ne frega, andiamo nei paesi dove non c’è questa roba».
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