alberto genovese

QUANTO C'E' DI VERO NEL RACCONTO DI ALBERTO GENOVESE, SECONDO CUI LA 18ENNE CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE NON SOLO ERA ENTRATA IN CAMERA DA LETTO "VOLONTARIAMENTE PER FARE SESSO E ASSUMERE SOSTANZE" MA AVEVA PRETESO SOLDI PER FARE SESSO ESTREMO? - IN UNA CHAT DI SE' GENOVESE SCRIVEVA: "SONO UN PORCO PEDOFILO" - E SI VANTAVA CON GLI AMICI: "NEL 2018 HO FATTO TRE SEDICENNI" - L'IMPRENDITORE METTE A VERBALE DI ESSERE RIUSCITO A GUARDARE I VIDEO DELLA FAMIGERATA VIOLENZA "SOLTANTO PARZIALMENTE" PERCHÉ, ORA CHE NON È PIÙ SCHIAVO DELLA DROGA, GLI PROVOCANO "ATTACCHI DI PANICO, SCHIFO E DISGUSTO"

Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

 

alberto genovese in comunita' 11

C'è un prima e c'è un dopo nella vita di Alberto Genovese: il confine lo traccia lui stesso con la droga, la valanga di droga che, dopo una cocente delusione d'amore, lo avrebbe fatto precipitare nella ricerca di donne giovanissime, anche minorenni, disposte a condividere, almeno così dice, il doloroso piacere del sesso estremo.

 

Lucido, razionale, l'uomo diventato milionario con le startup con i pm milanesi che lo interrogano una ventina di giorni fa ammette solo ciò che non può non ammettere, ma in definitiva nega di aver drogato e violentato brutalmente almeno due ragazze attirate nelle sue splendide residenze dalle feste a base di droga, quella stessa sotto la quale adesso vorrebbe seppellire le pesantissime accuse che un anno fa lo hanno portato in carcere.

 

alberto genovese in comunita' 10

Nel primo interrogatorio successivo all'arresto del 6 novembre aveva pianto chiudendosi in silenzi attoniti. Dopo un anno senza droga e due mesi ai domiciliari in una clinica pubblica per tossicodipendenti, Genovese sembra tornato pienamente padrone di quella intelligenza che ha fatto di lui un Re Mida del web e che ora lo muove con abilità tra le pieghe delle accuse.

 

È stato lui stesso con i suoi legali, gli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, a chiedere di essere sentito nuovamente ai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e all'aggiunto Letizia Mannella che avevano già chiuso l'inchiesta e si preparavano, come poi hanno fatto, a chiedere il suo rinvio a giudizio. È l'8 ottobre. Genovese ammette che prediligeva ragazze molto giovani, altrettanto magre e pronte a drogarsi. «Io sono un porco pedofilo», scrive il 28 agosto 2020 nella chat tra maschi che i magistrati gli contestano.

alberto genovese in comunita' 12

 

«Io ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente», spiega dimostrando agli amici di aver studiato la legge che, se «non sei un suo parente o un prof», consente rapporti con una minorenne consenziente che ha compiuto 16 anni: «Nel 2018 ho fatto tre sedicenni» scrive, e lo conferma ai magistrati. Nelle sue feste a Terrazza sentimento, splendido attico con vista sul Duomo di Milano, e a Villa Lolita a Ibiza, la droga scorreva a fiumi. «Le ragazze venivano apposta per drogarsi» mentre lui viaggiava in «un universo in cui tutto era permeato dalla droga. Io ero arrivato addirittura a pensare di non poter stare con una ragazza che non fosse drogata».

 

alberto genovese in comunita' 14

L'accusa dice che era lui a drogarle per poi abusare di loro a suo piacimento. Come la giovane di 18 anni che l'11 ottobre 2020, dopo quasi 24 ore di violenze è riuscita a fuggire seminuda e a fermare una volante della Polizia facendolo arrestare un mese dopo. Quando i magistrati gli chiedono cosa ricorda, il 44enne spesso si rifugia dietro la cocaina che prendeva da tre giorni e che gli annebbiava la mente.

 

Ma non manca di ricordare che la sera prima in camera da letto ci andarono «volontariamente, consensualmente» per «fare sesso e assumere sostanze», che la ragazza aveva voluto la Ketamina per entrare in un «mondo colorato e fatato» e aveva preteso soldi per fare sesso estremo.

 

alberto genovese in comunita' 15

Lei ai pm ha dichiarato in lacrime di essere stata drogata inconsapevolmente, di non ricordare nulla, di essersi resa conto di ciò che aveva subito solo mesi dopo dagli atti dell'inchiesta, come i video delle telecamere disseminate nell'attico che hanno impietosamente registrato le manovre sadiche e le sue urla. L'imprenditore mette a verbale di essere riuscito a guardare quei video «soltanto parzialmente» perché, ora che non è più schiavo della droga, gli provocano «attacchi di panico», «un moto di repulsione, di ansia, di sofferenza», «schifo e disgusto».

 

La sua versione è che si trattò di un «incidente» dovuto al fatto che non avevano concordato una parola d'ordine che interrompesse il rapporto estremo, ma c'è da chiedersi quale lucidità possano avere due strafatti di droga.

 

alberto genovese in comunita' 3

Versione analoga per la 23enne che avrebbe violentato a Ibiza con la sua fidanzata Sarah Borruso (imputata) e che, dice Genovese, era «assolutamente e completamente consapevole di quello che stava facendo», aveva preso più droghe e voleva soldi per fare sesso, ma non esclude che questa richiesta possa essere il frutto di una allucinazione. Insiste sull'origine della sua dipendenza: ha iniziato con la cocaina ad agosto 2016 dopo due anni di alcol seguiti alla separazione dalla donna con cui aveva convissuto sette anni progettando di avere figli. Fino ad allora, la sua era «una vita piena, viva, dedicata al lavoro, con affetti sinceri» e clamorosi successi imprenditoriali da centinaia di milioni: «Ero felice».

 

daniele leali su novella 2000

«Quando mi ha lasciato è finito tutto», «poi ho trovato la medicina e quando ho trovato la medicina è stata una liberazione perché non pensavo più a niente. È stata l'anestesia della mia vita». Da una dose passa a «farsi i panetti per annullarsi completamente» in un «vortice in cui ho perso ogni forma di umanità».

 

Anche verso le donne, dicono le indagini della Squadra mobile. Come un'altra vittima (imputazione stralciata) di cui in chat scriveva parole con le quali si farebbe fatica a riferirsi anche a un animale domestico. Dice: «Coprivo le donne di regali», come costose borse Chanel. «Mi sono allontanato dalle persone che erano i miei amici storici, sani», afferma amareggiato, per circondarsi da chi lo usava «per il tenore di vita che offrivo, per i regali, le cene, le vacanze, tutto quello che era il contorno intorno a me», come le molte ragazze, almeno 200, che temeva volessero solo «farsi mettere incinta». Tutti sono spariti «un secondo dopo l'arresto».

alberto genovesealberto genovese ALBERTO GENOVESE DANIELE LEALI alberto genovesealberto genovese alberto genovese sarah borrusoalberto genovesealberto genovese

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....