PIÙ CHE CLEVELAND, HORROR-LAND: ECCO COM’ERA LA CASA-PRIGIONE

Maurizio Molinari per "La Stampa.it"

Catene pendenti dal soffitto, lacci simili a lunghi guinzagli, una piscina gonfiabile per far nascere i bambini, lucchetti alle porte e rare uscite nel giardino sul retro: le caratteristiche della prigione teatro del sequestro decennale delle tre ragazze dell'Ohio iniziano a delinearsi grazie a centinaia di prove fisiche raccolte dagli agenti dell'Fbi nella villetta di Seymour Avenue dove sono state detenute.

È il capo degli agenti di Cleveland, Michael McGrath, a far sapere che «le catene pendenti dal soffitto» erano il maggiore strumento di controllo su cui il sequestratore Ariel Castro contava: Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight potevano muoversi entro uno spazio limitato, ma appena facevano un passo in più erano le catene a bloccarle.

La presenza di lacci «simili a guinzagli» fa ipotizzare altre forme di coercizione dei movimenti delle donne che «vivevano costantemente legate e stavano quasi sempre all'interno della casa» precisa il capo della polizia. Castro infatti consentiva solo «rare e improvvise uscite nel giardino sul retro della casa» che decideva in maniera da evitare sospetti nel quartiere.

Nonostante tali e tante precauzioni in un caso un vicino vide, qualche anno fa, «una donna che camminava carponi nel giardino, completamente nuda». Chiamò la polizia ma l'accertamento non portò a nulla. Così come avvenne, in un'altra occasione, quando altri vicini videro «plastica colorata alle finestre» per filtrare la luce e impedire di vedere dentro.

All'interno della casa, Castro aveva creato un sistema di porte chiuse da lucchetti: consentivano di isolare attico, garage e seminterrato potendo avere più ambienti dove detenere le sequestrate. Alcune di queste porte furono installate nel 2001, l'anno precedente alla scomparsa di Knights, la prima ad essere rapita.

Le prove raccolte dall'Fbi vengono incrociate con il risultato degli interrogatori di Ariel Castro e dei suoi due fratelli, Pedro e Onil, considerati complici. Gli investigatori puntano anzitutto a trovare i bambini nati durante il sequestro e scomparsi nel nulla: dei 6 di cui si ha notizia solo Jocelyn, figlia di Amanda Berry, era nella casa-prigione e dunque ne mancano all'appello 5, senza contare che le sequestrate avrebbero avuto «molteplici aborti» secondo alcuni parenti delle vittime. Per questo gli uomini dell'unità scientifica dell'Fbi hanno scavato per ore nel giardino della casa, come dentro il seminterrato e nel garage, ma senza trovare nulla.

L'assenza di resti umani lascia aperta ogni ipotesi: se i bambini sono morti possono essere stati sepolti altrove mentre se sono sopravvissuti potrebbero essere stati venduti. Non è chiaro quale contributo possano dare le tre donne alle indagini, essendo reduci da un decennio di prigionia vissuto in quasi totale isolamento: Berry e DeJesus sono tornate ieri a casa in un'atmosfera di festa ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni mentre Knight è quella che, secondo fonti ospedaliere, avrebbe subito maggiori danni alla psiche.

L'attenzione dell'America è soprattutto su Jocelyn, la piccola di 6 anni, che venne fatta nascere in prigionia dentro una piscina gonfiabile. La piccola era l'unica che a volte Castro faceva uscire, obbligandola a mettersi una parrucca nera. Quando Amanda l'ha spinta a fuggire, ha esitato ad uscire e d'istinto si è messa la stessa parrucca che però la madre le ha tolto, come primo gesto di liberazione. Ora la piccola è sotto il costante controllo di assistenti sociali e psicologi, soprattutto perché deve abituarsi all'idea di essere figlia dell'uomo che la imprigionava.

Anthony Castro, figlio di Ariel, ha raccontato di aver lasciato la casa del padre, assieme alle tre sorelle, nel 1996 quando la madre decise di divorziare dopo anni di abusi. Due settimane fa Anthony era stato a casa del padre ed aveva notato che «in alcune stanze non si poteva entrare» ma confessa di non aver immaginato che dentro vi fossero delle persone prigioniere.

 

ANTHONY CASTRO FIGLIO DEL RAPITORE DI CLEVELAND AMANDA BERRY CON LA FIGLIA LA CASA DEL RAPIMENTO A CLEVELAND ANTHONY CASTRO E IL PADRE DAVANTI ALLA PORTA CHIUSA CHE CONDUCE AL SEMINTERRATO NEL AMANDA BERRY NILDA FIGUEROA LA MADRE DI ANTHONY CASTRO PEDRO CASTRO E IL NIPOTE IN UNA FOTO DI FAMIGLIA DEGLI ANNI NOVANTA ragazze rapite a cleveland

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