mussolini napoleone

MA CHI TI CREDI DI ESSERE, NAPOLEONE? MUSSOLINI ERA OSSESSIONATO DA BONAPARTE: CERCAVA DI TRARRE INSEGNAMENTO DALLA SUA VITA E DAI SUOI ERRORI - MOLTI SONO I RIFERIMENTI ELOGIATIVI CHE, IN SCRITTI O DISCORSI PUBBLICI, IL DUCE RISERVÒ A NAPOLEONE, CHE, PER LE SUE ASCENDENZE FAMILIARI, CONSIDERAVA A TUTTI GLI EFFETTI UN ITALIANO - DALLE INFLUENZE ASTROLOGICHE AL COMUNE NEMICO INGLESE, LE SIMILITUDINI TRA I DUE

Roberto Festorazzi per https://www.avvenire.it

 

INCORONAZIONE DI NAPOLEONE A NOTRE DAME

Le analogie tra le figure storiche di Mussolini e di Napoleone sono state analizzate finora soltanto alla superficie. Ma, sebbene i parallelismi tra i due personaggi non vadano enfatizzati, resta un fatto che le loro vicende presentano punti di contatto poco conosciuti. L’occasione è propizia per occuparcene, dato che il 15 agosto prossimo ricorrono i 250 anni dalla nascita del condottiero corso, imperatore dei francesi, che imperversò a lungo, nel bene e nel male, nel Continente europeo.

 

Cominciamo col dire che il Duce ammirava Bonaparte: e che tale sentimento crebbe, mano a mano che il capo del fascismo si trovò a ricalcarne, mutatis mutandis, le orme, fondando anch’egli un impero. Mussolini, anzi, era in qualche modo ossessionato da Napoleone; e se, da un lato, cercava di trarre insegnamento dalla sua vita, e dai suoi errori, dall’altro, per nemesi storica, era fatalmente trascinato, con il suo emulo e alleato Hitler, verso il medesimo abisso in cui sprofondò il dittatore corso.

 

benito mussolini dopo la liberazione sul gran sasso

Affidò a Giovacchino Forzano la sceneggiatura di un dramma storico sui Cento giorni - la breve stagione di resurrezione di Bonaparte, prima di Waterloo -, intitolata Campo di Maggio. Un’opera la cui paternità molti riconducono a Mussolini stesso, quantomeno nell’elaborazione del soggetto. Durante una famosa intervista concessa, nel 1932, allo storico tedesco Emil Ludwig, il Duce dichiarò: «Non ho mai preso Napoleone a modello, poiché non sono affatto da paragonare con lui, e la sua attività fu del tutto diversa dalla mia. Egli ha concluso una rivoluzione, io ne cominciata una».

benito mussolini e hitler il 4 ottobre 1943

 

Poco dopo, tuttavia, quasi contraddicendosi, ammise che la considerazione verso il suo 'predecessore', era aumentata dopo essere divenuto capo del governo. Il giornalista svizzero Paul Gentizon, amico di Mussolini, raccolse una sua confidenza, il 28 ottobre 1934, in occasione dell’inaugurazione delle nuove sale del Museo napoleonico di Roma. Il Duce, narrò Gentizon, dopo aver osservato tutti i cimeli esposti, si fermò bruscamente davanti alla sciabola che Bonaparte aveva con sé, nella battaglia delle Piramidi del 21 luglio 1798: «La prese in mano, la soppesò e ammirò a lungo la finezza della lama. E senza dissimulare in alcun modo la commossa simpatia che il grande imperatore gli ispirava, mi disse: 'Da quando governo un grande paese, il rispetto che ho per Napoleone va sempre aumentando'».

 

napoleone josephine 2

Molti sono i riferimenti elogiativi che, in scritti o discorsi pubblici, Mussolini riservò a Bonaparte, che, per i suoi natali e le sue ascendenze familiari, considerava a tutti gli effetti un italiano, e dunque, un proprio antenato. Il 28 ottobre 1932, lo definì «della stessa razza dei Dante e dei Michelangelo»: ossia, un genio assoluto.

 

Sul piano storico fattuale, esistono suggestive similitudini tra l’uno e l’altro. Tanto per cominciare, erano entrambi venuti a luce, sotto la costellazione del leone. Il che, insegnano gli astrologi, indica una ben precisa dominante caratteriale, contraddistinta da forte volitività. In secondo luogo, nel loro percorso politico, sul terreno di guerra, incontrarono lo stesso tenace avversario: l’Inghilterra.

benito mussolini

 

La nazione d’Oltremanica, infatti, se sbarrò il passo al consolidamento della supremazia francese in Europa, poco più di un secolo più tardi, bloccò le aspirazioni dell’Italia mussoliniana, non soltanto ad affermare la propria potenza nel Mediterraneo, ma anche a insediarsi, mediante le sue sponde coloniali affacciate sul Mar Rosso, lungo la rotta per l’Oceano Indiano.

 

Ma sono alcune circostanze perlopiù sfuggite anche allo sguardo indagatore degli storici, a permetterci di ravvisare le più sorprendenti analogie. Sia Mussolini, sia Napoleone, subirono una rovinosa caduta, che comportò la perdita totale del potere e la prigionia, cui seguì una risurrezione più o meno effimera.

 

Napoleone Bonaparte

Dopo la disfatta subita durante la campagna di Russia, e la sconfitta, dell’ottobre 1813, nella battaglia di Lipsia che chiamò a raccolta gli eserciti di tutta Europa coalizzati contro di lui, l’imperatore subì l’onta dell’invasione della Francia da parte delle armate straniere. Il 6 aprile 1814, abdicò, a Fontainebleau, e fu quindi esiliato all’isola d’Elba.

 

Tornò in auge, durante i Cento giorni, tra il marzo e il giugno del 1815, allorquando, riconquistato il potere e dunque la piena autorità in campo militare, affrontò per un’ultima volta i suoi nemici, sul campo di battaglia, finendo definitivamente battuto a Waterloo, alle porte di Bruxelles. A quel punto, venne confinato all’isola di Sant’Elena, ove morì. Quanto a Mussolini, disarcionato dalla congiura di palazzo del 25 luglio 1943, e avviato a diversi luoghi di detenzione, fu liberato, il 12 settembre successivo, nel corso di un blitz condotto da un nucleo speciale tedesco.

 

benito mussolini 2

Fu quindi Hitler a rimetterlo in sella, non per cento, ma per seicento giorni, durante l’esperienza della Repubblica sociale italiana terminata con la definitiva sconfitta dell’Asse. Ma davvero pochi hanno osservato le somiglianze che ricorrono nelle circostanze della drammatica fuga di Napoleone da Fontainebleau, nel 1814, e in quelle del disperato viaggio di Mussolini incontro alla morte, 131 anni più tardi. Innanzitutto, i due eventi si compirono nei medesimi giorni dell’anno.

 

Bonaparte si avviò verso la costa meridionale della Francia, il 20 aprile 1814, giungendo a Fréjus, il 27. Avrebbe dovuto imbarcarsi per l’Elba la mattina del giorno successivo, ma spasmi allo stomaco lo bloccarono a terra per alcune ore. Com'è noto, il Duce, partito da Milano la sera del 25 aprile 1945, trovò la morte, sul lago di Como, il successivo 28. Ma c’è dell’altro. Com’è noto, Mussolini tentò di evitare l’arresto, da parte dei partigiani, indossando un cappotto militare tedesco, e salendo su un autocarro della Wehrmacht che viaggiava nella stessa colonna alla quale si erano uniti i relitti dello Stato fascista in ritirata.

benito mussolini 1

 

Napoleone, per poter attraversare incolume gli ottocento chilometri che lo dividevano dalla costa Sud, e sottrarsi così al linciaggio della folla inferocita, si camuffò anch’egli, indossando alcuni capi dei commissari della scorta armata che lo deteneva: l’uniforme da generale dell’austriaco Franz von Koller, il berretto da colonnello del prussiano Friedrich von Truchsess-Waldburg, e il mantello del conte russo Schouvaloff.

NAPOLEONENAPOLEONE

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO