george floyd minneapolis minnesota polizia poliziotto agente nero afroamericano

MINNEAPOLIS BURNING – ARRESTATO IL POLIZIOTTO CHE HA UCCISO L’AFROAMERICANO GEORGE FLOYD. LA VITTIMA E L’AGENTE SI CONOSCEVANO, AVENDO LAVORATO PER LA SICUREZZA DELLO STESSO NIGHT CLUB – CONTINUANO GLI SCONTRI, LA PROTESTA DILAGA NEGLI USA - OBAMA: ‘FATTI NON NORMALI NELL’AMERICA 2020’ – LA MORTE DI FLOYD RISCHIA DI AVERE SERIE RIPERCUSSIONI SULLA SCELTA DELLA NUMERO 2 DI JOE BIDEN. ECCO PERCHE’ - VIDEO

 

ANNA LOMBARDI per repubblica.it

 

morte di geroge floyd l'agente Derek Chauvin

Minneapolis brucia ancora. E ad ardere c'è perfino un commissariato. Gli 800 poliziotti in campo non bastano a mantenere la calma. Il governatore democratico Tim Walz ha mobilitato pure la guardia nazionale: 500 uomini schierati, per ora, a difesa di banche, farmacie e supermercati: facendo pure da scorta ai vigili del fuoco.

 

Si fa sempre più violenta la protesta per la morte di George Floyd, afroamericano di 46 anni, soffocato lunedì dall'agente che lo aveva preso in custodia, dopo averlo fatto scendere dalla sua auto perché "sembrava drogato". Insensibile ai suoi lamenti, l'agente Derek Chauvin, 44 anni e già protagonista di numerosi altri episodi razzisti e violenti, ha continuato a premergli il ginocchio sul collo per 9 terribili minuti. Tentando poi di farlo passare per un "problema medico".

rogo alla stazione di polizia

 

Ieri è stato arrestato, dopo che video girato con un cellulare dove si vede l'agonia di George, mandato a loop da giorni su tutte le televisioni, aveva già smentito la sua ricostruzione. E' stato proprio quel video a far esplodere la rabbia di Purple City, la città dove nacque (e morì) la star del rock Prince, secondo un copione già visto a Ferguson nel 2014, dopo la morte del diciottenne Michael Brown, l'atroce morte che ispirò il movimento Black Lives Matter.

caos a minneapolis per la morte di george floyd 19

 

L'episodio più grave di stanotte è sicuramente quello accaduto al terzo distretto di polizia. Gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla loro sede, ma è stata abbattuta dalla folla. A quel punto il capo della polizia Medaria Arradondo - che aveva subito reagito dicendosi "disgustato" dalla gestione tragica dell'arresto di Floyd - ha fatto evacuare l'edificio "nell'interesse della sicurezza personale". Una scelta approvata anche dal sindaco della città Jacob Frey: "La distruzione di calcio e malta non è grave quanto distruggere una vita umana".

 

rogo alla stazione di polizia

Alcuni manifestanti sono dunque riusciti a entrare, appiccando diversi incendi pure all'interno. E ora si teme per certe armi ed esplosivi che erano dentro e potrebbero essere  stati portati via. I loro compagni fuori intanto gridavano: "No Justice, No Peace", nessuna pace senza giustizia. Perché certo, i quattro poliziotti che hanno gestito l'arresto finito in tragedia sono stati subito licenziati. Ma sono ancora a piede libero mentre nei loro confronti si sta conducendo un'inchiesta. E sono in tanti a chiedersi il perché.

 

La protesta intanto si estende a tutti gli Stati Uniti con arresti, proteste e spari in strada: da Los Angeles, a New York, a Denver. Fino a Louisville, Kentucky, dove ci si è decisi a chiedere giustizia pure per Breonna Taylor, infermiera afroamericana uccisa pochi giorni fa dalla polizia nel suo stesso appartamento dove avevano fatto irruzione per errore.

caos a minneapolis per la morte di george floyd 15

 

 

Donald Trump è furioso. Nel pieno della pandemia e con l'economia a rotoli gli mancava solo la protesta antirazzista. E invece di cercare di placare gli animi, attacca tutti: i manifestanti, già bollati come "criminali". E pure il sindaco Frey: "Meglio che riporti al più presto la calma o farò intervenire l'esercito. "Quando iniziano i saccheggi iniziano gli spari", minaccia con un tweet, subito "segnalato" dal social in quanto divisivo, ma oscurato solo parzialmente "perché di pubblico interesse".

 

proteste a new york

Anche perché sparare sulla folla, nel caos dell'America, in questo momento, sarebbe davvero molto grave. Il governatore Walz promette un'inchiesta "piena e veloce" per l'uccisione di Floyd e, rivolgendosi ai cittadini aggiunge: "La vostra pena è vera, questo è uno dei capitoli più bui della storia" dello Stato.

 

Anche Barack Obama fa sentire la sua voce: "Tutto ciò non dovrebbe essere normale nell'America del 2020", ha detto l'ex presidente che lancia un appello perché nel Paese si possa creare una "nuova normalità dove l'intolleranza e il trattamento diseguale tra cittadini non infettino più le nostre istituzioni e i nostri cuori".

 

 

 

omicidio di george floyd 3

Intanto, la morte di Floyd rischia di avere serie ripercussioni pure sulla scelta della numero due di Joe Biden. Sul podio delle papabili c'era infatti la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, ex procuratrice distrettuale dell'area. Ebbene nel 2006 aveva affrontato un caso che riguardava proprio Derek Chauvin, l'uomo che ha soffocato il quarantenne afroamericano. All'epoca era nel team di poliziotti che spararono e uccisero Wayne Reyes: un uomo che aveva appena pugnalato la fidanzata e minacciava con un'arma gli agenti. All'epoca Klobuchar non lo incriminò: in fondo si trattava di un intervento in un brutto caso di violenza domestica. Ma ora l'ombra di quella scelta rischia seriamente di metterla fuori dai giochi per la Casa Bianca.

proteste a los angeles per george floyd 2omicidio di george floyd 1caos a minneapolis per la morte di george floyd 35caos a minneapolis per la morte di george floyd 13agente di polizia preme il ginocchio sul collo di george floyd minneapolis 3caos a minneapolis per la morte di george floyd 31agente di polizia preme il ginocchio sul collo di george floyd minneapolisagente di polizia preme il ginocchio sul collo di george floyd minneapolis 4omicidio di george floyd 2

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”