CAMILLIANI GATE - OLTRE A DOSSIER E INTERCETTAZIONI, PAOLO OLIVERIO È RIUSCITO A FAR SPARIRE DIECI MILIONI DALLE CASSE DELL’ORDINE - IL CAPO DEI CAMILLIANI, RENATO SALVATORE: “OLIVERIO MI FU PRESENTATO DA ALTI PRELATI”

Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Una «rete» di 47 società utilizzate per riciclare denaro e trasferirlo all'estero. Ma anche per occultare i soldi di alcuni clienti. Agiva così Paolo Oliverio, il fiscalista arrestato per aver gestito in maniera illecita gli affari dei Camilliani. E dal suo archivio segreto, custodito in una pen drive e in un computer e sequestrato al momento della cattura, emergono nuove e inquietanti vicende.

Perché si scopre che dalle casse dell'ordine religioso sarebbero spariti ben 10 milioni di euro. Soldi che il professionista avrebbe sottratto grazie al «sistema» di spostamento dei fondi su conti aperti in Romania. Un meccanismo gestito con la complicità di alcuni finanzieri che in cambio di decine di migliaia di euro erano disponibili anche a chiudere le verifiche fiscali.

Le indagini affidate dal pubblico ministero Giuseppe Cascini al colonnello della Guardia di Finanza Cosimo De Gesù hanno già individuato alcuni militari «infedeli». Ma il sospetto è che il numero degli ufficiali a disposizione possa essere ben più ampio, tanto che in una delle informative allegate agli atti processuali si evidenzia come la corruzione di pubblici ufficiali sia avvenuta «attraverso rapporti illeciti con politici,uomini delle forze di polizia, banchieri esponenti politici che sostenevano il modus operandi dell'organizzazione nelle illecite operazioni bancarie con utilizzazione di canali esteri».

Per questo sono state disposte nuove verifiche sui nomi emersi dai dossier riservati che Oliverio aveva confezionato potendo contare su informazioni provenienti anche da alcuni 007 con i quali risulta essere in stretto contatto.

C'è poi il capitolo che porta in Vaticano e ad aprirlo è stato il generale superiore dei Camilliani Renato Salvatore - arrestato con il fiscalista agli inizi di novembre per aver fatto sequestrare due preti che si opponevano alla sua rielezione al vertice dell'ordine religioso - con una dichiarazione rilasciata davanti al giudice. Il religioso ha spiegato che «Oliverio mi fu accreditato da alcuni alti prelati con i quali era in contatto».

Salvatore ha poi confermato la sparizione dei fondi della Provincia Siculo-napoletana e ha ammesso di aver custodito alcuni documenti giudiziari per conto di Oliverio «perché lui me lo chiese e io non conoscevo affatto il loro contenuto». Si trattava degli atti relativi all'inchiesta P3 e adesso si sta cercando di verificare se anche alcuni personaggi coinvolti potessero essere tra i clienti di Oliverio oppure vittima di uno dei suoi ricatti.

Le «schede» contenute nell'archivio sono centinaia. I file comprendono sia documenti originali, sia relazioni compilate da Oliverio su fatti e persone. Ora bisogna capire chi ne fosse a conoscenza, soprattutto che utilizzo è stato fatto di quelle notizie, anche a livello istituzionale. Il sospetto è che pure alcuni finanzieri coinvolti nell'attività illecita abbiano sfruttato le informazioni acquisite in un gioco di ricatti che i magistrati ritengono di «ampia portata».

Anche perché sono stati accertati i legami tra il fiscalista e alcuni esponenti di primo piano delle famiglie di ‘ndrangheta. Boss che si sarebbero serviti di lui per ripulire il denaro sporco. Usando spesso proprio i canali dei Camilliani, le loro società, e arrivando a «schermare» il passaggio di denaro con gli appalti per la ristrutturazione degli ospedali in Campania, Calabria e Sicilia gestiti dai religiosi. Non a caso la richiesta di scarcerazione di Oliverio è stata negata dal giudice in attesa dell'esito dei nuovi accertamenti sull'archivio disposti dal pubblico ministero.

 

 

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