cina usa taiwan joe biden xi jinping

“LA CINA INVADERÀ TAIWAN IL 13 NOVEMBRE 2028” – NE È CONVINTO L’ANALISTA DMITRI ALPEROVITCH: “A CAVALLO TRA 2027 E 2028 XI JINPING SARÀ RIELETTO PRESIDENTE IN UN QUARTO E FORSE ULTIMO MANDATO E SARÀ ALLA RICERCA DELLA MOSSA CHE LO CONSEGNERÀ ALLA STORIA. SE L'INVASIONE DI TAIWAN FILASSE LISCIA, PECHINO CONQUISTEREBBE IL CONTROLLO TOTALE DELL’ACCESSO ALLA REGIONE PIÙ PRODUTTIVA AL MONDO, E COMINCEREBBE A REGOLARE LE DISPUTE TERRITORIALI CON LA FORZA, CONVINTA DI NON ESSERE CONTRASTATA” – COSA FAREBBE L’EUROPA? UN CAZZO…

Estratto dell’articolo di Giorgio Rutelli per www.adnkronos.com

 

xi jinping con la mimetica

Il 13 novembre 2028 è il giorno in cui la Cina invade Taiwan. A Washington sono le 5 di mattina, e il presidente-eletto sta dormendo in un hotel del Wisconsin. Inizia così “World on the Brink”, il mondo sull'orlo (del baratro), libro di Dmitri Alperovitch.

 

Che in un colloquio con l'Adnkronos spiega le ragioni di questo scenario, che effetti avrebbe una guerra tra Cina e Stati Uniti su Italia ed Europa, e perché l'Occidente, nonostante tutto, può vincere anche questa Seconda Guerra Fredda.

 

DMITRI ALPEROPOVITCH

[…] Perché proprio il 13 novembre 2028? Le ragioni sono tante, ma Alperovitch fornisce quelle essenziali: "A cavallo tra 2027 e 2028 Xi Jinping sarà rieletto presidente in un quarto e forse ultimo mandato (oltre gli 80 anni in Cina è difficile non essere pensionati dalla politica), e sarà alla ricerca della mossa che lo consegnerà alla storia; nel gennaio 2028 a Taiwan vincerà di nuovo il partito che vuole mantenere l'indipendenza dell'isola, facendo capire a Pechino che minacce, bullismo e propaganda non bastano a far capitolare la 'provincia ribelle';

 

xi jinping

il 7 novembre 2028, giorno delle elezioni presidenziali americane, la Casa Bianca sarà praticamente semi-deserta: il presidente uscente – che sia Biden o Trump – non si sarà potuto ricandidare avendo esaurito il secondo mandato", e dunque capi ed esperti di sicurezza nel suo entourage saranno usciti dalle porte girevoli che precedono ogni cambio della guardia.

 

Il presidente-eletto, chiunque sia, in quel momento avrà un “transition team” messo in piedi nel suo comitato elettorale, non certo il controllo della situazione globale. Dunque i giorni che seguiranno il voto sarebbero perfetti per cogliere impreparati gli Stati Uniti.

 

DMITRI ALPEROPOVITCH - WORLD ON THE BRINK

Che si troverebbero davanti alla scelta se entrare in guerra con la Cina o meno. "Biden ha ribadito in quattro occasioni che accorrerebbe in difesa di Taiwan", ricorda Alperovitch, che alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco 2023 ha organizzato un 'war game' in cui simulava la reazione internazionale alla conquista dell'isola da parte di Pechino.

 

"I partecipanti erano diplomatici, politici ed esperti di sicurezza nazionale da tutto il mondo. Quasi tutti mi hanno detto che un simile scenario avrebbe effetti cataclismici e sarebbe il segnale del declino permanente degli Stati Uniti come potenza del Pacifico. La Cina proietterebbe un potere mai esercitato su tutto quel quadrante".

 

India, Giappone, Vietnam, Filippine, Corea del Sud, oggi sono partner americani "non perché ci amino o perché non abbiamo fatto errori, anzi […], ma odiano e temono più Xi Jinping, le sue aggressioni nel Mar Cinese Meridionale, la sua coercizione economica, le sue campagne di influenza. E questo ci basta".

 

guerra usa cina taiwan

Se invece l'invasione di Taiwan filasse liscia, questi paesi avrebbero la prova che gli Stati Uniti non sono in grado di proteggerli, e finirebbero schiacciati dall'assertività cinese. Pechino conquisterebbe il controllo totale di rotte commerciali, mercato dei semiconduttori, e accesso marittimo alla regione più produttiva al mondo, e comincerebbe a regolare le sue tante dispute territoriali con la forza, convinta di non essere contrastata.

 

xi jinping

Cosa farebbe l'Europa (e dunque l'Italia) in caso di attacco cinese alle basi americane nel Pacifico, mossa inevitabile se Washington dovesse intervenire a difesa di Taiwan? Alperovitch è netto: "A livello militare poco e niente. Non ci sono paesi europei con capacità navali significative in quell'area.

 

Anche se scattasse l'Articolo 5 del Trattato Nato, che prevede la difesa collettiva, gli Stati Uniti al massimo chiederebbero agli alleati di occuparsi in via esclusiva delle questioni militari europee, se per allora dovessero esserci ancora conflitti con la Russia.

 

DMITRI ALPEROPOVITCH

Certo, una guerra Cina-Usa vorrebbe dire la morte, in poche settimane, di un numero di soldati americani mai visto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Davanti a ciò, l'Europa non potrebbe che far scattare un decoupling immediato dalla Cina sul piano commerciale". Con conseguenze apocalittiche per le economie di tutto il mondo.

 

Le conclusioni del libro non sono fosche come l'inizio: il conflitto, pur probabile, non è inevitabile. La Seconda Guerra Fredda può avere la stessa parabola della Prima. Basta aspettare. […]

 

"I regimi autoritari nel breve periodo sembrano forti e capaci, ma nel lungo tendono a declinare, non avendo processi di ricambio durante le crisi, al contrario delle democrazie.

 

TAIWAN - PARATA DI NAVI DA GUERRA AMERICANE

La Cina è ormai condannata a non raggiungere mai gli Stati Uniti in termini economici: la bolla immobiliare, il debito pubblico, la disoccupazione giovanile, la crisi demografica, sono fattori che possono solo peggiorare visto che non cambieranno le linee politiche.

 

L'Occidente resta il luogo, fisico e ideale, più ambito per i migranti di tutto il mondo ed è ancora nettamente in vantaggio in termini di innovazione, capitali, qualità della vita".

 

xi jinping taiwan

C'è un precedente significativo, raccontato nel volume: Berlino Ovest. Nel 1961 gli Stati Uniti stavano per lanciare un attacco nucleare sulle installazioni militari dell'Unione Sovietica, convinti che Mosca stesse per conquistare quell'avamposto di democrazia liberale […]. Invece Krusciov da un giorno all'altro si mise a costruire il muro. Kennedy tirò un sospiro di sollievo: meglio il muro della guerra. I sovietici avevano capito che la finestra per conquistare Berlino si era chiusa per sempre. Lo stesso potrà succedere, prima o poi, per Taiwan.

IL MOMENTO IN CUI LA NAVE DA GUERRA CINESE TAGLIA LA STRADA AL CACCIATORPEDINIERE USA NELLO STRETTO DI TAIWAN TAIWAN - PARATA DI NAVI DA GUERRA AMERICANE

 

Ultimi Dagoreport

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….