"STATO E MAFIA IN TRATTATIVA? NO, IN SOCIETÀ" - IL PENTITO FRANCO DI CARLO COMMENTA LE DICHIARAZIONI DI RIINA E DICE "IL CAPO DELLA MOBILE LA BARBERA E UN UOMO DEI SERVIZI MI CHIESERO AIUTO PER MANDARE VIA FALCONE"

Enrico Bellavia per "la Repubblica"

«Conosco Riina, era certo di essere ascoltato, voleva far sapere che lui è il capo di Cosa nostra e che lo stragismo non è finito: è alla ricerca di chi continui la sua linea suicida». Franco Di Carlo è uno dei pochi collaboratori di giustizia dell'esercito corleonese, per Riina è stato l'ambasciatore nel mondo delle professioni e della politica, è stato corteggiato da servizi e apparati, ha mediato, portando in dote al gruppo egemone di Cosa nostra il capitale umano delle relazioni a tutti i livelli.

Riina ha parlato con un non affiliato a Cosa nostra, ha violato così una regola dell'organizzazione?
«Non è certo la prima volta che parla, ma non mi aspettavo che facesse tanta chiarezza con un estraneo a Cosa nostra».

Riina imputa a Provenzano di averlo fatto con i carabinieri...
«Lo ha accusato di avere dei suggeritori e ha rivelato che la moglie ha soldi a palate. Questo non me lo aspettavo, ma è nel personaggio: sparla sempre tutti e ora lo fa sul conto di chi ha condiviso una vita con lui. Lo ha fatto anche con Messina Denaro, accusandolo di interessarsi solo ai soldi dell'eolico. È lui che si è fatto "sbirro": ha accusato me di rapporti con i servizi, ha detto allo Stato di cercarsi nelle tasche per le stragi. Ma ha anche detto che se c'è qualcuno disposto a proseguire la sua linea, lui lo appoggerà, sente di essere il dominatore di Cosa nostra».

E sconfessa la cosiddetta linea moderata...
«Fin quando suo cognato Bagarella è rimasto libero, le stragi sono continuate, una volta arrestato, Provenzano le ha fatte cessare, quindi Riina ha sperato in Messina Denaro ma anche lui lo ha deluso. E ora fa sapere che non riconosce nessun altro. Non ha un cervello sopraffino ma è pericoloso: può esserci in giro qualche pazzo disposto a dargli credito».

Qualche pazzo? Cosa nostra non lo segue più?
«Il popolo di Cosa nostra è stanco, decine di uomini d'onore sono stati sacrificati per la sua megalomania».

Per Riina le stragi sono opera sua, ma lascia intravedere rapporti ad alto livello. Lei ne ha parlato in parte, perché?
«Non sempre ho visto la volontà di volere approfondire. Cosa nostra non prende ordini da nessuno, ma le stragi hanno messo d'accordo più soggetti. Falcone e Borsellino erano un pericolo anche per chi nello Stato temeva la propria fine. L'idea di costituire Dia e Dna, di abbattere il segreto bancario, rappresentavano una minaccia per chi, politici compresi, aveva condotto una lotta di facciata, accordandosi sempre con noi».

Lei ha avuto parte in questi disegni?
«Non ho preso parte alle stragi e non le avrei condivise, ma ero in carcere e ho ricevuto visite da esponenti di servizi che mi hanno proposto un accordo per fermare Falcone».

Quando?
«Accadde prima dell'attentato all'Addaura dell'89, venne a trovarmi un emissario di un ufficiale dei servizi che era stato il mio tramite con il generale Santovito per tanti anni. Con lui c'era il capo della Mobile Arnaldo La Barbera, quest'ultimo non si presentò, ma assistette. Non lo conoscevo, lo riconobbi in fotografia in seguito. Vennero a chiedermi di trovare un modo per costringere Falcone ad andar via da Palermo, a cambiare mestiere. Mi spiego così l'attentato dell'Addaura».

Creò questo collegamento?
«Cercai un contatto, credo che abbiano trovato un'intesa».

Di questo non aveva parlato prima?
«Sono tante le cose che non ho detto perché nessuno me le ha chieste. Credo non fosse il caso visto come vanno le cose».

È stato citato al processo sulla trattativa, andrà?
«Risponderò come sempre, ma è riduttivo chiamarla trattativa: non c'è stato un accordo soltanto sul 41 bis. Cosa nostra e politica hanno avuto un dialogo continuo, erano soci».

 

da sinistra antonino caponnetto con falcone e borsellino piccola FALCONE FALCONE TOTO RIINA BERNARDO PROVENZANOIL PENTITO FRANCO DI CARLO ARNALDO LA BARBERA

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…