paolo crepet porno giovani disagio giovanile

“OGGI LA SESSUALITÀ È VISSUTA SENZA DESIDERIO. I RAGAZZI CHE FREQUENTANO I SITI PORNO FINISCONO COL BANALIZZARE IL MERAVIGLIOSO MISTERO DEL SESSO” – LO PSICHIATRA PAOLO CREPET E IL DISAGIO DEI PIÙ GIOVANI: “L’EROTISMO È SCOPERTA, NON FRUIZIONE. CASANOVA DICEVA ‘È L’ATTESA’, INVECE ORA È TUTTO SPIATTELLATO. TROPPO E TROPPO PRESTO. CELEBRIAMO LA LIBERTÀ SESSUALE UCCIDENDO L’EROTISMO” - “IL CONFLITTO GENERAZIONALE È SPARITO, IL NONNO COMPRA LE STESSE COSE DEI SUOI NIPOTI. CHI HA CONTESTATO I PADRI È DIVENTATO SERVO DEI PROPRI FIGLI, È IL COMPIMENTO DEL ‘68 E NON È UN BENE...”

Estratto dell’articolo di Walter Veltroni per “il Corriere della Sera”

 

paolo crepet

Come vedi l’esplodere del disagio tra i ragazzi del nostro tempo?

«Coesistono due fenomeni: da una parte la tendenza all’autoisolamento, la diffusa perdita di speranze, la difficoltà di vedere il futuro. Ma non è solo questo, il senso di rinuncia convive con un atteggiamento opposto: la rabbia, la violenza, la prepotenza del bullismo. Non è un fenomeno nuovo, se ci si pensa.

 

Negli anni in cui eravamo giovani una parte dei ragazzi precipitò, fino a morirne, nell’eroina, la cui improvvisa esplosione è un fenomeno mai indagato davvero, e un’altra nel terrorismo che, in fondo, era una forma di indifferenza e di cinismo nei confronti della vita altrui. E persino della propria. […]».

 

Scuola Covid

Quanto ha pesato la pandemia?

«È stato un big bang. Ha prodotto disagio per il modo in cui è stata gestita: chiusura delle scuole, didattica a distanza, conseguente chiusura in casa dei ragazzi, isolati dal contesto sociale. È stata dura per tutti, ma per loro è stata un’esperienza afflittiva. A scuola si va certo per imparare, certo perché è un dovere. Ma si va anche perché c’è un cortile, un corridoio, una ricreazione. Lì si trovano gli amici, gli amori, si costruisce la ragnatela fondamentale, la prima, dei rapporti sociali. […]».

 

PAOLO CREPET

Cosa è del conflitto generazionale?

«Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana.

 

Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli.

 

Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».

a scuola con la mascherina

 

Ma ti sembra che si sia spento il desiderio, da quello sessuale a quello di cambiare il mondo?

«[…] Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».

 

E la sessualità?

«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo».

paolo crepet

 

È giusto, come ha proposto Ammaniti, non dare ai ragazzi il cellulare prima dei dodici anni?

«[…] Io ai ragazzi di quell’età non darei il cellulare, farei insieme a loro le ricerche per aiutarli a decifrare i codici della comunicazione digitale. Così come non capisco come si possa, da parte dei genitori, pensare di geolocalizzare i figli. Se ne comprime la libertà per placare le proprie ansie. Tutte ansie individuali. Bisogna fare insieme, non da soli». […]

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