mercenari del gruppo wagner 7

E MO SO' CAZZI, ARRIVA PURE IL GRUPPO WAGNER - NEL DONBASS SI PREPARA LA MILIZIA DEI MERCENARI DI MOSCA PER L'ASSALTO FINALE: I SOLDATI PRIVATI DEL CREMLINO SONO ARMATI DI KALASHNIKOV AK47, CHE PER LORO VIENE MODIFICATO IN MODO DA SILENZIARE LA SEQUENZA DEI COLPI - IL PROBLEMA PER LA RUSSIA È QUELLO DI AVERE SUL CAMPO NON PIÙ SOLO RAGAZZI USATI COME "CARNE DA CANNONE", MA PROFESSIONISTI DEL CONFLITTO, GENTE ABITUATA ALLA GUERRA CASA PER CASA, CHE È QUELLA CHE LI ATTENDE A ODESSA E NEL DONBASS...

Stefano Piazza per “La Verità

 

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Secondo quanto dichiarato ieri pomeriggio dal ministero della Difesa russo, l'aviazione militare avrebbe distrutto gli impianti di stoccaggio di carburante nelle città ucraine di Mykolayiv, Kharkiv, Zaporizhzhia e Chuhuiv.

 

I depositi, secondo le autorità militari di Mosca, erano utilizzati dall'Ucraina per rifornire le proprie truppe che sono dislocate vicino alle città di Mykolaiv e Kharkiv, così come nella regione orientale del Donbass che è ormai l'obbiettivo sul quale si starebbe concentrando lo sforzo bellico russo.

 

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E proprio dal Donbass che è arrivata la notizia più inaspettata del quarantatreesimo giorno di guerra: ieri mattina sono state diffuse sui canali Telegram che seguono il conflitto una serie di fotografie scattate fuori dall'hotel Park Inn di Donetsk, capitale della repubblica filorussa, dove si vedono dei miliziani del famigerato gruppo paramilitare russo Wagner armati del loro kalashnikov Ak47, che per loro viene modificato in modo da silenziare la sequenza dei colpi.

 

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Fino a oggi lo spauracchio della loro presenza era stato sempre evocata sia dagli ucraini che dalla Nato, tuttavia nessuno li aveva mai visti ne tanto meno fotografati. Ma che ci fanno gli uomini del gruppo Wagner, conosciuto per essere la milizia privata del Cremlino, in Ucraina? Non bastano più i soldati russi e quelli ceceni?

 

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Le perdite russe fino ad oggi sono state impressionanti e anche le autorità di Mosca ormai non smentiscono più coloro che parlano di almeno 18.000 soldati deceduti, tra i quali 6 generali e il capo della polizia militare morto l'altro ieri.

 

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Si limitano a non fornire numeri e ad evitare che nel Paese nessun media parli dell'argomento o meglio, che chi lo fa riferisca solo la versione governativa.

 

A proposito del numero delle vittime russe, il bilancio è davvero pesantissimo, se questi numeri li paragoniamo all'invasione russa dell'Afghanistan durata dal 1979 al 1989, nella quale l'Unione Sovietica di allora perse tra i 13.825 e i 50.000 uomini, tenendo presente che il primo è il dato ufficiale mentre il secondo è quello che hanno ricostruito gli storici russi che hanno studiato il conflitto.

 

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Fa impallidire anche il confronto con le due guerre cecene, dove tra il 1994-1996 e il 1999-2000 i russi riportarono a casa, sempre secondo le stime ufficiali, più di 11.000 soldati morti.

 

Il problema per la Russia oggi, quindi, è quello di avere sul campo non più solo ragazzi usati come «carne da cannone», ma professionisti della guerra, gente abituata alla guerra casa per casa, che è quella che li attende a Odessa e nel Donbass.

 

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Secondo quanto sta emergendo in queste ore, nell'ultimo mese sono stati reclutati mercenari dalle repubbliche vicine, siriani e persino ex appartenenti alla legione straniera, ma su questo occorre essere prudenti.

 

Così, per l'assalto finale che Vladimir Putin vuole dare all'Ucraina prima di sedersi e discutere di un eventuale cessate il fuoco, i mercenari (in arrivo anche dall'Africa) servono per chiudere la partita velocemente perché dopo le stragi e le fosse comuni la Russia e lo stesso Vladimir Putin sono sempre più soli.

 

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La giornata di ieri è stata contraddistinta anche dagli scontri avvenuti nella zona Est dell'Ucraina, tanto che il governo di Kiev ha chiesto ai residenti delle regioni di Lugansk, Donetsk e Kharkiv di lasciare le loro case.

 

Sempre le autorità di Kiev hanno reso noto che mancano all'appello più di 400 persone dalla città di Hostomel, fra le quali ci sono almeno 15 bambini mentre l'Onu ha reso noto che sarebbero 1.563 le persone certamente morte dall'inizio dell'invasione, tra cui 130 bambini, ma mancano molti dati.

 

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Ad esempio a Mariupol, città praticamente polverizzata dall'esercito russo, si parla ormai di almeno 5.000 vittime seppellite sotto i palazzi bombardati dall'aviazione russa. Sempre ieri, il giornale tedesco Der Spiegel ha pubblicato una serie di intercettazioni telefoniche fatte dal Bundesnachrichtendienst, il servizio segreto tedesco, nelle quali si sentono chiaramente delle conversazioni tra i vertici dell'esercito russo e i soldati che occupavano la città ucraina di Bucha, dove i morti accertati sono 320.

 

Il comando ordina «prima li interrogate, poi li uccidete»; ma non è tutto: l'analisi delle celle telefoniche mostrerebbe che le conversazioni sarebbero avvenute nei luoghi dove sono stati lasciati i corpi delle vittime. Intercettazioni che sono un durissimo colpo per il Cremlino, che ha finora negato tutto arrivando a parlare di «attori ingaggiati a 25 dollari al giorno per fingersi morti».

 

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Se il quadro indiziario reggerà e verranno trovate altre prove sarà chiaro a tutti che le stragi e le fosse comuni non sono stati atti commessi da un gruppo di soldati allo sbando, ma dietro di essi c'era e c'è una precisa volontà di annientare la popolazione civile in modo da mandare il seguente messaggio chiaro a Kiev: «Ora arrendevi».

 

Infine mentre scriviamo l'Organizzazione mondiale della sanità ha parlato attraverso il direttore dell'Oms Europa, Hans Kluge, del pericolo che la Russia usi armi chimiche e per questo «sta valutando tutti gli scenari e sta mettendo a punto eventuali piani di emergenza per diverse situazioni che potrebbero colpire il popolo ucraino, dal trattamento continuo delle vittime di massa agli attacchi chimici».

 

Kluge, che si trova a Leopoli, ha anche precisato che l'Oms «sta anche lavorando con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica in preparazione di un potenziale attacco o incidente nucleare» e ha chiuso il suo intervento con «dobbiamo essere pronti per ogni eventualità».

 

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